Di Giovanni Padalino

Un dolore fortissimo alla spalla con l’impossibilità di muovere il braccio. Così si presenta la lussazione della spalla, uno degli infortuni più comuni che colpisce non solo chi fa sport ma soprattutto anche chi svolge una semplice vita quotidiana.

Basta inciampare, eseguire un movimento sbagliato e trac la testa dell’omero, quell’osso lungo del braccio, si sposta tanto da fuoriuscire dalla propria locazione anatomica causando un dolore atroce.

Per sapere che cos’è veramente una lussazione e soprattutto come va curata e prevenuta, abbiamo voluto affidarci al nostro esperto il dottor Antonio Petillo, medico chirurgo attualmente specializzando in ortopedia e traumatologia presso l’università di Palermo.

Dottore si parla spesso di lussazione, infatti sono tanti, non solo gli sportivi che per cause meramente accidentali subiscono questo infortunio.

Che cos’è la lussazione della spalla, quanto può essere grave e soprattutto quanto è frequente?

La lussazione della spalla è un infortunio, sia su base traumatica che atraumatica, che avviene a livello dell’articolazione gleno-omerale. Questa è formata dalla testa dell’omero, l’osso che costituisce il braccio, e la cavità glenoidea, la porzione laterale della scapola. In condizioni normali la testa dell’omero alloggia nella cavità glenoidea ed è stabilizzata in questa sede dalla capsula articolare, dal cercine glenoideo, dai legamenti, dai muscoli della cuffia dei rotatori e dal tendine del capo lungo del bicipite.

Nel caso della lussazione viene meno questa congruenza anatomica e la testa dell’omero risulta essere dislocata al di fuori della cavità glenoidea. In base alla posizione della testa dell’omero si distinguono 3 tipi di lussazioni: la lussazione anteriore, in cui la testa omerale fuoriesce davanti all’articolazione, la lussazione posteriore in cui la testa omerale si trova dietro l’articolazione e la lussazione inferiore in cui la testa fuoriesce verso il basso.

La lussazione anteriore risulta essere la più comune rappresentando oltre il 90% dei casi, seguita dalla posteriore che si aggira intorno al 5% del totale. Dal punto di vista globale le lussazioni di spalla risultano avere un’incidenza di circa 24/25 pazienti ogni 100.000 abitanti con una percentuale maggiore per le fasce più giovani della popolazione.

Per quanto riguarda la gravità di una lussazione dipende sia dal tipo di trauma che l’ha causata sia dall’età del paziente. Questo perché una lussazione in età giovanile può esitare con maggiore frequenza in un’instabilità cronica della spalla con lussazioni recidivanti anche per traumi modesti o movimenti bruschi; inoltre in caso di traumi ad alta energia alla lussazione possono associarsi delle fratture e delle lesioni muscolari o tendinei che aumentano la complessità del quadro clinico. Inoltre possono verificarsi anche lesioni delle strutture vascolo nervose presenti in questa regione che sono l’arteria ascellare, il nervo ascellare ed il plesso brachiale che aumentano la gravità della lussazione e soprattutto necessitano di un trattamento in urgenza.

Cosa succede nel momento in cui un paziente subisce questo tipo di infortunio, come si intervenire e quanto possono essere lunghi i tempi di recupero?

Nel momento in cui il paziente subisce una lussazione di spalla avrà intenso dolore, soprattutto nel tentativo di muovere la spalla; una marcata limitazione della motilità articolare ed una deformità anatomica visibile della spalla coinvolta.

Una volta fatte le radiografie della spalla e posta diagnosi di lussazione si procede con le manovre di riduzione. Mediante varie tecniche di manipolazione si tenta di riportare la testa omerale nella sua sede cioè la cavità glenoidea, questa procedura viene di solito svolta direttamente in pronto soccorso, praticando una leggera sedazione del paziente, dove possibile. Ad avvenuta riduzione della lussazione si pratica un bendaggio per immobilizzare l’articolazione della spalla in posizione di riposo che poi viene sostituito da un tutore di spalla dedicato per circa 4 settimane.

Nei casi in cui la riduzione della lussazione non si riesca ad ottenere per un’instabilità acuta causata dal trauma si pone indicazione all’intervento chirurgico di stabilizzazione dell’articolazione gleno-omerale; interventi che ai giorni nostri vengono eseguiti nella maggior parte dei casi con tecniche mininvasive ed in artroscopia.

Dopo la guarigione che tipi di comportamento bisogna assumere, e consentito praticare subito attività sportiva? Per quale motivo? 

Dopo le 4 settimane di immobilizzazione in tutore di spalla si ha la cosiddetta guarigione clinica, cioè avviene la risoluzione della fase infiammatoria acuta e la cicatrizzazione e la riparazione tissutale, ove possibile. A questo punto il paziente dovrà intraprendere un percorso di riabilitazione fisioterapica per recuperare la mobilizzazione e la tonicità muscolare dell’arto, questo periodo varia in base al singolo paziente e si attesta tra i 3 ed i 5 mesi post lussazione. Per quanto riguarda l’attività sportiva è consentito iniziare a praticarla dopo circa 3-4 mesi evitando nei primi periodi sport che implicano il movimento della spalla al di sopra della testa per evitare recidive di lussazione.

A proposito delle recidive va sottolineato che nel caso in cui si presentino delle lussazioni recidivanti sia nei primi 5 mesi dal trauma sia a distanza ma ravvicinate nel tempo allora in questo caso va indagata la lesione che è alla base di questa instabilità e va corretta chirurgicamente.

I medici spesso ci ricordano che prevenire è meglio che curare. Secondo lei è possibile prevenire la lussazione della spalla? 

In realtà non vi è un modo per prevenire la lussazione di spalla, soprattutto per quanto riguarda il primo episodio. Nelle persone che praticano sport da contatto o a rischio di lussazione è consigliato indossare indumenti protettivi durante l’attività sportiva. In quei soggetti in cui è documentata una lassità articolare è utile svolgere esercizi per rafforzare la muscolatura in modo da contrastare un’eventuale lussazione.

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