R. e P.
La Presidente Rosalia Gaeta, Giudice di elevate virtù umane e professionali, in servizio a Reggio Calabria, amorevolmente, ci ha lasciati per compiere la sua ultima missione. Ha amministrato la Giustizia con grande equilibrio e determinazione, con onore e amore. Possedeva uno speciale modo di confrontarsi, da vera nobildonna.
Fu un magistrato che visse anche un periodo storico emergenziale, quando la ’ndrangheta era più forte che mai e la sua forza intimidatoria era tanto diffusa da consentire ai latitanti di circolare liberamente e frequentare locali pubblici, senza che nessuno osasse parlare. «Il tribunale di Locri, all’epoca, era un avamposto, anche difficile da raggiungere; l’unica via di accesso, la statale 106, che corre tra l’Aspromonte e lo Jonio.
I treni avevano ancora i sedili di legno. L’Ufficio era composto da uno sparuto drappello di magistrati. Tutti facevamo tutto e così capitava di doversi occupare di processi penali particolarmente impegnativi, era il periodo dei sequestri di persona: Fattorusso, la farmacista Infantino, da cui trasse le mosse la sanguinosa faida di Motticella; della cosca Ruga, tra i primi processi del 416 bis del Codice Penale. Ma anche poi questioni di diritto agrario, d’interdizione, di violazioni contrattuali. Si lavorava artigianalmente, in silenzio, senza alcun clamore mediatico. Sembrava di essere in un mondo a parte, lontanissimo dal resto d’Italia». Parole di Rosalia Gaeta, Giudice del Tribunale di Locri negli anni ’80, espresse in occasione del 50° anniversario della nascita del brigadiere dei Carabinieri MOVM Carmine Tripodi ucciso dalla ’ndrangheta a San Luca il 6 febbraio 1985.
Il procedimento penale “Ruga+78”, per il quale si pronunciò il Tribunale di Locri il primo marzo 1985, costituì la prima applicazioni dell’art. 416 bis c.p. (la fase istruttoria del processo era iniziata qualche mese dopo l’entrata in vigore della nuova norma). Il Collegio giudicante era formato dai giudici Francesco Frammartino (Presidente), Rosalia Gaeta e Salvatore Rizza (a latere), con Ezio Arcadi, Pubblico Ministero.
In questo processo, uomini di ‘ndrangheta (Franco Brunero, Rocco Pipicella, Francesco Strangio) avevano scelto di collaborare fornendo particolari importantissimi ai fini dell’individuazione di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, dedita ai sequestri di persona a scopo di estorsione in Italia. Grazie anche alla dottoressa Rosalia Gaeta, i processi celebrati a Locri negli anni ’80 illuminarono e misero a nudo le strateglie della ‘ndrangheta, mostrando la via giudiziaria vincente.
Con cuore grato, rendiamo gli onori a Lilia Gaeta che, nonostante abbia combattuto serenamente contro un male incurabile, si è addormentata. Il suo sorriso lo custodiremo per sempre.
La nostra comunità d’arma esprime cordoglio alla famiglia e alla magistratura per la scomparsa della Presidente Rosalia Gaeta, pregevole e amorevole servitore dello Stato. Supportati dalla fede e uniti nella preghiera, giungano al Presidente Luciano Gerardis, alle figlie Elisa ed Enrica, alla famiglia, da parte di tutti noi, fedeli collaboratori e devoti amici, le più sentite condoglianze, consapevoli che Lilia, da quell’angolo di cielo, saprà proteggere e illuminare il cammino verso di lei.
Un ideale abbraccio Dottoressa, riferimento certo sin dagli anni della nostra giovinezza, che ha preceduto andando avanti nei cieli blu.
Capitano dei Carabinieri Cosimo Sframeli
Presidente Ass. “Nastro Verde” Calabria