Ripubblichiamo un articolo di qualche anno fa scritto dallo storico e amico fraterno, dott Pasquale Blefari.

Giovedì Santo

“Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.

Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto” Gv 13, 3-5

“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: <<prendete  e mangiate, questo è il mio corpo>>. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo <>” Mt 26, 26-28

Il Giovedì Santo si entra nel Triduo Pasquale, un arco di tempo cronologicamente breve ma intensamente vissuto dalla religiosità ufficiale e popolare. Tema centrale della liturgia del giovedì è la presenza di Cristo nell’Eucarestia.

A Bovalino Superiore vengono riprodotte l’Ultima Cena di Gesù, e in particolare il momento della lavanda dei piedi e l’istituzione dell’Eucarestia. La Celebrazione ha inizio alle 19:00. Prima dell’inizio della Celebrazione, di fronte all’Altare, viene posto un tavolo su cui vengono poggiati del vino, dodici pani a forma di ciambelle (cujuri), e al centro di ogni pane un’arancia, con la sua forma simbolo della perfezione, e quindi di Dio. Attorno al tavolo si siedono dodici confratelli, scelti dal Procuratore dell’Arciconfraternita, rappresentazione dei dodici Apostoli. Infatti, durante la Funzione, il Sacerdote, come fece Gesù, si cinge la vita di un asciugatoio e lava i piedi dei dodici.

La lavanda dei piedi è preceduta dalla vestizione dei confratelli novizi. Il Priore presenta al Sacerdote e all’assemblea i nuovi membri della Congrega, che dopo il rinnovo delle promesse battesimali e la benedezione della tunica, vestono per la prima volta la divisa. L’abbigliamento è composto nei giorni di festa dal sacco bianco (tonaca), il cingolo celeste (curduni), una mantellina celeste (muzzettu) e una medaglietta con sopra impressa l’effigie dell’Immacolata, mentre nei giorni di lutto sono sempre vestiti il sacco e il cingolo, ma non la mantellina, e sulla testa viene indossato un cappuccio bianco ripiegato indietro a lasciare libero il volto (vavaluccu babbaluccu). I neo-fratelli partecipano di diritto come Apostoli.

Al termine della Messa in Coena Domini le Ostie Consacrate, poste all’interno di una pisside d’argento, vengono portate in processione dalla navata centrale sino all’Altare della Reposizione (l’Altare dedicato al Santissimo Sacramento), addobbato per l’occasione con stoffe e piante di grano, bianche perchè fatte crescere per 40 giorni al buio (grasti). Le stoffe degli addobbi e del Palio processionale, le candele, i fumi dell’incenso, le note del Pange Lingua e del Tamtum Ergo, le preghiere, creano un’atmosfera intensa.

Finita anche questa parte del rito, il Sacerdote benedice ceste di pane e altro cibo come fichi secchi o le “gute“, dolci tipichi del periodo pasquale, il cui uovo al centro è simbolo di vita. Il tutto, sempre offerto da una famiglia diversa come offerta votiva, viene consumato insieme dai presenti in Chiesa.

Alle 21:30 ha inizio l’Adorazione del Santissimo nel Cenacolo. La devozione popolare crede formamente nella presenza di Cristo nell’Eucarestia, e questo è provato dal folto numero di persone che la notte del giovedì e nella giornata di venerdì si recano a renderGli omaggio e invocazioni e copiosa offerta di lumini votivi.

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