Saltelli cadenzati, ruote di gonne e gesti che simulano corteggiamenti o sfide: la tarantella calabrese è il ballo regionale tradizionale che racconta molto più di quanto immagini.

La taranta calabrese, ricca di simboli e significati, è anche un momento di grande divertimento collettivo in occasione delle feste di piazza, soprattutto in estate.

A questo ballo tradizionale sono dedicati festival, corsi e workshop tutto l’anno, inclusi focus sulla tarantella calabrese cantataorganetto (tarantella calabrese) e altri strumenti tradizionali di accompagnamento, come il tamburello, la lira, la chitarra battente e la pipìta (o fischiòtta).

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Origini della tarantella calabrese

Quali sono le origini della tarantella calabrese e in cosa differisce dagli altri balli tradizionali del sud Italia?

Intanto, dalle tradizioni coreutico-musicali cui attinge, tipiche di una precisa identità regionale.

Benché ballata da nord a sud della regione, la tarantella calabrese tradizionale assume sfumature diverse a seconda dei territori: si va dalla tarantella calabrese “libera” della provincia di Catanzaro, al cosiddetto “sonu a ballu” aspromontano, passando per lo “zumparièddu” della Sila e la “viddanèdda” di Reggio Calabria. Inoltre, la taranta calabrese può essere sia “fimminìna” che “masculìna” (quest’ultima, ad esempio, nel vibonese era riservata solo agli uomini).

Secondo studi storici ed etnoantropologici, la tarantella calabrese tradizionale (ovvero, ballata in singole coppie) trae origine dall’antica danza greca, differenziandosi sia da quella napoletana (settecentesca) di derivazione latino-medievale, che dalla “pizzica” salentina, associata al fenomeno del tarantismo (che nella pizzica viene mimato in forma di convulsioni indotte dal morso della tarantola, mentre la tarantella calabrese sottende una serie di rituali simbolici).

La danza greca è “danza di terra”, caratterizzata da una libertà gestuale priva di movimenti codificati. Il baricentro è all’altezza della cintura e il corpo resta sempre in posizione eretta. Anche gli strumenti musicali di oggi nella tarantella calabrese tradizionale trovano radice nell’antica Magna Grecia, sostituendo, ad esempio, l’antico aulos (flauto) degli italioti e il tympanon con strumenti a corda e l’organetto (tarantella calabrese) 

Il ballo della tarantella calabrese tradizionale è un ballo di coppia (uomo-donna, uomo-uomo o donna-donna) che avviene dentro un cerchio di persone definito “ròta” (ruota), del quale fanno parte i suonatori. U mastru i ballu (maestro di ballo) è al servizio di danzatori e suonatori e decide l’ordine con cui i componenti della ròta possono entrare nel ballo, a turni. I passi della taranta calabrese si basano su terzine, con le braccia che assumono posizioni diverse per l’uomo (corteggiamento, sfida, lotta, ecc.) e per la donna (giara greca simbolo di fertilità, sui fianchi, sotto il seno).

Le città della tarantella in Calabria

Col passare dei secoli, la tarantella calabrese diventa un vero e proprio “rito sociale”, accompagnando col suo svolgimento festoso i momenti importanti per la comunità (dalle feste religiose e patronali alle ricorrenze private).

Dal ‘900 in poi, perde gradualmente questa funzione, che permane solo in aree particolarmente legate alla simbologia del “ballo pubblico”: la valle di Sant’Agata del Bianco e Cardeto in Aspromonte, in molte zone della Locride e in diversi centri del Pollino.

In questi luoghi si pratica ancora la tarantella calabrese tradizionale associata al simbolismo collettivo: la “ròta” indica appartenenza al territorio, conquista dello spazio; la danza di una coppia dello stesso sesso simboleggia il duello, la sfida; di sesso opposto, il corteggiamento, la richiesta della mano.

Le città della tarantella calabrese si affiancano a quelle che oggi sono diventate i grandi centri dei festival folkloristici, mete imperdibili per chi visita la Calabria in estate, dove il divertimento è assicurato!

I festival della tarantella

Quali sono i principali festival della taranta calabrese? Ecco gli imperdibili!

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