R. e P.
Nell’ambito delle attività didattiche intese all’Educazione alla Legalità, gli studenti delle quinte classi dell’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato di Siderno hanno partecipato ad un incontro con il Tenente dei Carabinieri Cosimo Sframeli, valoroso militare distintosi nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata nel nostro territorio e, per questo, insignito di numerose onorificenze anche da parte del Presidente della Repubblica. Da sempre impegnato, anche in qualità giornalista e saggista, a diffondere tra i giovani la cultura e la pratica della legalità e del rispetto delle regole della convivenza civile, il Tenente Sframeli ha catalizzato l’attenzione di un uditorio molto attento e partecipe, in un dialogo a più voci sul fenomeno della criminalità organizzata, moderato dalla giornalista Anna Laura Tringali. La pubblicista, partendo da alcune riflessioni contenute su ciò che nel suo famoso saggio la filosofa Hannah Arendt ha definito “la banalità del male”, ha sottoposto all’illustre relatore alcuni interrogativi di fondo sull’evoluzione e sulle forme di contrasto alla criminalità organizzata, interrogativi che hanno avviato poi l’interessante dibattito che ha visto l’intervento e la partecipazione di molti studenti. Si è trattato di una sorta di viaggio a ritroso nella storia della lotta alla “ndrangheta”, narrato da un importante protagonista di questa lotta e quindi profondo conoscitore di questo fenomeno criminale, poiché infatti nel corso della sua quarantennale e prestigiosa carriera di militare e di comandante delle Stazioni dei Carabinieri di molti Comuni calabresi (tra cui Siderno, Bovalino, Bova Marina, Lamezia Terme, Reggio Calabria e Vibo Valentia) ha dimostrato di saper affrontare la criminalità “a viso aperto” e senza tentennamenti, specie negli anni più bui delle stragi di mafia, degli omicidi feroci perpetrati a danno di fedeli servitori dello Stato, dei traffici illeciti e dei sequestri di persona, in quella che si potrebbe definire una vera e propria guerra contro lo Stato, portata avanti dalla criminalità. Dai racconti del Tenente Sframeli, inframmezzati da fotografie e filmati d’epoca, è scaturita una narrazione di avvenimenti tragici, alcuni dei quali sostanzialmente inediti e sconosciuti all’opinione pubblica, una sorta di affresco storico di vicende la cui conoscenza è essenziale per capire il presente e poter prevenire, in futuro, il ripetersi di crimini abietti che scuotono le coscienze delle persone perbene. Non può essere un alibi alla consumazione di condotte illecite il fatto che in Calabria e nel Meridione “non vi sia il lavoro”, giacché – come rimarcato dal Tenente Sframeli – in molte aree povere del territorio nazionale, anche nell’Italia settentrionale, vi sono tante popolazioni laboriose che, pur nelle ristrettezze economiche, vivono in modo onesto e dignitoso. Così come è di tutta evidenza che anche i paesi più “infestati” dalla ‘ndrangheta abbiano saputo offrire “valorosi esempi di resistenza civile e straordinarie figure di coraggiosi cittadini”.
Dalla ricostruzione storica degli eventi delittuosi che hanno contrassegnato la battaglia dello Stato contro la “ndrangheta”, a partire dal “summit” di Montalto del 26 ottobre 1969 fino ai giorni nostri, ed analizzate le profonde cause culturali e forse anche antropologiche che hanno permesso lo sviluppo e la pervasività di tale fenomeno criminale, è emersa dal dibattito la constatazione che la ‘ndrangheta non è solo un’emergenza criminale circoscritta alla dimensione calabrese, ma costituisce, purtroppo, un fenomeno che, a livello nazionale, ha investito pesantemente la società, la politica, la pubblica amministrazione e il sistema della giustizia.
Il dibattito ha visto, altresì, l’intervento di Federica Roccisano, già Assessore al Welfare ed all’Istruzione della Regione Calabria, la quale ha esortato gli studenti ad impegnarsi sempre di più nello studio e a compiere sempre il proprio dovere, per riscattare sé stessi e la propria Terra dalla condizione di marginalità e di sottosviluppo in cui vorrebbero mantenerla le organizzazioni criminali. A sua volta, il Dirigente dell’Istituto Gaetano Pedullà, dopo aver accennato al salto di qualità compiuto nell’evoluzione legislativa a seguito dell’introduzione nel codice penale, con la legge n. 646/1982 (meglio conosciuta come legge“Rognoni-La Torre”), del reato di “associazione per delinquere di tipo mafioso”, riscontrata l’insufficienza della tradizionale fattispecie di “associazione per delinquere” a fronteggiare la recrudescenza del fenomeno mafioso, ha rimarcato la capacità del Tenente Sframeli, di cogliere e rappresentare, in modo sintetico ed efficace, sia nelle conferenze che nelle numerose pubblicazioni, i tratti salienti del fenomeno criminale denominato ‘ndrangheta”. Come, ad esempio, quando in un suo libro afferma che la ‘ndrangheta, nella sua evoluzione, “si mostrava per ciò che realmente era: un sistema parassitario che fagocitava ogni forma di guadagno, ogni prospettiva di crescita economica, ogni libertà politica e che restituiva solo povertà e imponeva cieca sottomissione”.
Al termine del seminario il dirigente scolastico, nell’esortare gli studenti a prendere a modello della propria condotta lo straordinario esempio di impegno civile e professionale offerto dall’illustre Relatore, ha ringraziato, a nome dell’intera comunità scolastica, il Tenente Sframeli (peraltro già Docente presso scuole di formazione per allievi Carabinieri) per la “speciale” lezione tenuta, rivolgendogli anche l’invito (subito accolto) a ritornare per dialogare ancora con gli studenti dell’Istituto.