Caro Tito, fin dall’aprile 1965 (quando sono diventato corrispondente da Badolato dei quotidiani romani IL TEMPO e IL MESSAGGERO) e poi via via quando ho collaborato con altre testate, ho sempre dato spazio ai cosiddetti AUTORI DEL NOSTRO TERRITORIO ovvero AUTORI DI CASA NOSTRA. Sono sempre stato del parere che il compito di chi fa il cronista debba essere quello di descrivere il proprio territorio soprattutto nei suoi aspetti positivi. Solitamente i giornali (specialmente se quotidiani) danno un eccessivo spazio alla cosiddetta “cronaca nera”. Ho sempre ingaggiato una forsennata lotta per limitare il più possibile tale scelta discriminatoria dei territori. Purtroppo c’è pure da dire che dipende anche dai lettori se i giornali danno precedenza e spazio alla cronaca nera, a quella giudiziaria e a quella morbosa a sfondo sessuale come, ad esempio, la cronaca rosa che abbonda di pettegolezzi e finti scandali per farsi pubblicità. Infatti, il lettore medio predilige questo tipo di informazione frivola o morbosa, a scapito delle cose belle ed utili e persino vantaggiose per la qualità della vita individuale e sociale. Ne è prova l’andazzo attuale di quasi tutti gli organi di stampa … dalle televisioni alle radio, dai giornali cartacei a quelli web, gestiti da giornalisti più o meno professionisti … per non parlare dei cosiddetti “social” in mano a chiunque. Si direbbe: tutti mezzi di distrazione di massa dai veri problemi della gente. Così è, se Vi pare.

Pure per tentare di contrastare il più possibile tale tendenza permanente (quasi “universale” e sicuramente sovrabbondante) bisognerebbe lodare e sostenere (anche con recensioni-stampa più frequenti) coloro i quali cercano in tutti i modi di elevare il discorso umano e sociale.

In particolare coloro che hanno dedicato la vita al cosiddetto BENE COMUNE, sia per professione che per vocazione. Con questa “Lettera n. 594” mi propongo di accennare almeno a tre persone ormai anziane che in tutta la loro esistenza non si sono risparmiate per far progredire in meglio le generazioni ed il territorio di appartenenza.

E, ancora, nonostante l’età avanzata, continuano in questa vocazione-missione … quando invece potrebbero ritirarsi a vita privata, come sarebbe loro diritto-dovere.

Sono, quindi, persone che vanno al di là del loro dovere, fanno più del loro dovere. In ordine alfabetico, queste tre persone sono: la professoressa Giovanna Durante con il marito professore Vincenzo Squillacioti (entrambi di Badolato) e il medico psicoterapeuta Domenico Tucci di Petrizzi. Tutte della parte jonica della provincia calabra di Catanzaro. Conosciamoli meglio.

1-GIOVANNA DURANTE

Originaria della tirrena Pizzo Calabro (oggi in provincia di Vibo Valentia, allora di Catanzaro) e badolatese-jonica per amore e matrimonio con il prof. Vincenzo Squillacioti, Giovanna Durante è stata docente nelle scuole medie, anche con ruoli di responsabilità. Si suole dire che accanto ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna. E viceversa. Così è Lei per il prof. Squillacioti, specialmente nel condividere l’ormai ultra-trentennale impegno del tutto gratuito e volontario nell’Associazione culturale e per la rivista LA RADICE (nata trimestrale e da qualche anno quadrimestrale). Impegno che si dilata sempre di più, non soltanto per le ovvie e numerose iniziative che assorbono tempo ed energie (comprese quelle delle intense e multiforme tessiture sociali) ma anche perché comporta pure il settore editoriale (divenuto sempre più di forte spessore). Hanno avuto due splendide figlie (Maria Vittoria e Antonella) e, di recente, pure un simpaticissimo nipotino, Marzio. Purtroppo tutti questi affetti sono a Roma, città che i coniugi Squillacioti si sono ormai abituati a frequentare sempre più spesso.

Ma, tra i capolavori sociali realizzati dalla professoressa Durante, spicca quello per la cura, la gestione, l’incremento e la direzione volontaristica della Biblioteca Comunale per parecchi anni dal 1999. E la foto del maestro Vittorio Conidi che qui la ritrae è proprio in quel contesto. Non finiremo mai di ringraziarla pure e soprattutto per questo. E, in particolare, per avere portato tale Biblioteca ad un livello assai elevato, rendendola utile non soltanto per studenti e ricercatori, ma anche per giornalisti e studiosi provenienti da ogni parte del mondo proprio in anni in cui Badolato era all’apice della cronaca anche internazionale sia per la vicenda del “paese in vendita” e sia come “paese dell’accoglienza” (a cominciare dai profughi curdi della nave Ararat del 27 dicembre 1997).

Attraverso le mie associazioni, ho sempre tentato di assegnare un Premio sia a Lei che al Consorte, ma non c’è stato nulla da fare. Ed entrambi rifiutano pure le “Lettere a Tito” con cui sento il dovere di evidenziare il Loro esemplare operato sociale. Qualcuno dovrebbe scrivere un libro su di Loro, non fosse altro che per aver costituito, di fatto, dentro e fuori l’associazione LA RADICE un vero e proprio centro di approdo per chiunque abbia ancora bisogno di sapere qualcosa su Badolato e la Calabria. Sono infatti divenuti il più vero ed importante centro di riferimento interzonale per la Cultura, la Storia e il Turismo in questa nostra fascia jonica.

Calabria real estate

2 – GOCCE DI ANTICA SAGGEZZA

Il libro della professoressa Giovanna Durante che qui intendo evidenziare (appunto, GOCCE DI ANTICA SAGGEZZA) è stato dato alle stampe nel luglio 2023, con la presentazione di Vito Teti, docente di Antropologia Culturale all’Università della Calabria, con disegni dell’artista Graziella Caporale e qualche foto d’Autore e d’epoca a commento di talune pagine. Quella di pagina 55 è firmata da Pino Codispoti il quale ha al suo attivo numerose mostre a livello nazionale e libri fotografici di grande arte ed efficacia. Tra i ringraziamenti presenti già a pagina due, c’è pure quello per gli operatori della SudGrafica di Davoli Marina (CZ) la quale da oltre trenta anni è la tipografia di tutto ciò che produce LA RADICE, dalla rivista ai libri, dalle locandine e a tutto il resto. Ovviamente, tale Opera non poteva non essere dedicata “Al mio nipotino Marzio con tanto amore”.

Tale libro si compone di 120 pagine (cm. 17 x 24) e contiene 56 brevi “Riflessioni socio-linguistiche su proverbi di una civiltà scomparsa” (come quella di Badolato e dintorni). Queste riflessioni sono già state inserite in altrettanti fascicoli della rivista LA RADICE. Ed è proprio bello ed utile trovarli tutti insieme, pure perché si gustano meglio e si ha uno sguardo d’insieme. Sono proverbi o modi di dire che sono rimasti quotidianamente in voga fino alle generazioni precedenti, come la mia (che ritengo sia la vera ultima autentica di un mondo che fu, rimpianto da troppi per la sua semplicità, affidabilità e autenticità nonostante gli inevitabili difetti, sicuramente minori degli attuali). Nel risvolto di copertina, una frase a lettere marcate: IL FUTURO HA LE RADICI NEL PASSATO.

3 – VINCENZO SQUILLACOTI

Come evidenziato sopra, il prof. Vincenzo Squillacioti è divenuto, piano piano con gli anni e con il tenace suo impegno, l’irrinunciabile colonna e l’insostituibile punto di riferimento più attivo della socialità culturale d Badolato e dintorni. Assieme al compianto prof. Antonio Gesualdo, storico ed erudito come pochi in Italia, Squillacioti ha costituito (anche se in modo assai informale e non certo intenzionale) un DUO formidabile per la Cultura e la promozione di Badolato anche a livelli multimediali. Se non da prima, almeno dai primi anni ottanta, è stata sua l’idea di << BADOLATO BORGO MUSEO-TERRITORIO >> poi realizzato (ancora in parte) con l’apertura e la fruizione di alcune botteghe artigiane proprio sul posto dove erano attive fino a qualche decennio fa. Sono la gioia specialmente di scolaresche e di turisti. Il prof. Squillacioti mi ha parlato di tale progetto “Borgo Museo Territorio” già nell’autunno 1986 quando mi stava utilmente vicino nella vicenda di “Badolato paese in vendita” così come mi è stato vicino, ai primissimi anni 70, durante la boicottata iniziativa della “Riviera degli Angeli” che poi alcuni giovani volenterosi ed encomiabili hanno ripreso (sebbene in minima parte) all’inizio di questo 21° secolo.

Sia da Presidente associativo (per alcuni anni) che da Direttore del periodico LA RADICE (fin dal primo numero), Vincenzo Squillacioti ha realizzato un qualcosa di miracoloso, irripetibile e comunque portentoso. E sicuramente avrebbe potuto fare molto di più, pure come narratore, se avesse iniziato a pubblicare i suoi scritti già negli anni sessanta. Infatti, quando l’ho conosciuto (appunto a metà degli anni sessanta) conservava parecchi racconti nei suoi “quaderni neri” (come io li definivo) perché avevano la copertina nera, come si usava negli anni cinquanta o forse persino pure prima. Il racconto che me lo ha fatto conoscere è stato “Calabria Vergine” (scritto nel 1963 quando era insegnante a Pietracupa, uno sperduto villaggio tra le montagne delle Serre, nel territorio del Comune di Guardavalle). Era stato pubblicato per la prima volta nel marzo 1967 dal giornale scolastico “L’Arco” numero unico curato dai badolatesi Domenico Lopilato e Vincenzo Procopio, allora studenti al quinto ed ultimo anno dell’Istituto Tecnico per Geometri di Siderno (RC). Ritengo tale suo racconto un “capolavoro assoluto” e in quanto tale l’ho sempre diffuso veramente tanto già da quel marzo 1967. L’ho evidenziato pure nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” (stampato nel maggio 2007); l’ho pubblicato più volte in queste nostre Lettere, come, ad esempio, in fondo (Lettura Parallela); rivedi e rileggi << https://www.costajonicaweb.it/lettere-su-badolato-n-7-capitolo-quarto-primi-tre-anni-universitari-novembre-1970-giugno-1973/ >>  di domenica 14 febbraio 2016. Ho riportato Vincenzo Squillacioti pure nella mia STORIA DELL’INTELIGENZA (giugno 1992) ricordando proprio pure quei “quaderni neri”.

4 – PER CHI ARRIVANO I RONDONI?

In ogni fascicolo de LA RADICE è presente un racconto di Vincenzo Squillacioti. E questo libro << PER CHI ARRIVANO I RONDONI? – Racconti dal Sud >> ne è una sintesi parziale. E sono assai lieto che alla pagina 25 è riportato quel “Calabria Vergine” che non mi stanco di diffondere dopo quasi cinquanta anni dalla sua prima pubblicazione. Stessa misura del precedente (cm. 17 x 24), questo libro consiste in 160 pagine ricolme della Prefazione dello stesso Squillacioti, di trenta racconti (di cui uno in “Appendice” pure nella versione dialettale). L’immagine della copertina (a colori) e del frontespizio interno (in bianco e nero) è del compianto Mico Famà (“Crocifissione” – Olio su tela cm 145 x 95 del 1986). Ovviamente la dedica non poteva essere che per Marzio, unico nipotino (finora) che ha reso “nonni” i coniugi Squillacioti. Sul retro è evidenziato il logo della rivista LA RADICE e, sotto, “1994 – 2024 Trent’anni di servizio”. Infatti, nel ventennale del periodico (1994 – 2014) Squillacioti aveva pubblicato una raccolta di racconti intitolata “e uno, e due, e tre …”. E’ sottinteso che la stampa è stata affidata alla SudGrafica di Davoli Marina.

Le quattro preziose foto inserite in bianco e nero risalgono al 1963, quando l’Autore insegnava nella scuola disagiata montana di Pietracupa, che qui prende lo pseudonimo di “Fossafunda”. Una contrada “dimenticata” che allora non aveva né strada, né acqua, né energia elettrica. Un mondo ancestrale, povero economicamente ma assai ricco di valori che Squillacioti descrive quasi a mònito per la nostra società che proprio in quegli anni cominciava a diventare frenetica, dopo il cosiddetto (falso) “boom economico” omologandosi ai modelli televisivi del consumismo e delle ideologie americaneggianti, in particolare. Sono lieto di constatare che, alla pagina 111, è stato inserito pure il racconto “Tadeusz Kurucz” che riporta la data di domenica 06 ottobre 1985 (sicuramente nel tardo pomeriggio o in serata).

In quel pomeriggio, terminati i lavori del convegno, la famiglia Squillacioti, tornava, via Cassino, da Agnone del Molise (dove aveva partecipato alla “tre giorni” del Convegno internazionale di Erotologia su “Amore e Religione” da me voluto ed organizzato assieme ai medici del locale ospedale e ad altre figure professionali).

Nella città laziale ha incontrato questo ingegnere polacco che da giovane aveva partecipato alla seconda guerra mondiale sul micidiale fronte di Montecassino. Infine, non entro nel merito sulle caratteristiche storico-letterarie dei racconti di Vincenzo Squillacioti, poiché è giusto che sia il lettore a scoprirle. Qui segnalo soltanto tale preziosità. Da non perdere, possibilmente!

5 – DOMENICO TUCCI

Ho saputo dell’esistenza del medico-psicoterapeuta Domenico Tucci di Petrizzi (CZ) quando, giusto tre anni fa (lunedì 14 marzo 2022) ha risposto al mio appello (lanciato attraverso alcuni giornali web) di dedicare una statua a Re Italo nella Cittadella Regionale di Germaneto in Catanzaro, come emblema e simbolo regionale ma anche nazionale avendo Egli dato (3500 anni fa) il nome all’Italia, la democrazia etica, sagge leggi ed i sissizi (pasti comuni). Poi ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, mercoledì pomeriggio 21 giugno 2023, nel momento in cui ha ricevuto il Premio Prima Italia a Davoli Marina. Scambio di email, messaggi whatsapp, qualche telefonata nel corso di questi tre anni. E, dato il mio esilio, ho il rammarico di non poter coltivare più proficuamente belle amicizie culturali come queste, espressione della migliore Calabria. Via via, nel dialogo a distanza, è venuta fuori la nostra reciproca propensione alla Poesia. Lui, in particolare, “figlio d’arte” poiché il padre Luigi (1915-1995) era stato un prolifico Poeta ampiamente riconosciuto, premiato e apprezzato ad alti livelli. Tanto è che, sia per merito che per affetto, ha dedicato un apposito Premio Nazionale a suo nome e in suo onore, oggi giunto alla terza edizione. In allegato tu e i nostri gentili lettori potete trovare il bando di partecipazione, con scadenza il 31 marzo prossimo. Spero che vi possano e vogliano partecipare in molti!

Domenico Tucci (qui in una foto recente) è nato nel 1952 a Petrizzi (23 km dalla mia Badolato Marina), nel medesimo comprensorio di Soverato di cui abbiamo frequentato (quasi sicuramente nel medesimo periodo) le scuole dell’Istituto Salesiano. Chissà se era presente, alla fine dell’anno scolastico 1968, quando ho presentato proprio nel cortile di quell’Istituto la mia prima raccolta di poesie “Gemme di Giovinezza” (edizione 13 dicembre 1967) !?!… Come medico, ha prestato servizio dal 1981 al 2000 come assistente e poi aiuto di Medicina interna all’Ospedale Civile di Chiaravalle. Nel 1996 è diventato Psicoterapeuta, professione che svolge tuttora. Scrive poesie fin da adolescente ed ha già pubblicato alcune liriche in opere antologiche. Due le raccolte autonome: IL GUARITORE FERITO del 2005 e nel 2015, con Pasquale Montalto, IL DIALETTO DELLA VITA – IL SOGNO LA VITA LA BELLEZZA.

6 – IL GUARITORE FERITO

Questa è una ricca raccolta di liriche (ben 240), tutte brevi, alcune brevissime; ben disposte e godibili pure graficamente. Lo stile è quello ermetico-essenziale a sfondo filosofico e intimistico, come – penso – sia il carattere della persona che ha scritto (sentimentale, riservato e spesso passionale-contenuto). Bravissimo a scrivere d’Amore. Dopo la Prefazione di Gianfranco Pinto, apre il volume (160 pagine – cm. 15 x 21) una bella e significativa poesia del padre Luigi “I versi del figlio” in cui si compiace di avere un figlio Poeta. Pure Domenico Tucci, alla pagina 156, dedica, a sua volta, una poesia ai suoi due figli Andrea e Giulio (il quale firma pure 5 bei disegni a tutta pagina), quasi a voler distinguere i settori poetici paterni: PENSIERI DI UN ADOLESCENTE (25 liriche), GIOVINEZZA (103) e LA MATURITA’ (112). L’amore familiare deve essere davvero tanto immenso se l’intera Opera viene dedicata alla moglie Caterina e, appunto, a questi due figli … “luce e bellezza del mio cammino”. Non si può immaginare di più e meglio!

Rarissime volte ho visto un volume di poesie così denso di colori e di sottili sfumature. D’altronde uno psicoterapeuta (pure per deformazione o tendenza professionale) tende all’analisi altrui e di sé medesimo. Inoltre, i Medici-Poeti sono una categoria a parte; non a caso hanno un’apposita Associazione. Non potrebbe essere diversamente, visto e considerato che il Medico, di per sé stesso, è la persona che è più vicina al dolore umano e a tutti gli altri sentimenti che affollano gli individui pure in relazione al proprio ambiente affettivo, di vita e di lavoro. Ho trovato che abbiamo molti elementi poetici in comune, essendo della stessa generazione (io nato nel 1950 e Lui nel 1952) e del medesimo ambiente culturale e territoriale, peraltro affacciato sullo Jonio, la cui abbagliante luce (pure invernale) che riverbera dal mare si moltiplica anche dentro la nostra mente e il nostro cuore. E’ una presenza assai importante la luce, in particolare quella jonica!…

7 – IL DIALETTO DELLA VITA

Confesso che mi sono trovato alquanto spiazzato e disorientato, dopo avere letto la più intima e ordinata raccolta de IL GUARITORE FERITO, imbattermi nell’altro volumetto inviatomi da Domenico Tucci e firmato pure da un altro Poeta, Pasquale Montalto. Non mi è sembrata una scelta editoriale particolarmente felice, pur apprezzando le migliori intenzioni di celebrare un’Amicizia personale e poetica tra i due Autori, entrambi amici e psicoterapeuti. Apprezzo tutti i buoni propositi di Apollo editore di Bisignano (CS): dall’inserimento di due Poeti nella collana “Chatila” (che ricorda la esecranda strage di palestinesi a Sabra e Chatila, appunto, tra il 16 e il 18 settembre 1982) al pur utile inserimento di coinvolgere altre persone (tra disegnatori, commentatori, collaboratori e citazioni). Sinceramente, alla fine il tutto mi è sembrato un po’ dispersivo e deconcentrante per gustare adeguatamente il “prodotto poetico” che, secondo il mio umilissimo parere, dovrebbe essere più snello e semplice. Sarà pur bella ed innovativa tale impostazione ed impaginazione editoriale e mi scuso (tanto e di vero cuore) se non so e non posso apprezzare, anche perché appartengo ad una vecchia scuola editoriale. E, poi, tra l’altro, troppo lungo, composito e dispersivo il titolo della pur pregevolissima raccolta poetica. Sarebbe bastato un titolo di pochissime parole. Forse pure una, ma intensa, pregna ed indicativa di tale nuovo e significativo percorso.

Fatto salvo, comunque, il grande valore artistico dei due Poeti, il libro si compone di 158 densissime pagine (cm 15 x 21) che però non fanno respirare il lettore nemmeno visivamente, essendo eccessivamente piene di elementi purtroppo distraenti.

Sono firmate da Domenico Tucci le due raccolte liriche che si alternano: IL SOGNO DELLA VITA (pagine 19 – 49 con 30 brevi poesie) e LA BELLEZZA (pag. 117 – 141 con 28). Appartengono a Pasquale Montalto: VOCI DIALETTALI (pag. 51 – 86 con 16 componimenti) e IL DIALETTO DLLA VITA (pag. 87 – 116 con 18). La differenza stilistica tra i due Autori è evidente: Tucci sempre stringato e breve, mentre Montalto è più lungo e discorsivo, con un verso molto più ampio ed articolato, quasi prosastico (anche se nel risvolto della prima di copertina è evidenziato che “La grande Prosa è Poesia, la grande Poesia è Prosa”).

Le tematiche, come ovvio, si intrecciano sia perché simili nel vissuto e nella concezione del mondo, sia perché entrambi risentono dell’essere psicoterapeuti. Tutto sommato, pur apprezzando assai assai i contenuti, inaccettabile mi appare la forma di presentazione di due Autori insieme e in un contesto grafico che non facilita la lettura. Ma questo, ovviamente, è solo un mio discutibile parere, una mia troppo personale impressione. Comunque, complimenti ed auguri ai due Autori e all’Editore!… Un libro di Poesie resta pur sempre una gran bella ed utile realtà.

8 – SALUTISSIMI

Caro Tito, penso che ci siano poche gioie al mondo che possano eguagliare quella della bella Poesia e della bella Prosa. Sento, perciò, di dover ringraziare, assai e di vero cuore, gli Autori che abbiamo appena segnalato, sperando che tanti altri ne possano gioire. Intanto, noi ci salutiamo qui, nel ringraziamento dovuto per questa “594” e in quello futuro per altre utili “Lettere” tese a raccontare il meglio della nostra amatissima Terra, pure attraverso i protagonisti della Scrittura. A presto, dunque, e tanta cordialità pure ai nostri sempre gentili lettori.

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)