LE SECONDE CLASSI DEL POLO LICEALE “ZALEUCO – OLIVETI – PANETTA – ZANOTTI” TRA LE MERAVIGLIE DI BOVA E PENTEDATTILO

 

Una giornata coinvolgente, sia dal punto di vista storico che naturalistico, quella vissuta dagli studenti delle seconde classi del Polo Liceale “Zaleuco – Oliveti – Panetta – Zanotti”, guidato dalla Dirigente Carmela Rita Serafino, che, nelle giornate 11, 12, 13 e 14 Marzo, si sono recati in visita a Bova e Pentedattilo, accompagnati dai docenti: prof.ssa Maria Caccamo, , prof. Ivan Rodinò, prof.ssa Cristina Logozzo e prof.ssa Filomena Sgambelluri, per il Liceo Classico; prof.ssa Flavia Amato, prof.ssa Maria Francesca Piacente, prof.ssa Tania Gennaro, prof.ssa Elisabetta Longo, prof. Giuseppe Calderazzo, prof.ssa Manuela Starvaggi e prof.ssa Brigida Pedà, per il Liceo Scientifico Zaleuco; prof. Natale Maio, prof.ssa Maria Gabriella Galletta, prof. Michele Mulè e prof.ssa Rosamaria Ritorto, per il Liceo Artistico di Siderno; prof. Gaetano Sergi, prof.ssa Ilenia Luca e prof.ssa Maria Teresa Calautti, per il Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica. Prima tappa il Borgo storico di Pentedattilo, un vero e proprio set cinematografico, che racconta una storia sospesa, che attinge a una lugubre strage familiare: la “Strage degli Alberti”, dal nome della nobile famiglia che nel Cinquecento reggeva il territorio. Qui i ragazzi hanno visitato la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, di antichissima data, già nel 1310 viene indicata come una delle 4 chiese protopapali della zona. Nel 1655 la chiesa, per il passaggio dal rito greco al rito latino, venne restaurata dall’arciprete Domenico Toscano di Bova , come testimonia una lastra con stemma e iscrizione posta all’interno della chiesa. Successivamente verso la fine dell’800, grazie all’ azione dei Ditterei Zema e Malavenda, la Chiesa, ormai prossima a rovina, venne consolidata e abbellita. La chiesa è a due navate e al suo interno sono conservate un’acquasantiera e una fonte battesimale risalenti al XVII sec. ed una lapide sepolcrale marmorea con stemma gentilizio del 1627 del marchese di Pentedattilo Don Giuseppe Alberti. Una famosa pala d’altare del XVII sec, attribuita a Giovan Battista Caracciolo detto “il Battistello”, raffigurante i Santi Apostoli protettori Pietro e Paolo e la Vergine Assunta in cielo, venne trafugata nel 1972 e mai più ritrovata. I ragazzi hanno, poi, proseguito la visita al Borgo di Bova, che, incastonato nella sua rupe aspromontana, sembra sospeso nel tempo, tra antiche divinità greco-orientali e leggende che lo vorrebbero fondato da una misteriosa regina armena. L’eco classica riverbera nella lingua dei suoi abitanti, parte della comunità grecanica di Calabria, e nei prodotti tipici, come la gustosa lestopitta (focaccia senza lievito), I ragazzi all’arrivo sono stati accolti dall’iconica locomotiva a vapore, omaggio ai Ferrovieri d’Italia, cui è dedicata l’omonima piazza. Come molti paesi in Calabria, anche Bova fu assediata dai saraceni nel IX secolo, dotandosi di una serie di fortificazioni che ancora oggi si possono ammirare. L’accesso al borgo di Bova avveniva attraverso due porte turrite (Torre Normanna), salendo per i vicoli si raggiungeva l’acropoli, sulla quale tuttora affacciano gli edifici principali: la Cattedrale, il Palazzo Vescovile e gli altri palazzi nobiliari, fino ad arrivare ai ruderi del Castello Normanno, che svettano in cima a uno sperone roccioso. Gli studenti, tra le vie del Borgo, hanno potuto ammirare: la Chiesa di San Leo, con la Cappella delle Reliquie; le chiese del Carmine e dell’Immacolata e i dettagli scolpiti sulle facciate dei numerosi palazzi gentilizi, opera di scalpellini locali (Palazzo Mesiani-Mazzacuva, Palazzo Nesci Sant’Agata e Palazzo Tuscano, per citare quelli più monumentali). Da qui hanno proseguito per intraprendere Il Sentiero della Civiltà Contadina, ideato da Saverio Micheletta. E’ un viaggio nella storia personale di un uomo e, allo stesso tempo, nella cultura collettiva di un territorio. Lungo il percorso i ragazzi hanno visto installati i principali strumenti di lavoro della cultura contadina: macine di mulino ad acqua e a trazione animale, torchi e presse di frantoio, abbeveratoi per animali, palmenti per pigiare l’uva, torchi per estrarre l’essenza di bergamotto e molti altri oggetti appartenenti all’antica civiltà agricola. I ragazzi hanno concluso al meglio l’uscita, visitando il Museo della Lingua Greco – Calabra “Gerhard Rohlfs”, inaugurato a Bova il 21 maggio 2016, grazie all’intervento sinergico del Parco Nazionale dell’Aspromonte con gli enti pubblici territoriali deputati alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio culturale della minoranza storico-linguistica dei Greci di Calabria. Nelle sei sale del museo, ognuna dedicata a grandi studiosi che si sono interessati del patrimonio immateriale dei Greci di Calabria, i ragazzi hanno approfondito diversi aspetti della lingua grecanica, esplicati sia mediante foto e documenti storici, sia attraverso installazioni audio-visive, che hanno di ascoltare e capire questa ancestrale lingua, risalente ai tempi di Omero. Nella sala Franco Mosino, poi, è stato possibile investigare, attraverso i dati archeologici e paleografici attuali, ma anche grazie a ricostruzioni di ambientazioni storiche, il millenario percorso della lingua greco-calabra, le sue trasformazioni in virtù dell’apporto della cultura bizantina e in seguito degli influssi esercitati da parte delle ripetute dominazioni straniere, che si sono susseguite nelle terre aspromontane dei Greci di Calabria. “Se vai in Calabria sentirai che c’è un odor di Calabria come c’è un odore di neve, come c’è un odor di sole” (Anselmo Bucci)

 

 

COMITATO COMUNICAZIONE POLO LICEALE “ZALEUCO – OLIVETI – PANETTA – ZANOTTI”