Di Giovanni Padalino
Sostituire la pagella del primo quadrimestre con un unico documento di valutazione alla fine dell’anno. E’ questa l’iniziativa che hanno intrapreso alcune scuole italiane, tra cui anche il liceo Bottoni di Milano, dove gli studenti verranno giudicati solo alla fine dell’anno.
Si tratta di uno studio dell’Università Bicocca di Milano, partito tre anni fa, che aveva coinvolto solo alcune classi di alcuni istituti, e che oggi coinvolgerà molti istituti italiani.
Una sperimentazione, che sta dividendo la comunità scolastica e, soprattutto, pone molti dubbi tra i dirigenti scolastici che si interrogano se sia utile dare un’unica pagella oppure sia meglio continuare come si è fatto fino ad adesso con due pagelle, una intermedia e l’altra definitiva. Alcuni sostengono che una pagella unica alla fine dell’anno potrebbe essere molto utile per gli studenti, in quanto questi ultimi soffrirebbero meno la preoccupazione del voto, inoltre molti pensano che valutare alla fine potrebbe essere utile per contrastare l’abbandono scolastico. Sul fronte opposto altri dirigenti proseguiranno con il metodo tradizionale, perché sono convinti che la valutazione quotidiana abbia un valore imprescindibile. Lei da che parte si schiera?
In tutta onestà io mi schiero a favore di chi sostiene che mantenere i due documenti di valutazione, a metà e a fine anno, sia la strada migliore da percorrere. Innanzitutto occorre capire cosa significhi valutare e cosa sia oggetto di valutazione. A volte si rischia di confondere le cose: si valuta la prova, non la persona dello studente. Il fine della valutazione, poi, ricordiamolo, è quello di verificare se lo studente ha raggiunto gli obiettivi che il docente si è preposto per i suoi studenti. Certo, questi ultimi devono rendersi protagonisti del loro percorso: chiedere spiegazioni e delucidazioni, approfondire, collaborare con studenti e compagni. In tutta onestà credo che togliere la pagella del primo quadrimestre possa tradursi, all’atto pratico, nel togliere un’occasione importante di analisi e di bilancio del proprio percorso.
Alcuni dirigenti ritengono che dare un’unica pagella alla fine dell’anno potrebbe creare meno stress agli studenti, addirittura contrastare l’abbandono scolastico, mentre altri hanno deciso di rimanere fedeli al metodo della pagella intermedia, perché la considerano importante per la crescita didattica di ogni studente. Cosa ne pensa?
Ribadisco quanto ho detto sopra. Dobbiamo smetterla con quella tendenza ad eliminare dal percorso di crescita dei nostri giovani tutte quelle occasioni di analisi, ripensamento e rilancio del percorso svolto. Smettiamola con l’idea fissa di togliere occasioni di stress: paradossalmente stressiamo di più i nostri giovani. Perché i fenomeni di attacchi di panico sono aumentati negli ultimi tempi? Ovviamente le ragioni sono le più diverse ma è anche vero che negli ultimi trent’anni la linea educativa seguita è sempre stata quella dell’ovatta, mi si passi questa espressione. E’, invece, quanto mai necessario educare i nostri giovani, con equilibrio e con misura, ad assumersi le proprie responsabilità e a comprendere la vera essenza delle diverse situazioni che la vita ci pone davanti. Oggi è il compito di matematica, domani sarà un colloquio di lavoro. Ma il colloquio lo si prepara da lontano, lo si prepara sui banchi di scuola
Oggi molti studenti hanno timore di essere giudicati. Secondo lei esiste una preoccupazione per il voto?
Sfido chiunque a dire che quando era studente non era preoccupato per il voto e quello che i genitori avrebbero detto a casa…La preoccupazione per il voto è normale, va gestita non eliminata togliendo le prove di verifica che non sono sassolini che si spostano col piede per non inciampare. Vogliamo ricordare quando l’anno era scandito a trimestri o, addirittura, a bimestri con relative pagelle e i cosiddetti compitini a sorpresa erano all’ordine del giorno tanto da non rappresentare più una sorpresa?
Quale dovrebbe essere la migliore soluzione?
Mantenere tutto così com’è attualmente, educando i nostri giovani alla valutazione, al suo significato, facendo loro comprendere che la scuola è il luogo della loro formazione a 360° e loro ne devono essere i protagonisti, instaurando con i propri insegnanti una collaborazione altamente formativa.