“Una ‘ndrangheta sempre più ramificata, una ‘ndrangheta sempre più ricca, ma una ‘ndrangheta che non ha fatto i conti con l’intelligence investigative e con la preparazione di tanti magistrati che lavorano in modo brillante presso le varie Procure italiane ed estere. Una operazione di largo respiro che ha messo in luce la presenza nel mondo della ‘ndrangheta e del suo sistema di correlazioni con i vari territori, che tendono a creare punti di riferimento ed espansione mafiosa ed economica. Scenari molto gravi che, però, grazie alle Procure antimafia di Reggio Calabria (Giovanni Bombardieri), di Milano (Marcello Viola), Genova (Nicola Piacente) e di quella nazionale (Giovanni Melillo), in collaborazione con gli analoghi degli Stati interessati, sono stati scoperti, con l’assunzione di provvedimenti di rilevante importanza. Mezza Europa e diverse nazioni del Sudamerica interessate all’operazione con centinaia di arresti, fiumi di cocaina sequestrati e con la distruzione di una ramificazione che ha gestito un traffico di droga imponente. Il tutto con la collaborazione e l’assistenza anche dei vertici delle Procure degli Stati interessati (Germania, Belgio, Francia, Portogallo, ecc.).
La prova più che evidente che oramai la ‘ndrangheta veleggia in tutto il mondo ed è diventato il gruppo criminale più radicato e pericoloso, anche per la sua struttura quasi militare. Ed attorno all’ingente traffico di droga gli investimenti imprenditoriali che consentivano sia la presenza nelle varie Nazioni e sia i punti di riferimento per la consorteria. In tale contesto, le interlocuzioni con la politica che, da una parte, rafforzavano i rapporti e le prospettive, e, dall’altra, il certo condizionamento del consenso, specialmente in Calabria. Questa, in sintesi, il cuore dell’inchiesta che, però, non deve fermarsi e deve andare avanti per verificare se vi sono altri collegamenti con pezzi delle Istituzioni che hanno, in qualche modo, favorito questa imponente ascesa. Non si tratta più di un problema calabrese e italiano, ma di un sistema, a volte sommerso, che interessa, appunto, il mondo e che solo da qualche tempo è considerato per la pericolosità che effettivamente nasconde e che prima non veniva percepita. Le indagini, quindi, non possono fermarsi e devono ricostruire, anche, gli altri rapporti che sono stati solo ventilati, ma che meritano un serio e costante approfondimento. Intanto, un plauso alle Forze dell’Ordine ed ai Ros in particolare, alle Procure interessate, alla Dda nazionale ed a tutti coloro che hanno consentito e partecipato alla imponente operazione.