La processione di San Rocco di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, si ripete ogni anno l’ultima domenica di Agosto. In questo giorno i fedeli ballano le rollate ipnotiche e incalzanti suonate dai tamburinari a partire dalle 10.00 della mattina per terminare alle 20.00 della sera in una singolare trance collettiva…
E c’abballanu belli sti figghjoli
Ca Santu Roccu li pot’aiutari.
Ca Santu Roccu li pot’aiutari.
L’insolita introduzione
Ho letto su una t-shirt: anthropology is not a career, is a post apocalyptic survival skill. E già, il più delle volte la pratica antropologica non è una carriera, spesso non è un lavoro e neanche una passione. Sempre, però, l’antropologia è una maledizione, che però fa sopravvivere.
L’antropologia è una maledizione anche perché ci sono occasioni che seducono, che stregano, che provocano dipendenza, altre invece fanno innamorare, e in questi casi è amore a prima vista.
Sai perfettamente che si tratta di un amore effimero, brevissimo, istantaneo, la fine è già contenuta nel suo inizio, ed è esattamente così che t’innamori, per quello che ti porti a casa E capita spesso che questi amori creino dipendenza a una speranza… ci si vede il prossimo anno.
E allora, ci sono usi e costumi, riti, feste, cibo tradizionale, e poi ci sono curiose espressioni di religiosità popolare che hanno a che fare con qualcosa di magico e misterioso. Una di queste è la processione di San Rocco di Gioiosa Ionica.
Esatto, Gioiosa Ionica, cittadina (fra l’altro particolarmente bella) situata nel cuore della Locride, in provincia di Reggio Calabria, nel territorio conosciuto anche come Costa dei gelsomini.
La leggenda del miracolo di San Rocco a Gioiosa Ionica
Per capire questo incredibile rito dobbiamo fare uno sforzo d’immaginazione e vedere, o meglio dobbiamo farne 2 di sforzi. Il primo ci deve ri-portare esattamente alle 12 circa della mattina del 27 gennaio 1852. Lo so, non è semplice, anche perché dovremmo immaginare la peste, la siccità e paurose scosse di terremoto.
E ancora, in questo sforzo d’immaginazione, dobbiamo immaginarci come fedeli in preghiera, come autorità civili o religiose, o magari medici ormai impotenti, tutti riuniti intorno alla statua di San Rocco.
Un inciso, pare che la venerazione di San Rocco qui risalga almeno al 1583, lo stesso anno in cui fu fondata la Chiesa a lui dedicata divenuta Santuario a seguito del suo miracoloso intervento.
E allora, solo così possiamo vedere la statua di San Rocco sudare per circa due ore e mezzo senza interruzione. E, chi tra noi è il cappellano, andare di fretta a suonare le campane della Chiesa per radunare quanti di noi sono ancora assenti. E poi…
La devozione a San Rocco
dopo che io Arciprete fattomi da un rialto nel largo della Chiesa, fatto un piccolo discorso, indi si volle portare in trionfo l’Immagine per le vie del Paese: e frattanto, mentre da più di un mese dal cielo acqua non cadea sopra la terra, per confirmare la giojosana divozione e la grazia per San Rocco ottenuta dalla misericordia di Dio, trovandosi ancora in piazza la processione, sopravvenne la pioggia, la quale seguitò per tutta la notte e parte del dì seguente, e così equilibrato l’elettricismo nella terra, nel territorio giojosano, dall’ora Santa di quel giorno, non più s’è intesa scossa forte, o leggiera di tremato, fino ad oggi che si contano li sei Febbraro. Affinché resti perciò di tanto prodigioso fatto alle venture nostre generazioni, cara ricorrenza, e memoria, abbiamo redatto il presente verbale da noi giurato e sottoscritto.
Così nasce la devozione Gioiosana alla statua miracolosa di San Rocco e da allora, ogni anno, si ripete la straordinaria processione votiva.
Una curiosità, come riportato da don Vincenzo Nadile nel suo Il Culto di San Rocco a Gioiosa Jonica (dove fra l’altro è ripresa la citazione) il verbale fu sottoscritto dai maggiorenti della Città. A incominciare dall’Arciprete Cavaliere Don Luigi Maria Pellicano-Spina, dal Sindaco Don Giuseppe Macrì, da Don Errico Agostini (allora medico a condotta del Comune di Gioiosa). E anche dai galantuomini Don Ludovico Barone Linares, Don Giovan Battista Cavaliere Linares e altri.
Il tutto come è riportato negli atti del notaro Francesco Catalano conservati presso l’Archivio di Stato di Locri.
La processione di San Rocco di Gioiosa Ionica
Superato il primo sforzo d’immaginazione, l’altro è altrettanto difficile, stiamo pur parlando della processione di San Rocco di Gioiosa Ionica. E allora dobbiamo immaginare, e vedere, l’ultima domenica di agosto, e anche in questo caso so che non è semplice.
Non è semplice perché è una giornata di piena estate, sono le 10.00 del mattino, il sole è già alto e ci sono 40° gradi circa all’ombra, e non è uno scherzo anche perché alle 20.00 il meteo.it ne segnerà 30 di gradi. Dico alle 20.00 perché è esattamente alle 20.00 circa che terminerà la processione.
Ma ritorniamo alle 10.00 del mattino, siamo davanti alla Chiesa Santuario e la piazza è praticamente stracolma di gente. La Messa solenne è finita e mi sa che sta per iniziare la processione di San Rocco di Gioiosa Ionica.
E allora tutti in coro: Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu, seguono applausi e potenti rollate di tamburi. Esce la statua miracolosa del Santo e Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu, applausi, rollate di tamburi e di nuovo Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu e ancora… sempre più veloce.
Intanto, più o meno tutti, siamo con la macchina fotografica o lo smartphone in mano per immortalare i momenti della processione di San Rocco di Gioiosa Ionica. Ccredo sia la processione più fotografata a cui abbia partecipato e per dire il vero anch’io mi sono dato il mio bel da fare.
L’inizio
Giusto il tempo per qualche scatto e qualche ripresa e la processione è già iniziata per proseguire lenta per le strette vie di Gioiosa Ionica. A partire da via Belcastro per poi imboccare via Settembrini.
La varia con la statua del Santo è anticipata dalle autorità civili e religiose e da due squadre di tamburinari. La prima con maglia bianca e la seconda con maglia azzurra (esattamente come quella dei portatori della varia) mentre davanti, dietro e intorno seguono i fedeli.
Intanto i tamburinari, i fedeli e di certo molti curiosi sono già presso il largo di Via Settembrini e qui accade qualcosa di esaltante e assieme commuovente. Le rollate dei tamburinari diventano sempre più ipnotiche e incalzanti, mentre i fedeli ormai rapiti invocano l’arrivo del Santo.
Alcuni sono praticamente in estasi. Altri scuotono nervosamente quanto hanno in mano. I bambini sono seduti sulle spalle dei loro papà. Tutti, però, Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu… e San Rocco arriva veramente, e di corsa.
Incredibile…
E’ incredibile, è passata solo un’ora dall’inizio della processione di San Rocco di Gioiosa Ionica ma da questo momento, e fino alle 20.00, le emozioni dei singoli si pluralizzano. E la trance diventa collettiva con il suono incessante dei tamburinari che segnano il ritmo della processione e del ballo votivo. E’ forse questa la magia di San Rocco.
La trance collettiva prosegue tra le strette vie della parte alta del paese per arrivare presso la Chiesa Matrice. Qui San Rocco, dopo un breve sguardo al paese, entra in Chiesa per il saluto rituale alla statua e la messa Solenne.
Ma la tregua dura poco meno di un’ora. La messa non è ancora finita, da lontano si percepiscono le prime rollate di tamburi e, all’uscita del Santo dalla Chiesa, neanche a dirlo: Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu…
La processione di San Rocco di Gioiosa Ionica prosegue per raggiungere nuovamente il largo di Via Settembrini e da qui imboccare ripide stradine in discesa per arrivare nella parte bassa del paese.
Sarà…
Sarà il caldo estremo. Sarà il ritmo sempre più frenetico e ipnotico dei tamburi. Sarà qualcos’altro che magari mi sfugge, sarà. La gente quasi impazzisce intorno alla statua del Santo: ora tutti ballano e non solo i fedeli e i devoti a San Rocco, ma anche i turisti e i fotografi. E anche io!
E’ caldo, caldissimo.
A questo punto San Rocco entra nella Chiesa del Rosario per ripartire alle 16.00 circa. Ci sarà una pausa, penso, ma non è affatto così. Magari per qualcuno lo sarà stato, come per me, ma in tantissimi hanno continuato a ballare. Questa volta tarantelle scandite dal suono di tamburelli e organetti guidati nella ruota da u maestr’i ballu.
E dopo…
Anche questa volta la pausa dura pochissimo, perché la processione di San Rocco di Gioiosa Ionica riparte, e senza pausa, per rientrare lentamente e nel tardo pomeriggio nella Chiesa Santuario da dove era partita.
Intanto ai tamburinari di Gioiosa Ionica se ne aggiungono altri provenienti da paesi del Reggino, come i Rullanti di Camini, anche loro capaci di rollate impressionanti, rollate che hanno fatto ballare.
Così facendo, con il continuo e incessante suono dei tamburi che segnano il ritmo della processione di San Rocco di Gioiosa Ionica e del ballo votivo, si continua per altre 4 ore. Questa volta per insinuarci nelle stradine ripide del centro storico.
Bene, lentamente siamo arrivati le 20.00 circa e la processione sta per giungere nella piazza antistante alla Chiesa Santuario di San Rocco, piazza già gremita di gente. Qui i tamburinari accelerano le loro rollate con ritmo ossessivo e sempre più potente. I devoti e gli abitanti di Gioiosa invece seguono il ritmo battendo le mani mentre il Santo raggiunge l’ingresso della Chiesa Santuario volgendo lo sguardo al suo popolo.
L’arrivo alla Chiesa Santuario di San Rocco
Sarà finita, penso, ma neanche questa volta indovino.
A questo punto un uomo davanti la statua di San Rocco richiama l’attenzione e tutti in coro: Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu. Seguono anche questa volta applausi e potenti rollate di tamburi e di nuovo Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu. E ancora… sempre più veloce e con l’intonazione di stornelli in dialetto locale. In realtà si tratta di un rosario popolare.
Pare che nessuno abbia voglia che San Rocco rientri in Chiesa, e a questo punto neanch’io. E allora, Com’è bellu Santu Roccu…
Roccu, Roccu, Roccu, evviva Santu Roccu…
San Rocco di Gioiosa Ionica è un santo lisergico. Nel senso che provoca stati alterati di coscienza capaci di favorire emozioni, immagini, pensieri e gesti davvero diversi rispetto a quelle che caratterizzano la quotidianità.
Se devo essere sincero, durante l’interminabile processione di San Rocco di Gioiosa Ionica ho voluto veramente bene ai portatori della varia, ai tamburinari, e a tutti quanti dietro ballavano, gioivano e fotografavano sbigottiti, come me, e assieme rapiti.
Ho provato più volte a incrociare i loro sguardi, e mi è parso di scorgere anche i loro di sguardi, ma questo lo tengo per me. Così come tengo per me quello che mi sono portato a casa, anche perché… ci si vede di certo il prossimo anno.
A presto, Sergio.
Ps: si ringrazia Santu Roccu!