Aristide Bava

Perchè non favorire la ripopolazione dei borghi antichi facendo lavorare i cittadini da remoto ? E’ l’ idea, tutt’altro che peregrina, di Francesco Maria Spanò , cittadino di Gerace da anni trapiantato in Lazio, giurista e Direttore delle risorse umana all’ Università Luiss di Roma.

L’idea è quella di far rivivere i piccoli borghi sempre più spesso abbandonati, offrendo le opportunità ambientali e tecnologiche di oggi che potrebbero favorire la produttività, incrementare il tempo libero e creare nuovi rapporti tra lavoratori e aziende. D’altra parte è stato riscontrato che la brutta esperienza del Covid ha quasi obbligatoriamente rilanciato anche in Italia, come si sta facendo in altri parti del mondo lo smart working e Francesco Maria Spanò dopo uno studio molto serio ha elaborato la sua idea e la ha collocata in un libro appena edito da Rubettino dal titolo ” Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni”. la sua iniziativa ha anche stimolato un team di studiosi ad elaborare, dopo aver analizzato la problematica da tutti i suoi punti di vista, una proposta che adesso sarà accompagnata da un disegno di legge che si pone tre specifici obiettivi: Allargare il campo di azione dello smart working, non solo sporadicamente ma per le intere settimane, la ripopolazione, appunto, dei piccoli borghi spesso abbandonati a causa dello spopolamento determinato quasi dalla fuga obbligata verso le città ed oggi certamente disponibili, magari con apposite agevolazioni fiscali per chi sceglie questa nuova possibilità di vita e infine una migliore governabilità del fenomeno dello smart working con adeguate garanzie sia alle aziende che ai lavoratori.

Francesco Maria Spanò, che continua a seguire con attenzione le vicende della “sua” Locride è fortemente convinto che potrebbero essere proprio i piccoli borghi di questa terra ad avere i benefici di una soluzione di questo genere che significherebbe portare il lavoro alle persone e non già le persone sul posto del lavoro. Ed è indubbio che lo spopolamento dei borghi antichi è avvenuto in via prioritaria proprio per la necessità, soprattutto dei giovani, di trovare i loro posti di lavoro altrove e particolarmente nelle grandi città Numeri alla mano le “fughe” maggiori sono state proprio quelle dei giovani meridionali , della Calabria e della Locride in particolare. Spanò guarda in maniera positiva al futuro di una operazione di questo tipo e intravede grossi vantaggi strutturali del lavoro a distanza. In particolare anche la riduzione delle differenze di genere, una marcata riduzione dell’assenteismo, un abbattimento molto importante dei costi e nuove forme di tempo libero. Certamente l’iniziativa andrebbe adeguatamente governata – afferma Spanò – ma, se attuata per come la società attuale richiede, potrebbe essere veramente un autentico toccasana per i cittadini-lavoratori e potrebbe costituire un grosso punto di partenza per il ripopolamento dei borghi antichi.D’altra parte quella della visita dei borghi antichi da parte di sempre maggiori visitatori sta facendo lievitare, in molti centri storici, anche le aspettative del turismo oggi più che mai proiettato verso la scoperta del fascino di questi suggestivi luoghi, delle vecchie tradizioni, della buona cucina e questa potrebbe essere una occasione in più per dare spinta alla rivitalizzazione che molti di questi borghi inseguono da tempo. L’auspicio è che l’idea di Francesco Maria Spanò trovi le giuste adesioni e che il disegno di legge venga approvato. Sarà una buona occasione per una nuova giovinezza dei tanti borghi antichi sparsi anche e soprattutto nel territorio calabrese.

nella foto Francesco Maria Spanò