Caro Tito, è venuto il momento di dirti del giovane Giovanni Mastrostefano (classe 1991) il quale è tornato ad Agnone del Molise, dove abita con la famiglia genitoriale, dopo un viaggio in solitaria di ben 21 mesi attraverso 12 Paesi dell’Estremo Oriente e dell’Oceania: Nepal, India, Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia, Malesia, Indonesia, Brunei, Borneo, Singapore, Australia. Ne avevamo già accennato domenica 18 dicembre 2022 nel paragrafo 5 di <<  https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-438-sgalipati-ovvero-sgarbati-una-parola-chiave-su-cui-riflettere-per-natale-e-per-sempre/  >>  scrivendo le considerazioni che trascrivo nel seguente paragrafo 1 …

1 – LA SENSIBILITA’ DEL GIOVANE GIOVANNI MASTROSTEFANO

Caro Tito, in questi ultimi tre mesi mi sono chiesto che vita e che futuro avrà il trentenne Giovanni Mastrostefano, che ho avuto modo di apprezzare quando, qualche anno fa, era presidente dell’associazione giovanile culturale agnonese “IAM” (parola che in dialetto significa “andiamo, diamoci una mossa, impegniamoci”). L’ho visto così tanto sensibile, preparato, motivato e gentile che gli ho proposto di sposare la causa della desertificazione dei borghi e delle ruralità per concorrere ad essere eletto al Parlamento Europeo dove portare le istanze dello spopolamento che fa soffrire e persino morire vasti territori non soltanto dell’Italia ma dell’intero vecchio continente e là dove la cosiddetta globalizzazione è passata come Attila facendo “terra bruciata”. Una globalizzazione che più sgarbata non si può. Globalizzazione assassina!

Mi chiedo ancora che vita e che futuro avrà lui, così tanto sensibile da sentire la necessità (ormai assai rara nei giovani di adesso) di viaggiare per mesi e mesi dal Nepal all’India e per tutto l’Estremo Oriente alla ricerca sicuramente di conoscenza, di spiritualità e di valori ma anche di risposte a domande interiori che animano la sua splendida personalità. L’altro giorno (giovedì 15 dicembre 2022) era appena entrato in Vietnam, come evidenzia questa foto che lo ritrae al posto di frontiera, sotto la bandiera di quella valorosa nazione asiatica che ha occupato gran parte dei nostri pensieri negli anni sessanta e settanta per quella massacrante “guerra” coloniale ed imperialistica imposta prima dai francesi e poi dagli Stati Uniti d’America. Un trauma per la nostra gioventù, allora alle prese proprio con la rivoluzione culturale ed etica.

Che senso ha, nel mondo di sempre e di oggi in particolare, sensibilizzarsi così tanto se poi si ha a che fare (nei luoghi di vita e di lavoro) con una società sempre più sgarbata, concorrenziale, scorretta, violenta?… Una qualche risposta mi ha dato, giorni fa, il prof. Sergio Sammartino, il quale (forse unico di Agnone e dintorni) all’età di 17 anni, attorno alla metà degli anni 70, è partito da solo per un lungo viaggio in India per soddisfare quesiti esistenziali personali ed universali. L’amico Sergio è ancora convinto che, comunque, bisogna impegnarsi eticamente a contrastare il sempre più crescente andazzo negativo, poiché altrimenti il mondo sarà dominato da persone e valori deprimenti e selvaggi. Le pratiche e le testimonianze etiche sono sempre più essenziali. Più il mondo peggiora e più bisogna mantenersi desti nei grandi valori umanistici!…

Adesso sto lavorando affinché Sergio e Giovanni possano incontrarsi (magari e meglio se in una conferenza pubblica, in collaborazione con qualche associazione culturale locale) per condividere le rispettive esperienze di due giovani agnonesi che, a distanza di quasi 50 anni, hanno effettuato i medesimi percorsi di ricerca spirituale ed esistenziale.

Sergio è poi diventato intellettuale molto impegnato e validissimo docente umanistico nei licei … e Giovanni?… Dopo questa importante esperienza, continuerà a portare avanti (assieme al padre, ai fratelli e alla zia) l’avviata azienda di famiglia?…

E come vorrà far valere questa speciale esperienza di viaggio nella vita normale, quotidiana in un mondo di sgarbati?… Auguri, Giovanni!

2 –  IL RITORNO DI GIOVANNI MASTROSTEFANO

Così, dopo 21 mesi di viaggio e di numerosi itinerari geografici e interiori, Giovanni Mastrostefano è atterrato all’aeroporto di Fiumicino a Roma, proveniente da Perth (West Australia) ultima sua tappa, accolto dal calore e dalla gioia dei suoi familiari e dagli amici più intimi. Giorni fa, giovedì 18 luglio 2024, ne abbiamo scritto (al terzo capoverso iniziale) nella << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-554-realizzare-un-web-museo-di-tutti-i-comuni-calabresi-pure-per-aumentare-il-turismo-interno-ed-esterno/ >> nel seguente modo … << Come apertura mentale, non c’è scuola, caro Tito, che possa insegnare più dei viaggi, i quali contribuiscono a fortificarci nel nostro “stare al mondo”, nell’amare la vita, nel persistere per la pace tra tutti indistintamente i popoli, nell’insistere nel rispetto reciproco. Lo confermano tutti i piccoli e grandi viaggiatori, tutti i globetrotter (i giramondo). Prima e dopo Ulisse. Come il giovane Giovanni Mastrostefano di Agnone, appena rientrato a casa dopo questa lunga esperienza in solitaria per il mondo accompagnato dal suo zaino, fedele compagno di viaggio.

Ti dirò di questo interessantissimo viaggio in una delle prossime lettere. Intanto ti anticipo la foto che vedi in questo paragrafo. Ho intervistato Giovanni (classe 1991) martedì pomeriggio 09 luglio 2024 (dalle ore 17 circa alle ore 19,15) nella sua casa di Agnone del Molise. Una assai interessante chiacchierata-reportage su questo suo lungo viaggio per quella stupenda parte del mondo che è l’Estremo Oriente ma anche e soprattutto un viaggio all’interno di sé stesso (parte preponderante del suo discorso). Ed è proprio questo il maggiore risultato che si conquista viaggiando: si ritrova sé stessi. Me lo ha confermato, ripetuto e sottolineato con forza il giovane Giovanni, ma anche un altro agnonese “precursore” dei viaggi in Oriente, quel Sergio Sammartino (oggi docente di filosofia in pensione) il quale dall’età di 17 anni in poi (dal 1977 al 2007) è stato in India ben nove volte, ricavandone grande serenità ed impegno etico di vita. Ricordo che con Sergio Sammartino e Altri ho fondato nel 1984 l’EWA – Erotology World Association che ha realizzato il convegno internazionale “Amore e Religione” dal 04 al 06 ottobre 1985 proprio in Agnone, con una grande partecipazione e vasta eco anche estera. >>.

3 – L’INTERVISTA A GIOVANNI MASTROSTEFANO

Per questa intervista mi ero prenotato appena saputo che Giovanni era partito per questa esperienza bella, utile ed intensa di un viaggio in solitaria, senza data di scadenza… “un viaggio aperto” (come si suole dire). Così, dopo giusto un mese dal suo ritorno, ci siano incontrati nella sua casa genitoriale dove ancora vive (presente la madre Rosanna Primizio la quale, in questi due anni di viaggio, mi informava dei vari spostamenti del figlio “globetrotter”).  Ti anticipo che Rosanna Primizio, donna assai sensibile e colta, è autentica Poetessa e attualmente la sto aiutando a dare alle stampe la sua prima raccolta di poesie.  Dunque, suo figlio Giovanni mi ha raccontato, accavallando ricordi e sensazioni, di tutte le numerose tappe del suo girovagare, delle emozioni, delle considerazioni, del valore e anche delle prospettive future. Ovviamente, mi ero già preparato una serie di domande, di cui la prima non poteva che essere: << Quando ti è nato il desiderio di conoscere da vicino i Paesi dell’Estremo Oriente?… >>.

E’ scoccata sul lungomare di Vasto Marina in Abruzzo (ad 80 km da Agnone) la scintilla che ha fatto scattare in Giovanni la voglia di conoscere l’Oriente, le sue religioni, le sue filosofie, in particolare il Buddismo (come religione e civiltà che anima tanti popoli). E’ scoccata nell’età adolescenziale quando, davanti ad una bancarella che esponeva e vendeva statuine di Budda ed altri oggetti riferibili al buddismo, si è subito chiesto come sarebbe stato bello poter visitare i luoghi dove viene praticata questa religione di massa che ha fama di grande pacatezza e spiritualità. Luoghi lontani e culture religiose differenti rispetto a quel cristianesimo che ci avvolge sin da piccoli (bene o male). Proprio in questa circostanza è riuscito a piantare un seme di curiosità nella sua mente che, nel corso degli anni, è maturato e lo ha spinto ad intensificare il suo interesse verso quella parte di mondo tanto diversa e desiderata. Animo estremamente sensibile, gentile e mite, Giovanni, dopo aver conseguito la laurea in Economia e Management, ha condotto una vita normale fatta di lavoro e routine quotidiana nell’azienda di famiglia.

4 – IL SOGNO E IL VIAGGIO SOPRATTUTTO INTERIORE

Tuttavia Giovanni custodiva e coltivava il sogno di conoscere da vicino i Paesi dove la pratica della spiritualità è molto più diffusa e può agevolare una maggiore e migliore conoscenza di sé stessi. Gli ho detto che lo capivo benissimo, poiché fin dall’adolescenza ho letto libri multiculturali, nel 1967 ho fondato la band “Euro Universal” e all’Università ho studiato “Religioni e Filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente” e “Islamistica” nel quadro di una conoscenza universale ed universalistica di popoli e culture. Comunque, ogni persona dovrebbe avere informazioni almeno minime ed essenziali sulla storia ed il valore di quella grande spiritualità orientale. E’ un atto rivoluzionario il solo aprirsi all’amichevole confronto e all’incontro sincero con altre culture, poiché il multiculturalismo aiuta l’essere umano ad essere più saggio. Così Giovanni, ha cominciato a risparmiare quel tanto da poter affrontare le spese di questo viaggio tanto sospirato quanto divenuto poi più lungo del previsto.

Contemporaneamente ha approfondito ancora di più la conoscenza dei luoghi, pure con la lettura dei racconti di viaggiatori precedenti come, ad esempio, il noto ed emblematico Tiziano Terzani (1938-2004), giornalista e scrittore fiorentino il quale (amico alla Normale di Pisa di un gruppo di studenti dal grande futuro come Giuliano Amato, il calabrese Alberto De Maio, ed altri al top pubblico-sociale) ha dedicato tanto della propria vita alla cultura e ai popoli dell’Estremo Oriente.

Giovanni, preparando accuratamente tale avventura, ha avuto le idee chiare.

E cosi, dopo anni di procrastinazione, è riuscito a trovare il coraggio per mettere tutto il necessario nel suo piccolo zaino e partire con un biglietto di solo andata per un viaggio che doveva durare pochi mesi e che, alla fine, appunto, è durato quasi due anni.

Nessun itinerario prestabilito se non un biglietto di sola andata per Kathmandu e due notti prenotate in ostello. Tutto il resto è stato guidato dall’ispirazione.

Prima tappa il Nepal (lo Stato, il Paese delle alte montagne tra cui l’Everest la più alta cima del mondo) incastonato tra il Tibet (ora cinese dal 1949) e l’India ad un’altitudine media di circa tremila metri sul livello del mare. Un viaggio senza un itinerario preordinato o tempi prestabiliti, quello di Giovanni, lasciato all’istinto del momento, sebbene con un minimo di idee-guida. Una prova di coraggio non soltanto per tale indeterminatezza formale ma anche per la consapevolezza di doversi adattare a situazioni assai impegnative, anche pratiche e quotidiane (logistiche e imprevedibili). Un modo pure per mettere a prova il proprio carattere. Il primo e più evidente fenomeno è quello di incontrare e familiarizzare con altri “viaggiatori dell’anima” (in gran parte giovani) con cui condividere tante cose.  Una solidarietà esaltante, afferma Giovanni, il quale viaggia con mezzi pubblici (là dove esistenti), con mezzi di fortuna (pure con l’autostop) in situazioni che ti abituano alla precarietà e allo spirito d’intraprendenza. Alla condivisione dell’essenziale, della povertà e della semplicità. Un modo nuovo di essere francescano, proprio alla Francesco d’Assisi o alla Francesco di Paola, il santo protettore dei marinai cioè di coloro che viaggiano per lavoro e per una intera vita. Ricordiamo che, secondo la tradizione, il nostro calabresissimo San Francesco di Paola ha attraversato lo stretto di  Messina affidandosi unicamente al suo mantello (altra simbologia di povertà e di improvvisazione, di intraprendenza e di volontà di andare comunque avanti).

5 – PAESI VISITATI E TEMPO IMPIEGATO

21 mesi di viaggio possono apparire molti (se misurati con il nostro calendario e il nostro senso del tempo); sono però pochi per l’anima molto dinamica di un giovane trentenne con la grande voglia di affrontare (direi avidamente) la conoscenza di un’altra consistente parte del mondo che non siamo noi (superando l’euro-centrismo o l’ego-occidentale) e, soprattutto, con il forte desiderio di conoscere fino in fondo sé stesso (una delle imprese più strategiche per ogni essere umano che abbia l’onestà intellettuale della sua presenza in famiglia, nella società, nel mondo). << Mi sono sentito pieno di vita >> mi dice Giovanni, sempre con il suo largo sorriso che mi dà lo spunto per dirgli che vivo ancora di rendita per tutti i sorrisi visti e avuti in Thailandia nel novembre 1977 e ne chiedo conferma. Sì, pure per lui la Thailandia è ancora “il paese del sorriso”. Perciò esorto tutti a vistare la Thailandia (sebbene per una sola settimana e in viaggio organizzato). La vostra vita cambierà in meglio e se non cambierà in meglio vorrà dire che avete un qualche (piccolo o grave) problema interiore da risolvere.

Caro Tito, vediamo adesso i Paesi percorsi da Giovanni e per quanto tempo ci è rimasto; ovviamente il tempo di permanenza è indicativo, non è millimetrico.

Dicevamo, primo Paese visitato il NEPAL con una permanenza di un mese. Secondo, l’INDIA (due mesi). Terzo, VIETNAM (1 mese). Quarto, CAMBOGIA (20 giorni). Quinto, LAOS (un mese). Sesto, THAILANDIA (40 giorni). Settimo, MALESIA (un mese). Ottavo, BORNEO malese (due settimane). Nono, BRUNEI (due giorni). Decimo, SINGAPORE (4 giorni). Undicesimo, INDONESIA (40 giorni). Dodicesimo, AUSTRALIA (un anno). Tra le frasi di Giovanni che si sono accavallate nel suo racconto, una mi ha colpito: << Non volevo morire con il rimorso di non aver fatto questo viaggio >> oppure << Volevo stare fuori tre mesi invece ne sono trascorsi 21 >>.

Un viaggio assai serio ed importante, quindi. Un viaggio approvato pienamente dalla famiglia. Un giorno che ho incontrato il padre Franco e mi sono congratulato per la bella ed originale esperienza del figlio, ho avuto come risposta-commento: << Sì, proprio un bel viaggio. Ho fiducia che tornerà più forte e motivato in qualsiasi scelta futura si troverà o vorrà fare >>. Pieno appoggio. E ammirazione. Che forza, che armonia familiare!… Magari fossero tutti così!…

6 – DIARI DI VIAGGIO IN UN PROSSIMO LIBRO?

Per Giovanni, appena tornato da questa lunga e importante esperienza di viaggio e di vita, si tratta adesso di rielaborare con calma tutta la grande mole di informazioni, di sensazioni, di riflessioni e di emozioni. Gli saranno sicuramente di aiuto i quattro diari che racchiudono il valore dell’inusuale impresa. Quasi sicuramente tale rielaborazione confluirà in un apposito libro, come hanno fatto diversi suoi amici viaggiatori dopo un’analoga esperienza. Di certo, i resoconti dei viaggi permettono ad altri, specialmente ai giovani, di trovare metodi e motivazioni per mettersi alla prova con esperienze che non tutti sono in grado di affrontare e di vivere. E’ sempre e comunque importante lasciare una traccia scritta delle proprie esperienze di vita, pure perché chi ci legge può giovarsene. La civiltà umana è nata dalla trasmissione, dalla tradizione delle esperienze tra generazioni. Pure per questo esorto tutti tutti tutti (nessuno escluso) a scrivere e a tramandare, dentro e fuori la famiglia. Da cosa buona nascerà sempre qualcosa di buono. Scrivere e tramandare è un dovere inter-generazionale, etico e civico.

Intanto, l’Associazione “Amici di Blu”, giovedì 8 Agosto, in occasione dell’esposizione della mostra d’arte presso Palazzo San Francesco, a cui seguirà l’asta di beneficienza il giorno 11, ha invitato Giovanni a parlare della sua esperienza e del suo viaggio. Spero che in futuro, anche in altre circostanze, verrà invitato pure il prof. Sergio Sammartino, il quale – come già ricordato – è stato il primo giovane agnonese nel 1977 (quando aveva appena 17 anni) ad affrontare un viaggio di tipo spirituale in India. A tale prima esperienza sono seguiti altri otto viaggi, fino al 2007 (cioè fino all’età di 48 anni). Nella foto di questo paragrafo (fornitami dallo stesso) il giovane Sammartino è in India vicino al Sathya Sai Baba (1926-2011) in una assemblea di fedeli. In quel contesto, Sai Baba era paragonabile alla figura di Gesù, pure in quanto reincarnazione dell’Amore divino. C’è tutta una letteratura su questo personaggio, così come su altre figure simili ancora esistenti nell’India degli asceti. Per noi occidentali è difficile comprendere l’esistenza, al giorno d’oggi, dei cosiddetti “Santoni” capaci pure di fare miracoli. Ma non dovrebbe essere difficile, visto che pure da noi ci sono personaggi (laici e religiosi) appartenenti alla Chiesa Cattolica che notoriamente operano guarigioni fisiche, spirituali e altri prodigi, come ad esempio Frate Còsimo Fragomèni al Santuario della Madonna dello Scoglio in Santa Maria di Placanica (RC), a circa 40 km da Badolato, tanto che la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente proprio pochi giorni fa tale situazione miracolistica.

Colgo l’occasione per accennare al fatto che negli anni sessanta e settanta innumerevoli giovani si sono messi a viaggiare in lungo e in largo per il mondo. Parecchi sono passati pure da Badolato Marina ed alcuni ho ospitato a Roma. Ricordo uno, in particolare, Roberto Piginelli, neo-laureato in Psicologia a Buenos Aires, con nonni italiani. Si adattava a fare lavoretti per poter proseguire il suo viaggio. Come non ricordare, poi, i tanti, troppi migranti odierni, i quali, pur di raggiungere per un semplice lavoro i Paesi ricchi d’Europa, America del Nord ed Oceania, affrontano innumerevoli peripezìe in questa nostra epoca che trova la sua apoteosi di barriere, egoismi e altre avversità che spesso sfociano in guerre e conflitti micidiali. Ci accoriamo sempre più che c’è un popolo di itineranti, di viaggiatori obbligati non soltanto di viaggiatori volontari.

7 – IL POPOLO DI ITINERANTI E VIAGGIATORI

Giovanni, nel nostro dialogo-intervista, ha insistito molto su un particolare aspetto del suo itinerario: la solidarietà che si instaura tra persone che viaggiano con pochi oppure senza sufficienti mezzi di sussistenza, specialmente giovani provenienti da ogni parte del mondo. << Per costoro – dice Giovanni –  gli ostelli sono come chiese, sicuro rifugio e ristoro dove poter socializzare e creare la propria rete di contatti; scambiarsi suggerimenti e condividere le proprie storie>>.  E mi racconta di quando, sorpreso da una bufera di neve in Nepal, si è salvato grazie all’accoglienza in un monastero di monaci buddisti che lo hanno rifocillato ed ospitato. A parte questa esperienza nevosa, tutto il periodo è trascorso in maglietta e pantaloncini (salvo qualche rara eccezione): << In pratica non ho mai incontrato l’inverno! >> ha affermato. E questo è un dato climatico assai indicativo. In Estremo Oriente i viaggiatori, gli itineranti sono come una grande famiglia e la gente del luogo li aiuta e li tratta bene … quasi come se fossero monaci viandanti … poiché, in pratica, come i monaci, vivono un’esperienza conoscitiva ed ascetica.

Generalmente, si mantengono facendo pure piccoli lavoretti o volontariato. In cambio di piccoli sacrifici, i viaggiatori hanno però la possibilità di vivere un’esperienza davvero unica. Infatti, Giovanni mi ripete che durante tale viaggio nelle civiltà umanistica e spirituale dei Paesi buddisti e induisti egli si sia sempre sentito “connesso alla dimensione universale a cui apparteniamo” … sarà suggestione?… sta di fatto che egli ha affermato più volte (nel corso della nostra conversazione) che è stato un viaggio di emozioni continue, di meditazione totale … cosa che poi è leggermente cambiata quando è atterrato a Perth, in West Australia, dove il clima culturale consumista occidentale lo ha distratto dal suo viaggio principale. Soltanto sull’isola di Rottnest e nell’Australia interna e desertica, in quei silenzi e in quelle solitudini, egli ha ritrovato la connessione universale. Sono situazioni spirituali che è difficile concepire o immaginare per noi ormai immersi fino ai capelli in un modo di vivere simil-materialista con contorno di troppe vanità. La spiritualità è una cosa assai seria ed utile come ci dimostrano questi popoli orientali non da secoli ma da millenni. E come ci dimostrano pure i nostri stessi monaci di clausura.

Sono sicuramente i popoli dell’Estremo Oriente che, nella loro semplicità devozionale e assieme ai paesaggi maestosi di magnificenza e di solitudine, offrono al viaggiatore quel clima favorevole alla meditazione e al viaggio interiore che il modo di vita occidentale non favorisce affatto o comunque distrae. L’esperienza australiana ne è ampia conferma.

Di certo le forti emozioni che hanno fatto piangere di commozione e di assoluto Giovanni a Varanasi (la città sacra degli Induisti sul fiume Gange) non sono replicabili in qualsiasi altra parte del mondo, benché suggestiva e attraente.

Ed ecco che il cosiddetto “genius loci” (la natura, il genio del luogo) è indispensabile per caratterizzare la spiritualità e quell’atmosfera che non ritroverai in nessun’altra parte del pianeta. E quell’Estremo Oriente è davvero unico.

Ed è tale stato di cose uno dei motivi per cui sciami di persone, in particolare giovani, cercavano negli anni sessanta e settanta e cercano ancora in questi viaggi orientali quell’Armonia che, poi, sta alla base della vera e duratura felicità.

8 – LA VITA E’ BREVE …

Che la vita sia breve, spesso molto breve, è una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Eppure, tale realtà è deformata da valori legati al consumismo, all’apparente aumentata longevità e agli atteggiamenti imperialisti (specialmente nei Paesi più opulenti, soprattutto occidentali, o nei Paesi a prevalente regime dittatoriale e militare) i quali, inevitabilmente, riversano tale visione delle cose su gran parte della popolazione. Tanto è che alcuni filosofi, psicologi e psicoterapeuti individuano nel “delirio di onnipotenza” (dei potenti, dittatori o governi) una delle malattie del cosiddetto modello di vita del super-uomo o del super-popolo. Ed ecco che, pure per uscire da tale spirale nefasta, le persone più sensibili (prevalentemente dei Paesi occidentali) si rivolgono a sistemi più spirituali e poveri, come appunto l’Oriente induista, buddista, taoista, ecc. dove la continua messa in discussione di sé stessi, l’umiltà, la meditazione profonda, la connessione universale sono elementi costitutivi del buon vivere semplice ed altruistico. Fondamentalmente, la religione cristiana non sarebbe da meno, ma purtroppo si è ormai lasciata imbrigliare da mode e modelli consumistici da cui non riesce a districarsi, nonostante Papa Francesco insista nell’esortare che la Chiesa dovrebbe essere un “ospedale da campo” (vicina alle sofferenze e ai bisogni della gente e delle persone) … una Religione che curi e non si pavoneggi.

Caro Tito, fino agli anni cinquanta pure la Calabria era un territorio caratterizzato da maggiore spiritualità rispetto alle altre regioni italiane. Ciò era dovuto alla numerosa presenza di eremi e conventi isolati che, specialmente nel medioevo, le hanno procurato la definizione di “Nuova Tebaide”. La Tebaide, nella prima epoca cristiana, era (nell’Alto Egitto attorno alla città di Tebe) una zona desertica dove fiorirono eremi e cenobi di monaci o laici dediti alla solitudine, alla preghiera, alla meditazione e alla penitenza. Non sarà sicuramente questo il destino di Giovanni, il quale ha affrontato un così lungo viaggio di 21 mesi alla ricerca di conoscenze nuove e nuove spiritualità che lo possano sorreggere in una eventuale vita di trentenne da dedicare all’azienda di famiglia, ma anche a decisioni strategiche per la sua vita personale (come ad esempio trovare una misura o un atteggiamento decisivo verso la voglia di famiglia propria e di paternità). Insomma, il viaggio di Giovanni è ancora lungo e lo aspettano tappe tanto impegnative da ipotecare il futuro prossimo o remoto. << La vita è breve e merita di essere vissuta intensamente>> afferma lui stesso. Tuttavia, il richiamo del viaggio è ancora presente, specialmente con il desiderio di visitare altri paesi asiatici per i quali è stato più complicato o impossibile finora ottenere visti di ingresso e permessi di addentrarsi in aree extra-urbane solitamente inibite a turisti, ricercatori e pellegrini.

9 – SALUTISSIMI

Caro Tito, sarebbe troppo lungo continuare. L’intervista-chiacchierata è durata tanto e gli appunti presi potrebbero costituire almeno argomento per altre due puntate. Ritengo che qui ci possano essere i concetti basilari per farci comprendere questi 21 mesi di viaggio e gli stati d’animo di Giovanni. In particolare, quanto scritto finora potrebbe dare le coordinate principali a giovani o meno giovani che abbiano intenzione di affrontare una simile esperienza. Un’esperienza, in verità, che io raccomanderei a tutti … non fosse altro da affrontare e vivere almeno con qualche viaggio organizzato di poche settimane, dopo averlo però adeguatamente preparato per non andare digiuni del tutto a visitare Paesi fin troppo importanti per capire meglio il mondo e come stare al mondo.

Tale “Lettera n. 558” (ridotta e adattata) sarà utile per il mensile agnonese “L’Eco dell’Alto Molise” che, fondato nel marzo 1981 (assai longevo, quindi), può contare nella direzione responsabile di Vittorio Labanca e nella direzione editoria ed esecutiva di Maurizio d’Ottavio. Tale periodico cartaceo raggiunge centinaia e centinaia di abbonati in ogni parte del mondo. Adesso ti ringrazio e ti saluto, così come ringrazio e saluto i sempre gentil nostri lettori. Alla prossima Lettera n. 559. Tanta cordialità!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, mercoledì 31 luglio 2024 ore 19.07 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, mi sono state fornite in prevalenza (12/14) dal dott. Giovanni Mastrostefano; una dal prof. Sergio Sammartino; e una è stata presa dal web.