R. e P.
BABBO NATALE/ SAN NICOLA A DISTANZA
RACCOLTA DONI PER I BAMBINI MALATI DI CANCRO – OSPEDALE BUDIMEX, BUCAREST ROMANIA.
Ogni anno L’ Associazione Prometeo a novembre, organizza una raccolta di doni, per i bambini malati di cancro, alcuni orfani, dell’ospedale Budimex, Bucarest in Romania. Un bellissimo progetto che porta un momento di affetto ai tanti bambini che combattono contro un mostro che si intrufola nel corpo e non sempre, come succede nelle favole, la fatina buona o il cavaliere coraggioso riescono a sconfiggere, a mandarlo via.
I doni verranno portati, il giorno di San Nicola il 6 di dicembre ossia il loro Babbo Natale di cui già a luglio cominciano a chiedere se passerà. La gioia che provano è immensa, per una caramella, una bambola, magari la prima mai avuta. A quei doni un compito importante:portare un po’ di luce dove spesso luce non c’è. Una coccola per dire che il male passerà. Una carezza quando ti svegli la notte, sei solo e hai paura.
Forza gente di cuore, serve il nostro aiuto, poco o tanto non importa. Mobilitate i vostri amici. Le scuole. Tutti coloro i quali potranno aiutarci.
I regali vanno fatti avere alla sede di Pisogne (Brescia), che noi come Associazione Città Balneare della Locride, provvederemo a spedire.
Si Raccolgono : abiti nuovi, giocattoli nuovi dolci e prodotti per igiene intima.
Noi della Locride raccogliamo principalmente cioccolato, caramelle, sapone per igiene intima, da consegnare presso la sede associativa in via Napoli o presso LaMiaSpesa in via Matteotti 9 – Locri, o veniamo a prenderle direttamente a domicilio , tutto entro il 10 novembre.
Per qualunque info potete contattarci su fb
Loccisano Nadia
Grazie di cuore a tutti fin d’ora.
“C’è un disegno appeso ad una parete. E’ fatto da una bambina di cinque anni. Al centro il suo ritratto, attorniato da un sole e da piccole nuvole.
Sia il sole che le nubi hanno gli occhi e la bocca. Sia il sole che le nubi piangono e le gocce di pianto vanno a finire in un unico grande lago, generato dai due fiumi di lacrime che sgorgano dagli occhi della bimba stessa.
Siamo nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Budimex di Bucarest e se c’è un disegno che ben traduce quello che qui si vive è proprio questo. Un fiume di sofferenza, a tratti inarginabile, percorre i corridoi e le misere stanze, dentro le quali piccoli angeli trascorrono, spesso in attesa della morte, la loro mai consumata infanzia.
Ci troviamo per farci un dono. Regalare a noi stessi l’occasione di un secondo Natale, prima ancora che arrivi il primo.
Siamo qui per fare il pieno di gioia. Di felicità. Che a dirlo così sembrerebbe quasi paradossale, visto che è di morte e di sofferenza che ho appena parlato.
Eppure basta poco. Un soffio di vita. Un cuore sincero. Un sorriso, bene quanto mai raro da queste parti, per riaccendere la speranza ed il viso di un bambino.
Maria ha solo 5 mesi ed un tumore al braccio sinistro, che risulta visibilmente meno sviluppato dell’altro.
Purtroppo a detta dei medici che la seguono, reagisce molto male alle chemioterapie ed è difficile riuscire a frenare le frequenti emorragie.
“Se continua così bisognerà amputare” dice sconsolata un’infermiera, mentre la piccola ciondola in piedi nel suo triste lettino. E con l’altro braccio, quello sano, afferra il peluche che i volontari di Prometeo, insieme a molti altri doni, le hanno portato.
Prende l’orsetto e ride felice per questo nuovo compagno di giochi, che avrà il non facile compito di aiutarla a placare il dolore. Suo e di chi le sta accanto.
Adriana ha un anno e mezzo. Anche in questo caso la cartella clinica è di quelle che fanno male anche solo a leggerle. Si spera sempre che i bambini possano essere immuni da tanto dolore e si scopre, ogni giorno, che forse dal dolore ne sono i più colpiti. Facile farlo quando si è così disarmati, ma certi dolori, si sa, sono codardi e solo accanendosi sugli indifesi si illudono di essere un po’ più forti.
Adriana non si stacca dalla gonna della volontaria di Prometeo che le ha portato un cesto pieno di regali. Non sono le bambole però quello a cui aspira e nemmeno le vestine nuove. Bensì le caramelle, normalissime caramelle di zucchero dalla carta colorata, di quelle che i nostri bambini hanno a disposizione in quantità industriale e che per lei, invece, sono merce rara, un regalo prezioso, da cullare tra le mani prima di fare un regalo al proprio palato. Mangiandole lentamente, così “durano più a lungo”.
Ivan ha tredici anni. Tra qualche giorno tornerà a casa e verrà qui, periodicamente, in regime di day hospital per le cure necessarie. Ivan ha un tumore alla pancia. La matrigna ha attrezzato una stanza apposta per lui ed ora sta cercando i soldi per poter acquistare una stufa. Poiché quando la temperatura scende, tocca anche i meno venti gradi sotto lo zero e lui ha le difese immunitarie troppo basse per poter essere curato in un ambiente non adeguatamente riscaldato.
La cosa che colpisce di più è che incontrando storie di miseria, morale o economica, portate agli eccessi, ci si aspetterebbe di essere perlomeno in un qualche stato africano, di quelli volutamente dimenticati dal Nord del mondo. Invece siamo in centro Europa, in una nazione che peraltro tra pochi giorni farà ufficialmente parte della Comunità Europea.
Chissà cosa cambierà per Andreea, giovane ragazza madre che ha portato in braccio per cinque ore dentro un treno proveniente da un’altra epoca, il proprio bimbo di 2 anni. E’ arrivata fino a qui solo per aver una ricetta medica con la quale una volta tornata nel paesello d’origine si recherà alla locale farmacia. Con la speranza, per ora fatta più di incertezze che di altro, che possa ritirare i farmaci antidolorifici per il proprio bimbo. La cui sorte, irreversibilmente segnata, lo vedrà forse morire tra implacabili dolori.
Eppure lo stesso bimbo, stremato dal viaggio e dal male, ci regala un sorriso fatto di vita, quando vede tra i doni che gli vengono portati, una macchinina rossa. Di quelle che solitamente vincono i premi sui circuiti internazionali e che qui in scala ridotta vince forse la gara più bella, quella che la porta dritta al cuore di un bambino sconfitto dal dolore, donandogli gioia.
Proprio ieri prima della “delegatio italiana” in ospedale sono passati alcuni rappresentanti del Lion’s club di Bucarest. Armati di fotocamera hanno immortalato i loro volti rinfrescati dal lifting al fianco dei bimbi moribondi, quindi hanno lasciato un generoso sacchetto e se ne sono andati. Quando il medico ha tolto le 4 banane ed i 4 mandaranci portati in dono per i quasi cinquanta bimbi ricoverati, ammette di essersi messo a piangere. Poiché vi sono vari modi di abusare un bambino. Basta poco. Tanto quanto 4 mandaranci e 4 banane. Nel frattempo ci avvisano pure che dalla generosa Svizzera è previsto l’arrivo di un tir pieno di copriwater. A Natale si sa sono tutti più generosi.
I bimbi che riescono a stare in piedi aspettano le volontarie di Prometeo nella stanza dei giochi. L’operatrice rumena da noi ingaggiata metterà in scena alcune favole, vestendosi a tratti da Grillo Parlante ed a tratti improvvisandosi direttrice d’orchestra, mentre le loro flebili voci ci omaggiano di canzoni natalizie.
Appesi alle pareti altri disegni. Ogni bimbo si è coperto la mano di vernice ed ha lasciato il segno di una sua presenza. Tra questi Marius, anni 4, abbandonato dal padre in ospedale dopo che il medico gli aveva diagnosticato la leucemia ed in ospedale morto, di notte, quando il dolore fa ancora più paura e la solitudine diventa invincibile. Di lui resta una manina, rosso fuoco, su di una parete d’ospedale. Strani modi ha Dio di reclutare i propri Angeli.
All’uscita dopo l’ultimo commosso saluto e la rinnovata promessa di non lasciarli soli un manifesto obbliga un ultimo momento di riflessione.
Un bimbo, apparentemente cicciottello, in realtà gonfio per le terapie sorride debolmente all’obbiettivo.
Sotto di lui la scritta, cinica quanto reale, dice “ce te faci cand vei fi mare?”, “cosa farai da grande?”.
Fuori il buio della sera rende la città ancora più triste.
Il tombino si alza ed uno scricciolo di 5 forse 6 anni esce a caccia di cibo. Sopra di lui, in netto contrasto con la sua realtà di bimbo di strada, le luminarie natalizie festeggiano l’imminente arrivo della Comunità Europea, con tutte le stelle delle varie nazioni che ad intermittenza si accendono e si spengono.
Il volo per casa parte in ritardo, per la forte nebbia, che avvolge il mondo intorno, regalando l’illusione che tanta sofferenza, in realtà, non sia mai esistita.
Massimiliano Frassi