Caro Tito, noi che siamo nati quasi immediatamente dopo la seconda guerra mondiale del 1939-45 non abbiamo onorato abbastanza coloro i quali hanno combattuto (loro malgrado) in quel dolorosissimo conflitto, hanno fatto Resistenza e poi hanno contribuito a ricostruire materialmente e moralmente l’Italia semidistrutta da quell’immane tragedia, di cui ancora subiamo talune conseguenze, pur essendo vissuti in un periodo di pace mai così lungo e “prosperoso” come questo nostro, pur ancora tra tante, troppe ingiustizie. Chissà per quanto tempo ancora avremo tale pace, vista la situazione assai delicata per l’attuale corsa agli armamenti e per gli imperialismi che sono tornati a ruggire nel mondo, in particolare ai confini dell’Europa e nel Mediterraneo. In verità, per quanto mi riguarda personalmente, ho cercato di raccontare ed onorare (nel mio massimo possibile) i morti, i feriti, gli invalidi e i reduci pure della prima guerra mondiale del 1915-18 (pensando altresì pure alle vittime della malaunità d’Italia).

Prova ne sono tante pagine del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (andato in stampa nel maggio 2007) dove ho dedicato ampio spazio non soltanto alle vittime e ai reduci di guerra badolatesi e calabresi ma anche a Giovanni Bonato, un signore della provincia di Vicenza che non si è risparmiato nel contribuire, nel suo piccolo, a ricostruire l’Italia martoriata.

E, come per tanti altri, ho dimostrato pure a Lui la mia più convinta ammirazione, il mio più devoto rispetto e la mia più sincera stima e profonda riconoscenza.

Infatti, L’ho inserito tra I MIEI VIP (Very Important Person) al sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (alle pagine 193-197). Sicuramente sarai curioso di sapere come ho conosciuto questo signore veneto che ha attirato il mio grande interesse.

Ecco, provo a raccontartelo.

1-ANTEFATTO

Nel giugno 1999, la figlia secondogenita di Giovanni Bonato, Imelda (documentarista sociale e filmaker già premiata in alcune prestigiose manifestazioni cinematografiche nazionali) ha ascoltato da Rai Radio Tre una trasmissione sul mio paese natìo, Badolato, quel borgo jonico della provincia calabrese di Catanzaro che, poco meno di due anni prima, era riuscito ad ospitare parecchie centinaia di profughi curdi (sbarcati il 27 dicembre 1997 dalla nave Ararat) sistemandoli abbastanza comodamente nelle case lasciate vuote dall’emigrazione e dal conseguente spopolamento. A parte la notorietà internazionale che ne era derivata per Badolato, la signora Bonato è rimasta colpita da questo inusitato e generalizzato spirito di generosità e di ospitalità che aveva animato tale popolazione, unica in Italia (e in tutto il Mediterraneo) a realizzare una simile accoglienza, divenendo poi esempio pure per tanti altri Comuni, primo tra tutti Riace (RC) del sindaco Mimmo Lucano. Così, da Roma dove si trovava in quel momento, la signora Imelda ha deciso di andare giù a Badolato per vedere da vicino tale interessante fenomeno di inusitata e fattiva solidarietà, ripeto, mai avvenuta ancora in tutto il Mediterraneo riguardo i cosiddetti migranti o richiedenti asilo, che scappavano da guerre, povertà, dittature e da ogni sorta di sofferenze.

Fatto sta che Imelda è rimasta così tanto affezionata che non è più andata via da Badolato, dove tutti le vogliono bene e dove, in pratica, si trova e si sente a casa … ed è diventata una “neo-badolatese” come e più di coloro i quali, provenienti dal resto d’Italia e dall’estero, ci vivono permanentemente.

Pensa, caro Tito, che nel suo profilo “whatsapp” c’è una foto di questo borgo che la identifica! Riporto in questo paragrafo tale foto.

Lei ha fatto molto per Badolato …  Tra tanto altro, durante tutti questi anni di permanenza da quel giugno 1999, Imelda Bonato ha realizzato numerosi film-documentari su Badolato e dintorni (come Riace e Guardavalle).

Il film più importante di tale multiforme produzione riguarda il suggestivo lungometraggio “Badolato amata terra mia tra cielo e mare” (durata un’ora circa) concluso e presentato pubblicamente in piazza nell’estate 2019 dopo anni di gestazione, di grande impegno anche economico (vedi << https://www.costajonicaweb.it/tributo-popolare-per-imelda-bonato-per-il-suo-film-evento-su-badolato-cz/ >>).

Per capire meglio Badolato, Imelda ha parlato con quasi tutti i suoi cittadini, i quali le hanno raccontato, in pratica, tutto ciò che sapevano sul passato e sul presente della propria Comunità. Una storia, quella della popolazione di Badolato, che ha affascinato questa donna padano-veneta, progressista e molto impegnata nel sociale. Tra le persone da lei consultate ci sono stato pure io, che negli anni 1973-77 avevo fatto molte ricerche per la mia tesi di laurea sociologica proprio su Badolato. Così, per sapere qualcosa da me ed avere qualche utile documentazione su cui lavorare, la signora Bonato è venuta a trovarmi addirittura in Agnone del Molise, dove abitavo e dove sono tuttora residente. L’incontro è avvenuto sabato 26 febbraio 2000.

2 – QUANDO HO CONOSCIUTO GIOVANNI BONATO

Un mese dopo, verso fine marzo 2000, Padre Silvano Lanàro (ex-parroco trentino di Badolato Marina dal 1956 al 1982, con il quale sono cresciuto come “chierichetto” e parrocchiano collaboratore dall’età di sei anni e quindi mi considerava un fratello minore) mi ha chiesto di potermi vedere e salutare per l’ultima volta, poiché si sentiva alle fine della vita. Infatti, è poi morto pochissimi giorni dopo, mercoledì 05 aprile 2000. E noi ci siamo incontrati il sabato mattina 31 marzo!… Da qualche tempo stava ricoverato in un convento-infermeria dei Frati Francescani a Valdobbiadene in provincia di Treviso. Pensando che tale località fosse vicino a Noventa Vicentina (o, più o meno, sulla strada per tale mia meta) ho telefonato a Imelda Bonato, la quale, proprio in quei giorni era ospite della sorella Teresa, dove abitava pure il loro padre ormai ultranovantenne.

Così, essendo di strada, sono passato per salutare Imelda e la sua famiglia, conoscendo così in particolare il papà, che sapevo essere stato assai importante per la sua Comunità di appartenenza. Nell’aspetto e nelle parole aveva il carisma di quella generazione (la stessa di mio padre) che aveva sofferto la povertà, la fatica, il fascismo, l’immane guerra e le difficoltà del dopoguerra. In Giovanni Bonato intravedevo la grande forza etica ed esistenziale di mio padre (nato quattro anni prima), il quale non era stato però tanto credente e cattolico osservante come il signor Giovanni. Con il quale, seppure per brevissimo tempo, ho avuto modo di parlare per poi continuare a conoscerLo meglio con il dono di tre suoi volumetti a stampa: IL SANTO ROSARIO PREGHERA BIBLICA (stampato nel maggio 1993 – pagine 64), LA CREAZIONE NON E’ UNA FAVOLA (pagine 28, senza data, probabilmente 1995) e LA MIA VITA RACCONTATA AI FIGLI (ottobre 1996 – pagine 80).

3 – LA MIA VITA RACCONTATA AI FIGLI

Tornato ad Agnone, ho cominciato a leggere tale “libro-testamento” dedicato ai sei figli avuti dall’amatissima moglie Rina Montemezzo (nata il 15 marzo 1907) e sposata il 25 novembre 1937 e poi perduta molto prematuramente. Leggere tale libro aveva per me un doppio interesse e significato. Prima di tutto ero curioso di sapere come si era svolta, in linea generale, la vita di una famiglia “numerosa” padano-veneta di origini contadine, come la mia (più numerosa), e con un padre “prodigo” e assai generoso ed altruista (come il mio). In secondo luogo, dal 1999 ero impegnato nelle ricerche sulle origini della mia famiglia e in una narrazione simile, che avrebbe poi preso una stesura di ben sette volumi e il titolo di LIBRO-MONUMEMENTO PER I MIEI GENITORI (praticamente quasi tremila pagine e circa duemila foto).

Nel corso del tempo, oltre alla signora Imelda, secondogenita, della famiglia Bonato ho conosciuto il fratello maggiore e primogenito Luigi (nato nel 1941, imprenditore), la sorella Teresa (1947, sportiva professionista), Berta (1950 ultima nata e mia coetanea, educatrice); mentre non ho mai conosciuto Maria (1946, dirigente ASL, deceduta di recente) e Francesca (1948, psicoterapeuta). Essendo i coniugi Giovanni e Rina nati nella prima decade del 20° secolo (come i miei Genitori) la loro vita è stata abbastanza simile, più o meno, a quella della mia famiglia. Ovviamente con le dovute proporzioni di progresso tra un borgo spopolato dell’estremo sud (e nella regione più povera d’Italia) e una vivace cittadina del Veneto, regione destinata a divenire una delle locomotive nazionali.

4 – LA BIOGRAFIA DI GIOVANNI BONATO

Già all’inizio della nostra prima conoscenza, la signora Imelda mi aveva fatto lèggere alcune lettere che i suoi genitori si erano scambiate durante il fidanzamento e poi quando Giovanni era al fronte nella seconda guerra mondiale. Erano così belle e significative quelle lettere che ho esortato lei e la sua famiglia a pubblicarle, pure per dare rilevanza alla vita anche sociale di un personaggio della “ricostruzione d’Italia” come il loro padre. Così, qualche mese fa, ho gioito tanto tanto quando ho saputo che, pur dopo due decenni da allora, era stata data alle stampe la biografia su papà Giovanni, curata da Maurizio Merlìn, un amico di famiglia. Recentemente ho poi avuto in gentile omaggio una copia di tale libro, intitolato << GIOVANNI BONATO – SCRITTI E LETTERE >>. Edito nel 2023 da “Contro Riccardo Editore” di Lonìgo (Vicenza) tale bella pubblicazione consiste in ben 352 pagine formato 17 x 24 in carta lucida con parecchie fotografie (anche di suggestivi documenti originali). Sintetizzo qui di sèguito le principali tappe della vita di questo grande protagonista del suo territorio.

Giovanni Bonato, nato il 09 novembre 1909 a Cagnàno di Pojana Maggiore (in provincia di Vicenza) si è spento molto serenamente a 95 anni appena compiuti il 19 novembre 2004.

Di estrazione contadina, la sua vita da giovane è trascorsa in estrema povertà (come Lui stesso ha dichiarato) anche perché, non piegandosi al fascismo, non gli fu possibile trovare un lavoro.

Tuttavia, ha vissuto quegli anni molto duri con molta serenità poiché nella sua famiglia si respirava amore e tanta pace.

Continuò, quindi, la sua vita di contadino, impegnandosi assai nella vita sociale della Parrocchia di Cagnano, nel cui contesto è stato presidente dei giovani di Azione Cattolica, Delegato Vicariale Aspiranti, poi presidente degli Uomini di Azione Cattolica. Giovedì 25 novembre 1937 ha sposato Rina Montemezzo, fervente cattolica come lui, da cui ha avuto i sei figli prima ricordati (un maschio e cinque femmine).

Nel 1942-43 è stato costretto a partecipare alla seconda guerra mondiale, inviato sul fronte greco. Le lettere di quel periodo sono molto illuminanti sulla situazione delle truppe italiane in quel territorio. Quindici mesi dopo l’armistizio, nel dicembre 1944 è rientrato in Italia e, ad Orvieto in Umbria, è stato nominato sergente con il ruolo di capo cuciniere. Nel maggio 1945 è tornato finalmente a casa e nel settembre ha inaugurato il circolo delle ACLI (associazioni cristiane lavoratori italiani) nel proprio paese natìo. Domenica 30 dicembre 1945 è tra i soci fondatori della Federazione Coltivatori Diretti Vicentina. Alle prime elezioni amministrative democratiche, nel marzo 1946, per una legislatura è stato eletto Sindaco di Pojana Maggiore che, a quel tempo, aveva circa 4800 abitanti (quasi come Badolato). Martedì 02 giugno 1953 (Festa della Repubblica) è stato nominato “Cavaliere della Repubblica”.

Nell’aprile 1957 è diventato direttore della “Società Cooperativa di Consumo” della vicina cittadina di Noventa Vicentina (a quel tempo 6mila abitanti circa, oggi attorno a 9mila) dove si trasferisce con tutta la famiglia nel 1959.

Qui, nelle elezioni amministrative del 1960, è stato eletto consigliere comunale, divenendo componente della Giunta.  Dopo essere andato in pensione nel 1970, si è dedicato all’assistenza degli ammalati. Dal 1971 al 1979 ha ricoperto l’importante e delicata carica (anche onorifica) di Giudice Conciliatore.

E come tale ebbe dal Tribunale di Vicenza l’incarico di tutore di 102 pazienti del locale Ospedale Psichiatrico, ufficio che ha mantenuto fino al primo gennaio 1989. Praticamente è stato al servizio della Comunità fino a quasi all’età di ottanta anni!

Una curiosità: militando molto attivamente nel partito della Democrazia Cristiana, Giovanni Bonato fu amico e collaboratore di Mariano Rumor (Vicenza 1915 – 1990) politico di lungo corso, il quale lunedì mattina 24 marzo 1952 è stato a Badolato Marina, al seguito del Capo del Governo Alcide De Gasperi; poi è stato più volte ministro e più volte Presidente del Consiglio dei Ministri tra il 1968 e il 1974 e persino segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Quando è venuto a Badolato Marina era giovane Sottosegretario di Stato al Ministero dell’agricoltura e delle foreste.

5 – SALUTISSIMI

Caro Tito, sono assai lieto di averti fatto conoscere un personaggio così poderoso come Giovanni Bonato (1909 – 2004) integerrimo come etica e generosità civile. Una persona da indicare alle presenti e alle future generazioni. Un uomo simile, per certi versi e nella sostanza, ai nostri papà. Possiamo considerarlo un UOMO-MISSIONE poiché ha svolto con gioia e senza risparmiarsi il compito vocazionale di essere utile alla propria Comunità e, quindi, all’Italia. Sono altresì lieto che abbia sentito pure il dovere di lasciare alla famiglia e, quindi, al resto del mondo, proprie testimonianze scritte. Ci sarebbe da pubblicare tanti altri inediti. Comunque sia i suoi scritti sono preziosamente conservati dall’Archivio Diaristico Nazionale voluto e gestito dal Comune di Pieve Santo Stefano (in provincia di Arezzo) cui sono stati affidati dalla famiglia.

Spero tanto che questa “Lettera n. 596” sia gradita a te e ai nostri lettori. Come ho fatto più volte, invito e sollecito tutti a lasciare (come ha fatto il nostro “eroe del quotidiano” Giovanni Bonato) una traccia di scrittura, in particolare per i propri familiari e la propria Comunità ma anche possibilmente per tutti. Abbiamo più volte insistito a scrivere i diari dei sentimenti per i neonati e fino alla loro adolescenza.

Abbiamo insistito a usare la scrittura come autoterapia, specialmente quando la vita diventa più difficile. E sarebbe assai utile ed opportuno scrivere un DIARIO DI COMUNITA’ per tratteggiare la cronaca e la storia (quasi giornaliera, se possibile) del proprio paese o della propria città. Intanto, ringrazio te per questa ulteriore pubblicazione. E ringrazio i nostri sempre gentili lettori, soprattutto coloro che ci riscontrano. Non ci resta che pensare alla prossima “Lettera n. 597”. A presto e tanta cordialità a tutti.

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)