Brutta disavventura quella vissuta da due coniugi originari di Corigliano-Rossano ma residenti fuori regione, che hanno deciso di ritornare nella loro città per il ponte del 2 giugno e approfittare così del periodo favorevole per un’escursione nei boschi vicini.

Una uscita che gli ha consentito di trovare dei primi funghi primaverili. Cucinati e consumati nella tarda notte successiva sono però comparsi i primi sintomi di una intossicazione, con forti dolori addominali e vomito intenso, ed il cui aggravarsi ha convinto la coppia a recarsi nel Pronto soccorso locale.

I sanitari hanno così attivato il protocollo regionale previsto nei casi d’intossicazione da funghi con la richiesta della consulenza del Micologo dell’Ispettorato dell’Asp di Cosenza, per individuare la specie responsabile, e la richiesta della consulenza del tossicologo del Centro Antiveleni, finalizzata a somministrare celermente le cure più appropriate secondo la specie fungina coinvolta. I pazienti sono stati così ricoverati nel reparto di terapia intensiva.

Non essendo disponibili residui della raccolta o del pasto assunto su cui svolgere le indagini macroscopiche e microscopiche, la sola descrizione dei funghi consumati, il tempo intercorso tra il consumo e l’insorgenza dei primi sintomi, oltre 12 ore (lunga latenza) e la gravità degli stessi, hanno consentito al Micologo di ipotizzare che la specie responsabile del caso fosse l’Amanita verna, i cui effetti tossici sono apparsi compatibili col quadro clinico in atto. Si tratta di un fungo con ogni probabilità confuso con i comuni “prataioli” che la coppia ha raccontato di aver raccolto e consumato.

L’Amanita verna è una specie a nascita primaverile fortemente tossica e responsabile di sindrome falloidea; condivide con i funghi appartenenti al genere Agaricus, comunemente conosciuti come “prataioli commestibili”, solo il colore bianco del cappello differenziandosi però da questi per una serie di altri particolari che se non perfettamente conosciuti posso indurre in un pericoloso errore il raccoglitore inesperto.

Per evitare questi gravi episodi – tristemente non nuovi in Calabria come nel resto del Paese – i Micologi dell’Ispettorato Micologico delle Aziende Sanitarie assicurano, gratuitamente ai raccoglitori privati, la certificazione di commestibilità.

“Alla luce di questo nuovo grave caso, ancora una volta, vale la pena raccomandare di avvalersi costantemente di questo servizio pubblico prima di portare in tavola i funghi raccolti”, raccomanda il dottore Ernesto Marra, Responsabile dell’Ispettorato Micologico dell’Asp di Cosenza.

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