Dodici persone indagate, per cinque delle quali si sono spalancate le porte del carcere, una è invece finita ai domiciliari, quattro sono state sottoposte ai divieti di dimora in Calabria e due agli obblighi di firma.
È questo l’esito dell’operazione Acquabona, che prende il nome dall’omonimo quartiere che si trova in piena città di Crotone, e noto per la presenza non solo di una rilevante comunità rom, ma anche per lo spaccio di stupefacenti.
E proprio la vendita della droga è al centro dell’inchiesta che stamani all’alba ha fatto scattare il blitz della polizia, che ritiene di aver smantellato una piazza di spaccio di cocaina, eroina, hashish e marijuana attiva praticamente giorno e notte
Le indagini sono state avviate dalla Squadra Mobile pitagorica nel febbraio scorso, sulla base degli esiti investigativi emersi da un altro procedimento penale, relativo ad un fatto di lesioni personali aggravate dall’uso di un’arma, commesso in concorso da alcuni degli indagati, per questioni legate all’attività di spaccio e che hanno visto come vittime due assuntori di droga.
Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, oltre che dai numerosi riscontri effettuati dagli agenti tramite i sequestri dello stupefacente ceduto, ma anche grazie alle dichiarazioni rese dagli acquirenti, si è quindi consolidata l’ipotesi che nel popoloso quartiere insistesse appunto una vera e propria “piazza di spaccio” gestita da soggetti che lì vivono, che per lo più agivano autonomamente ma a volta anche in gruppo.
LO SPACCIO TRA LE SCUOLE
La prosecuzione delle indagini avrebbe poi evidenziato la presenza di un gran numero di clienti che, quotidianamente, ad ogni ora del giorno e della notte, si recavano nel quartiere per comprare la droga, trovandone, di volta in volta, la disponibilità in diversi soggetti pronti a soddisfarne le richieste.
Le cessioni avvenivano poi in modi differenti, arrivando persino a consentire il consumo della sostanza all’interno delle abitazioni degli indagati, per eludere i controlli delle forze dell’ordine.
È stato documentato inoltre che gran parte dell’attività di vendita era effettuata nell’area che circonda l’edificio abbandonato della ex Gravina e a pochi metri da altri tre Istituti scolastici presenti nella zona; per questo, ad alcuni degli indagati, è stata contestata anche l’aggravante specifica.
Infine, a due dei coinvolti viene contestato il reato di detenzione e porto di arma clandestina, che tenevano nascosta in un cassonetto dell’immondizia e ritrovata e sequestrata durante un controllo del territorio.
Quello di utilizzare i cassonetti come nascondiglio sarebbe stato uno stratagemma usato anche per la droga, che oltre che nei bidoni della spazzatura veniva nascosta anche nei sottotetti di abitazioni o in accumuli di materiali posizionati tra le case degli indagati.
ALL’ESECUZIONE dei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del Tribunale di Crotone, su richiesta della Procura della Repubblica, hanno partecipato un centinaio di donne e uomini della Polizia di Stato appartenenti alla Mobile pitagorica con cui hanno collaborato i colleghi di Mantova, del Reparto Prevenzione Crimine di Cosenza e Vibo Valentia e le unità cinofile della Questura di Vibo e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza pitagorica.
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