Caro Tito, eccoci giunti alla “Lettera n. 600” … un traguardo inimmaginato quando, martedì 04 ottobre 2012, abbiano iniziato questa avventura delle corrispondenze settimanali. Un appuntamento (e un impegno) che abbiamo cercato di mantenere entrambi con i nostri lettori, pur con tanti sacrifici, nel modo migliore e più puntuale possibile (trattandosi tra l’altro di volontariato del tutto gratuito). Sono trascorse finora 626 settimane da allora. In teoria, sarei complessivamente in ritardo di 26 settimane (sei mesi circa, non considerando periodo di ferie o malattie) … però se teniamo presenti tutte le lettere scritte e non spedite (ma anche le 36 lettere su Badolato, quelle per stupire il mondo, quelle all’Amore, ecc.) possiamo ben affermare che superiamo di molto le 626 settimane di questi 12 anni e mezzo. Un ritmo da ritenere abbastanza ragionevole, tutto considerato. Non posso che ringraziare te, principalmente, e tutti i nostri lettori, alcuni dei quali ci seguono fedelmente fin dalla prima ora, ci riscontrano e ci sostengono con simpatia e stima. A questi fedelissimi un GRAZIE del tutto speciale. Ed un grande, fraterno abbraccio!

In prossimità di tale lettera-traguardo (quasi come per i ciclisti l’intermedio gran-premio della montagna) mi chiedevo quale fosse un degno argomento della lettera n. 600 (celebrativa). Poi, due settimane fa, ho trovato la risposta, visitando i secolari ulivi della Tenuta Re Ferdinando di San Sisto, in provincia di Caserta, davanti a Santa Maria di Capua Vetere (accanto all’Autostrada Roma-Napoli). Alcune di tale piante, poste all’ingresso, vengono illuminate per dare il benvenuto agli ospiti (come dimostra la foto appena evidenziata). Tale stupenda e lussureggiante Tenuta (fatta anche di vigneti, agrumeti, frutteti, pini secolari ed altra esuberante vegetazione) è attorniata da ampie distese di ulivi ultrasecolari che mi hanno incantato con i loro tronchi rugosi, nodosi e contorti … i quali mi fanno ricordare gli antichi ulivi di Badolato e della Calabria  (https://www.calabrianews24.com/news/238814662150/la-calabria-tra-le-le-regioni-che-ospitano-il-maggior-numero-di-ulivi-secolari); ma anche i millenari assai diffusi in Puglia (http://www.ulivisecolaridipuglia.com/it/) e della Sardegna (https://www.gianttrees.org/it/italian-tree-of-the-year-2023/finale/l-olivastro-di-luras-a-santu-baltolu) nonché di tutto il Mediterraneo e di ogni altra parte del mondo dove l’ulivo viene coltivato (Australia, Sud Africa, Americhe, Asia, ecc.).

La storia della nascita e della diffusione dell’ulivo è davvero assai affascinante, come tutte le cose che si perdono nella cosiddetta “notte dei tempi”. E quindi le sue origini sono intrise di leggenda. Pare che l’ulivo sia nato in Medio Oriente. In questa diffusione la Calabria ha avuto un ruolo importante poiché, come in tante altre cose, è stata terra di arrivo e di ripartenza per la penisola italiana e le isole, l’Europa ed il resto dell’occidente (come descrive ed esalta pure la scrittrice statunitense Gertrude Slaughter con il suo libro del 1939 “Calabria the first Italy” che adesso si può leggere in italiano (Calabria la prima Italia) per merito dell’editore Giuseppe Meligrana di Tropea, con la traduzione dell’ottima Sara Cervadoro). Col tempo, l’ulivo si è diffuso nel resto del Mediterraneo, nelle Americhe (con eguale clima), persino in Sud Africa, in Australia e in Cina. Diffondendo l’ulivo, si è diffusa pure maggiore salute, poiché tale olio vegetale ha sostituito i grassi animali (notoriamente più nocivi). E si è dato alla cucina un migliore gusto quanto a condimento.

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Come, tra tanto altro, ho scritto in << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-327-sono-lulivo-che-dona-come-nicola-caporale-e-orlando-sculli-e-tanti-altri/ >> (29 aprile 2021) pure mio cognato Domenico Lazzaro e mia sorella Rosa (sua moglie) possono essere considerati tra i pionieri della diffusione dell’ulivo e dell’olio d’oliva in una Australia dove tale pianta era quasi del tutto sconosciuta oppure usata soltanto come ornamento di giardini privati o aree pubbliche o come esemplare negli orti botanici.

Calabresi e italiani come loro, greci, maltesi, spagnoli, ecc. hanno reso l’Australia una terra vocata all’olivicoltura e destinata ad essere una delle maggiori produttrici al mondo di questo olio “sacro agli Dei”.

Con un’agricoltura assai intensiva, date le vaste pianure ivi disponibili. Ma è stata dura convincere gli australiani di origine anglosassone sulla bontà dell’olio di oliva. Adesso ne sono entusiasti e sono loro stessi ad investire su nuovi ed estesi impianti produttivi e da export. Come per il vino.

1 – LA MIA INFANZIA TRA GLI ULIVI

Come sai, sono nato a Kardàra, una contrada agricola e rivierasca del Comune di Badolato, allora (1950-65) ricca di uliveti, orti e alberi da frutta (in particolare le famose pesche). Moltissimi di questi ulivi sono stati sacrificati all’invasione ed espansione edilizia del nuovo quartiere popolare Cardarello e delle ville dei più ricchi. Il casello ferroviario era circondato specialmente da ulivi secolari e alcuni erano pure presenti nello stesso nostro recinto di casa. Già fin dall’infanzia avevo notato la differenza tra il tronco degli ulivi (molto nodoso e contorto) e quello degli altri alberi (più dritti e lisci o appena appena increspati). Tutte quelle rughe del tronco me li faceva somigliare al volto degli anziani della mia famiglia (specialmente della mia nonna paterna) e di alcuni contadini che venivano spesso dal borgo a coltivare quelle terre. Ad alcuni di questi ulivi assai nodosi davo il nome di quei contadini … questo somiglia a compare Peppi ‘e Ponzu (Giuseppe Cùnsolo), quest’altro a Pascal’e Malìzia (Pasquale Piroso) e così via.

I badolatesi hanno sempre avuto fame di terra. Pure per tale motivo le loro proprietà si estendevano (così come si estendono ancora) nei limitrofi comuni di Santa Caterina dello Jonio e di Isca. E, quando si tratta di raccolta delle olive, prendono in affitto estesi uliveti anche fuori provincia.

I badolatesi vanno matti per vino e olio d’oliva, che sono due alimenti imprescindibili per la loro vita e la loro cultura familiare e sociale. Pure mio padre aveva terreni in entrambi questi paesi, sia per acquisizione personale che per eredità paterna o del suocero.

Per ogni famiglia badolatese è ancora importante riuscire a ottenere il fabbisogno annuale di olio d’oliva, per cui si cerca in ogni modo di avere uliveti di proprietà oppure in affitto.

Per quanto mi è stato possibile, ho sempre partecipato ai lavori agricoli, in particolare alle vendemmie e alla raccolta delle olive. Momenti impegnativi ma anche davvero assai esaltanti e simbolici.

Ricordo che avevamo ulivi ultrasecolari che mi affascinavano, così come le loro fronde d’argento. Quando c’era vento, le distese degli ulivi erano un ondulato mare d’argento. E’ noto come da noi l’ulivo sia albero sacro, caro alla dea Minerva.

E non a caso la zona di Badolato, durante la Magna Grecia, appartenesse alla dea Minerva che aveva il centro di culto a Squillace (dove ancora adesso ci sono grandi distese di ulivi che appartengono (o appartenevano) ai latifondisti baroni Mazza e Paparo). Per farti vedere un tipico esempio di ulivo ultrasecolare di Badolato, ho chiesto al mio vecchio e caro amico Raffaele Ermocida una foto di qualcuno di tali esemplari.

Ed eccoti evidenziata, in questo paragrafo, una tra le tante (realizzate apposta per questa “Lettera 600” da Totò Stefanelli, domenica scorsa 16 marzo). Tale magnifica pianta si trova a Badolato, in un fondo dello stesso Stefanelli in località Lacco. Ringrazio pure qui sia Raffaele che Totò per la gentilezza che mi hanno usato. Grazie di vero cuore!

2 – SONO L’ULIVO CHE DONA

Caro Tito, nella medesima lettera di giovedì 29 aprile 2021  << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-327-sono-lulivo-che-dona-come-nicola-caporale-e-orlando-sculli-e-tanti-altri/ >> ho voluto evidenziare il proverbiale amore per la Natura, in particolare per gli ulivi, nutrito dal grande Poeta badolatese Nicola Caporale (1906-1994) e del prof. Orlando Sculli  (Ferruzzano – RC 1946) che della Natura calabrese è ancora tenace, attento, scrupoloso e operoso conoscitore e valorizzatore, specialmente di antiche piante ormai quasi perdute. Entrambi tali personaggi (simbolo di tanti altri appassionati) mi hanno stupìto non soltanto per la loro passione ma anche per l’insegnamento che hanno dato a me e a tanti altri e che io vorrei, a mia volta e per la mia parte, trasmettere alle presenti e alle future generazioni. In particolare, sento di identificarmi con Nicola Caporale quando afferma IO SONO L’ULIVO CHE DONA attraverso un libro di poesie (edito nel 1979). Ma già nel 1960, con l’Approdo del Sud Editore, Nicola Caporale aveva pubblicato il suo romanzo-capolavoro L’ORO DEL SUD E’ AMARO, riguardante proprio le pessime condizioni contrattuali che i contadini subivano dai proprietari terrieri, riguardo la raccolta delle ulive, fino a quando le lotte sindacali (1944-1960) non hanno reso un po’ di giustizia ai lavoratori agricoli anche a Badolato.

L’ulivo è una pianta davvero speciale! Longeva quanto generosa. Riesce a dare frutto persino dopo migliaia di anni e, generalmente, esige poca cura ed attenzione. Mi sembra sia un miracolo vivente della Natura. Si adatta a qualsiasi terreno, persino a quello pietroso.

Come ho già accennato sopra, l’amore per questa pianta ha portato gli emigrati nostri e degli altri Paesi “ulivetati” a colonizzare i luoghi di emigrazione; cosicché, come evidenziato sopra, l’Australia è adesso destinata a diventare primo produttore mondiale di olio d’oliva (da Paese assente e poi riluttante che era) …  mentre l’olio Evo del Sud Africa ha vinto nel 2023 un premio per la migliore qualità  (https://www.oilmeridian.com/articoli/il-miglior-olio-evo-al-mondo-italiano-spagnolo-no-sudafricano). Ecco, questo è il modo migliore per “stupire il mondo”. Donare donare donare / donarsi donarsi donarsi è il segreto per la pace nel mondo, la quale viene messa in pericolo dalle prevaricazioni, dalle predazioni, dalle pretese, dagli egoismi che generano sempre guerre e ogni genere di malessere tra i popoli.

L’ulivo ci insegna proprio questo: è il donarsi la più vera garanzia di pace e di fratellanza. Non a caso – ripeto – tale pianta è ancora ritenuta sacra ed era così tanto “cara agli Dei” non soltanto agli esseri umani. E, sempre non a caso, il ramoscello d’ulivo è il simbolo di pace fin dai tempi dell’Arca di Noè e del diluvio universale. E, ancora non a caso, all’ulivo è dedicata la domenica antecedente quella della Pasqua di Pace e di Resurrezione.

 3 – LA DOMENICA DEGLI ULIVI

Infatti, fra un mese ricorre la Santa Pasqua 2025 (20 aprile) preceduta dalla “Domenica delle Palme” che (ancora, non a caso) a Badolato e dintorni viene (o veniva) detta “A dominaca dall’alliva” (la domenica dell’ulivo). Forse perché qui da noi sono state assai rare le palme, mentre magari in Palestina erano più numerose al tempo di Gesù. Sta di fatto che l’ulivo viene abbinato alla palma … quasi un matrimonio simbolico. Sacro. Solitamente la Pasqua (che sia bassa o alta) avviene nel bel mezzo della potatura degli alberi d’ulivo; e questa contemporaneità ha avuto sicuramente un ruolo in tale abbinamento di festa e di accoglienza. E soprattutto come antico simbolo di Pace e di Fratellanza.

Come in tutta Italia e in altre parti del mondo, a Badolato, con le palme c’era (e continua ad esserci) l’usanza di realizzare dei bellissimi ed artistici “ricami” o “intrecci” da portare a benedire in chiesa, per la propria casa o da donare agli amici (https://www.youtube.com/watch?v=rvsFikoGK-Y). Tali ricami o intrecci di palma venivano e vengono appesi alle pareti domestiche come benedizione per tutto l’anno, fino alla prossima Pasqua, con o senza un ramoscello d’ulivo a fianco. Sono le semplici e meravigliose ritualità che avevano un grande valore fino a qualche decennio fa e che adesso si stanno affievolendo, non essendo rinnovate adeguatamente dalle nuove generazioni, che sono influenzate da altri valori (esterofili e paganeggianti). L’ultimo ricamo di palma ho avuto nella Pasqua del 2010 da un vecchio amico d’infanzia del rione Mancuso che era assai bravo nel fare queste stupende creazioni. E quella è stata la mia ultima Pasqua a Badolato. Chissà se avrò modo di rivederla ancora …

4 – GLI ANTICHI ULIVI DA VALORIZZARE

Separatamente e con queste “Lettere a Tito” più volte ho sollecitato le Comunità locali e la stessa Regione Calabria a voler fare un inventario delle cose da valorizzare, anche prendendo esempio da altri luoghi che (bisogna ammetterlo) sono più avanti nel saperci fare persino con quel poco che hanno. E lo fanno pure bene. Con un marketing assai lungimirante, che poi dà assai utili risultati. Tra le cose da valorizzare, a Badolato e dintorni, ma anche in tutta la Calabria, ci sono GLI ANTICHI ULIVI (che siano ultracentenari o addirittura millenari). La Puglia, ad esempio, è la regione che più di tutte valorizza tale aspetto del suo territorio; non soltanto perché ha più ulivi e produce più olio, ma anche perché non si lascia sfuggire alcun pur minimo pretesto per ricavarci immagine (specialmente turistica) ed economia. Vedi << http://www.ulivisecolaridipuglia.com/en/news/all/itinerario-dei-giganti-gli-ulivi-millenari-piu-grandi-puglia/ >>.

Pure il piccolo Molise si è attivato nella valorizzazione degli ulivi secolari e dal 2009 funziona il  PARCO DELL’ULIVO DI VENAFRO (https://www.parcodellolivodivenafro.eu/). A tale proposito ti comunico che verso i primi del mese di ottobre 1993 avevo sollecitato l’allora Amministrazione Comunale di Venafro a far sì che venisse commercializzato il locale ottimo olio d’oliva come OLIO DI ORAZIO, il grande Poeta latino che duemila anni fa aveva elogiato la bontà dell’olio di Venafro. Ne ho scritto alla pagina 9 dell’allora molto diffuso settimanale “Corriere del Molise” di giovedì 28 ottobre 1993 con il titolo “L’olio di Orazio a Venafro?”. Riguardo Badolato, già dal 1991 ho più volte sollecitato i produttori badolatesi di olio d’oliva a commercializzarlo con un proprio marchio, abbinandolo pure al marchio “Vino di scoglio” (il più squisito di tutti) dal momento che Badolato è stato sempre assai rinomato per l’olio ed il vino.

5 – LE PERIPEZIE DI UN ULIVO PATRIARCA DI CALABRIA

Pare che in Calabria non ci siano leggi adeguate ad impedire che vengano estirpati degli alberi di ulivo centenari o millenari per essere trapiantati altrove. Penso che non sappiamo proprio difendere il nostro patrimonio. La Regione Puglia, invece, pare che abbia vietato questa esecrabile abitudine che destinava antichi ulivi ad altri territori nazionali (principalmente del nord Italia). E la Calabria? Pare proprio di NO se, recentemente, un enorme ulivo ultra-millenario dell’Aspromonte sia stato prima trapiantato in un vivaio dell’Emilia-Romagna come elemento decorativo e poi impiantato in Puglia, come ci ha raccontato venerdì scorso 14 marzo 2025  << https://bari.corriere.it/notizie/cronaca/25_marzo_14/la-puglia-adotta-l-ulivo-patriarca-l-albero-con-tremila-anni-dell-aspromonte-trapiantato-a-gravina-6ac318f7-1a61-4172-a80a-f6ed7afe0xlk.shtml >>.

Pare che in altre regioni e nazioni tali ulivi centenari e millenari siano particolarmente tutelati. Basta cercare su internet per constatare il culto che hanno talune popolazioni che difendono e valorizzano davvero tanto questi “patriarchi” e “monumenti” della Natura, ricavandoci pure una vantaggiosa risorsa economica ed utile immagine turistica per quel territorio. Come ad esempio, in Sardegna  l’olivastro millenario di Luras  (in provincia di Sassari) << https://youtu.be/bUCjIAZgqoY?si=hJbllZ_sjkdvWq15 >>. O come l’ulivo del villaggio di Vouves nell’isola greca di Creta, considerato il più antico del mondo (https://www.linkiesta.it/2018/05/lulivo-piu-vecchio-del-mondo-si-trova-a-creta-ha-4000-anni-e-produce-a/). Sia per un orgoglio campanilistico che per motivi di marketing e turistici, ognuno pensa che il proprio ulivo sia il più antico del mondo. Certamente sono ultra-millenari, ma ancora pare che non ci sia un metodo veramente attendibile per giungere ad una datazione certa. Nonostante ciò il fascino di questi giganti ultra-millenari (che ancora fruttificano) è davvero grande ed unico.

6 – ALTRI ULIVI MILLENARI E GIGANTI O CILCOPICI IN CALABRIA

La Calabria è la seconda regione italiana produttrice di olio d’oliva in Italia (con il suo 17%) dopo la Puglia (35.5%) e prima della Sicilia (13%). Purtroppo, gli incendi criminali e l’emigrazione prima e la mancanza di investimenti nel settore poi hanno ridotto di molto tale importante e millenaria produzione. Anzi, più recentemente, pare che si è soliti distruggere uliveti pure molto antichi e produttivi per fare spazio all’edilizia e ad altre colture più redditizie sul corto o medio periodo (come kiwi). Se fai qualche ricerca su internet, troverai parecchie notizie a riguardo e potrai vedere anche altri ulivi millenari. Tra l’altro, la Calabria ha nella piana di Gioia Tauro gli ulivi più alti del mondo, alcuni dei quali davvero millenari. Dei veri e propri giganti. Pare che esistono soltanto qui (a meno che, nel frattempo, non siano stati esportati in altre parti del mondo). Purtroppo, tale peculiarità non viene sufficientemente valorizzata, pure a fini didattici e turistici. La Calabria ha una infinità di peculiarità, pure uniche ed originali, irripetibili altrove, che non vengono adeguatamente evidenziate pure per produrre altro reddito. Ho sempre ritenuto che la Calabria fosse “Terra di giganti” (fisici e simbolici); e l’unicità di questi ulivi giganti (più alti) e millenari ne possono essere considerati prove evidente, tra tante altre presenze originali e preziose.

Come orientamento per te e per i lettori che vogliano approfondire, segnalo i seguenti link:  << https://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/19414-la-calabria-puo-ripartire-grazie-ai-suoi-olivi-millenari.htm >> –  << https://www.citynow.it/gli-ulivi-ciclopici-reggio-calabria-nella-trasmissione-melaverde-canale-5/ >> – << https://primolio.blogspot.com/2010/09/la-piana-di-gioia-tauro-palmi-il-regno.html >> –  << https://www.yescalabria.com/in-calabria-gli-ulivi-che-camminano/ >>. Per quanto abbia ricercato, non ho ancora trovato ancora il perché proprio nella Piana di Gioia Tauro esistano questi alberi più alti; perché sono così alti (quale genesi e provenienza); se così alti si trovino in qualche altra parte del mondo. Mi sembra una ricerca e una curiosità assai affascinante. Che prima o poi farò.

7 – UN CIRCUITO UNESCO DEGLI ULIVI PIU’ ANTICHI E MONUMENTALI

Sia allo scopo di tutelarli che di valorizzarli, è proprio giunto il momento che l’UNESCO si pronunci per DICHIARARE PATRIMONIO DELL’UMANITA’ gli ulivi monumentali e più antichi del mondo. E che, quindi, i governi nazionali e/o regionali s’impegnino a difendere tali piante ormai assai rare e inestimabili, che vanno custodite con devozione pure a fini scientifici, didattici e turistici. Tra i tanti luoghi che vedono la presenza di questi “Patriarchi”, pure la Spagna ha i suoi ulivi ultra-millenari, come quello che, secondo l’Università Tecnica di Madrid, avrebbe oltre 1700 anni, essendo stato piantato durante il regno dell’imperatore Costantino (306-337 d.C.)… è il Farga del Arion in Ulldecona (territorio tra Barcellona e Valencia). Certo è che la Spagna, come primo produttore al mondo, deve avere così tante piante d’ulivo ultra-secolari e ultra-millenarie da primeggiare davvero. Leggi in <<https://www.ilmessaggero.it/mondo/albero_piu_antico_spagna_catalogna_farda_d_ario_olivo_1700_anni-8378197.html >>.

In Libano, una particolare suggestione devono avere i cosiddetti “Ulivi di Noè” (anche noti come “le Sorelle”) ovvero undici esemplari davvero ultra-millenari, che vivono a ben 1200 metri di altitudine nella zona di Bchaaleh. Considerati tra i più vecchi del mondo, potrebbero risalire nientemeno che a 5-6000 anni fa, rendendoli possibili candidati per il titolo di “alberi non clonali viventi più antichi”. La prova che noi, in Calabria (e in genere in Italia) siano un po’ più indietro degli altri in talune valorizzazioni, ci proviene dal Parco degli Ulivi (ritenuto il più grande del mondo) situato nell’isola di Pag in  Croazia (https://www.inviaggiopernatura.it/cosa-fare-a-pag-camminare-nel-piu-grande-parco-naturale-di-ulivi-selvatici-al-mondo/). A meno che gli altri non si sappiano “vendere” o “promuovere” meglio di noi, abbiamo ancora molto da fare per poter affermare che non siamo dietro a nessuno!…

Persino la piccola isola di Malta tiene in pregio i propri ulivi millenari ( https://www.frantoionline.it/elenco/malta/musta/baia-di-san-paolo/uliveto-millenario-di-bidnija-a-malta/). Mentre i Italia, pure i privati hanno capito l’importanza degli ulivi ultra-secolari, i quali aggiungono prestigio e attrattiva alle loro attività, come in Toscana (<< https://poderemontale.it/la-piscina-e-il-parco-degli-ulivi-millenari/). Al confine con la Toscana, pure l’Umbria ha ulivi secolari che cerca di preservare e valorizzare (https://www.tipicamenteumbria.it/lulivo-millenario-del-trasimeno-e-la-battaglia-di-annibale/) tra leggenda, storia e futuro. E non potevano mancare Israele e la Palestina, che vivono il loco antico conflitto pure a spese degli ulivi (https://www.cmc-terrasanta.com/it/media/custodia/22224/getsemani,-dove-gli-ulivi-millenari,-i-testi-biblici-e-l%E2%80%99archeologia-si-incontrano). Così in Siria e Giordania, in Tunisia, Algeria e Marocco. Con l’imminente arrivo della Pasqua, ricordiamo che, nel Giovedì Santo, Gesù si è ritirato a pregare proprio nell’Orto degli Ulivi, quel Gethsemani che è rimasto nella memoria religiosa di milioni e milioni di fedeli, pure perché in tale luogo e circostanza avvenne il tradimento da parte di Giuda, simbolo di tutti i tipi di tradimenti, specialmente di quelli che hanno determinato e determinano ancora la Storia.

E, probabilmente, una prossima “Lettera” avrà il seguente titolo:  <<La Storia viene fatta soprattutto dai traditori come dimostra pure la Settimana Santa >>. Il riferimento ai tempi attuali è puramente casuale. Infatti, i traditori sono fin troppo diffusi nei popoli … fin dalla notte dei tempi e sarà, ahimé, l’agguato perenne per la Pace e l’Umanità, oltre che per la quotidianità. Ulivi ultra-secolari se non millenari pure in Turchia, uno dei territori privilegiati dell’ulivo fin dalla più remota antichità. Ulivi ultra-millenari non potevano mancare sulla Costa Azzurra della Francia ( https://www.menton-riviera-merveilles.it/offerte/uliveto-millenario-roquebrune-cap-martin-it-3110256/ ) ed anche in Corsica (https://www.corsicaoggi.com/sito/lolivo-millenario-di-filitosa-riconosciuto-arbre-remarquable-de-france/). Quello dell’ulivo è un racconto entusiasmante. Peccato che non è sufficientemente fatto conoscere, specialmente alle nuove generazioni, pure per farne apprezzare l’enorme importanza!

8 – LA PARTICOLARITA’ ESCLUSIVA DEGLI ULIVI

Gli ulivi hanno una particolarità che li fa distinguere dal resto degli alberi. I quali solitamente hanno un fusto dritto e generalmente liscio o leggermente increspato nella corteccia, specialmente se li paragoniamo ai tronchi rugosi, nodosi, contorti degli ulivi i quali – a volte – prendono strane forme che li rendono interessanti e assai suggestivi. Nessun ulivo è simile ad un altro sia come tronco che come chioma. Come un essere umano, ogni albero d’ulivo ha in origine o assume, con il passare del tempo, una propria fisionomia e personalità. Per esempio, in Calabria abbiamo i cosiddetti “Giganti della Sila” (58 esemplari numerati di pini larìci, piantati agli inizi del 1600 e alti fino a 45 metri). Per tale foresta è stata istituita nel 1987 l’area naturale protetta del Fallistro di circa 5,44 kmq dentro il Parco Nazionale della Sila e ricadente nel territorio del Comune di Spezzano della Sila. Dal 2016 è gestita dal F.A.I. (Fondo per l’Ambiente Italiano). Vedi i 10.34 minuti di << https://www.youtube.com/watch?v=leP8bqgYs7E >>.

E il FAI (o altra organizzazione naturalistica) potrebbe assumersi il compito di censire e tutelare maggiormente i tanti boschi o distese di ulivi, dove ci sono le piante ultracentenarie o addirittura millenarie, sia come tutela che come valorizzazione. Come accennavo sopra, ritengo che non sia più procrastinabile la realizzazione di appositi circuiti locali, regionali, nazionali e internazionali (possibilmente nel contesto dell’UNESCO) che prendano spunto dalle esperienze già in atto là dove il patrimonio economico-culturale dei boschi d’ulivi sia già una felice realtà.

9 – NOMI MILLENARI DI STATI NAZIONI E CITTA’

La presente narrazione sugli ulivi antichi (ultra-secolari e ultra-millenari) mi dà l’occasione per fare riferimento ai nomi più antichi che hanno alcune città o nazioni (poi trasformati in Stati). Ad esempio, la Grecia si chiama ancora (da millenni) “Ellàs” (Ellas o Ellade) così come Israele e la sua capitale Gerusalemme hanno mantenuti tali nomi nei millenni. Il nome ITALIA, come abbiamo scritto più volte, dovrebbe avere un’età di 3500 anni, per come derivato da Re Italo. Ultra-millenario è il nome di Roma e di altre città come Atene, Crotone,  Reggio Calabria, Locri, Squillace, Sibari, Caulonia, Taranto, Siracusa e così via. Millenario è pure il nome di Macedonia (adesso, per motivi euro-politici) suddivisa in Macedonia del Nord e Macedonia del Sud o Macedonia propriamente detta come regione della Grecia. Millenario è il nome di un intero continente come l’Africa. Sarebbe bello poter approfondire tale discorso; ma qui è utile il solo accennarne. Giusto per avere un’idea. Millenari sono alcuni cognomi e nomi di persona, oltre che di luoghi.

E, a proposito del nome Italia, ieri, lunedì 17 marzo 2025, il Presidente della Repubblica Italiana e altri organi dello Stato, hanno festeggiato la ricorrenza della cosiddetta Unità d’Italia nel suo 164° anniversario (1861-2025). Ho seguito, in parte, su “Rainews24” le celebrazioni della mattinata e i commentatori ribadivano la narrazione del fatto che in tale festività venivano comprese le Forze Armate e anche il Tricolore (che ha già una propria festa in Reggio Emilia ogni 07 gennaio) … ma non ho sentito che poteva essere compreso il nome ITALIA … Eppure da Regno di Sardegna, con le varie annessioni ed acquisizioni di varia natura, la nostra Penisola (isole comprese) è divenuta (chissà perché) ITALIA … mentre avrebbe potuto denominarsi diversamente, come quando la Penisola fu dominata ITALIA addirittura dalla Roma imperiale invece di denominarsi Romania o altra dizione attinente … invece, pure con Roma, questa Terra dalla Sicilia alle Alpi, fu “stranamente” denominata ancora e sempre ITALIA, un nome nato ed appartenuto inizialmente alla sola e lontana Terra dell’Istmo dell’odierna Calabria (ben 3500 anni fa) tra i golfi di Squillace e di Lamezia. Purtroppo, non c’è modo di convincere questa Repubblica di far celebrare pure il nome ITALIA, assieme alla bandiera e all’Inno!!!… Vedrò mai un tale giorno???…

10 – SALUTISSIMI

Caro Tito, che dire di più?… Sono stato assai felice nello scriverti di ulivi, di cui la nostra terra di Calabria abbonda; e noi stessi siamo nati e cresciuti in mezzo agli ulivi. Speriamo che le Istituzioni (ma anche i privati più sensibili) vogliano valorizzare al massimo possibile questo antichissimo patrimonio, a cominciare da un loro censimento. Chi vivrà vedrà. Noi, superato il valico delle 600 lettere, ci diamo appuntamento per la “601”. Ancora grazie 600 volte e, speriamo, a presto. Grazie e cordialità pure ai nostri lettori, con i quali brindiamo a tale traguardo notevole ma provvisorio. Allora, alla prossima!…

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)