Meno medici di base e meno assistenza per i pazienti: è questo il dramma di un paese, come l’Italia che dopo una pandemia e ancora in grande difficoltà dal punto di vista sanitario.
Oggi nel Bel paese, il numero dei camici bianchi che decidono di intraprendere la carriera del medico di base è sempre in crisi, lo testimoniano i vari concorsi, dove il numero dei partecipanti non riesce a soddisfare quasi sempre, il numero dei posti.
Esempio i concorsi in Lombardia in provincia di Milano e di Lodi dove si sono presentati al concorso 25 medici, rispetto ai 296 dei posti vacanti.
Al momento ogni medico di base può assistere al massimo duemila pazienti, quindi significa che chi ha bisogno di una visita è costretto ad aspettare, a causa di una lunga lista d’attesa.
A subire questo grave problema, oltre alle grandi città, ci sono anche i paesini dell’entroterra, dove la popolazione che risiede in quelle aeree è molto anziana e quindi necessita di una maggiore assistenza.
Quando abbiamo intervistato il dottor Usuelli, Consigliere di Regione Lombardia e il Dottor Fierro di medicina democratica, ci siamo resi conto quanto è difficile la situazione sanitaria in Italia e quanto diventerebbe disastrosa, nel caso in cui non si riuscisse a trovare delle giuste strategie per la tutela sanitaria dei singoli cittadini.
In Italia, il medico di base oppure condotto, come si usava sesso chiamarlo nel passato, è stata una figura portante, invidiata dagli altri stati, grazie ad una sanità pubblica eccellente verso tutti i cittadini.
L’esigenza di un cittadino non è quella di avere a disposizione delle strutture, invece necessita di persone in carne ed ossa, pronte a garantire un assistenza sanitaria in grado di coprire l’intero arco della propria vita.
Carenza di medici di famiglia significa avere meno assistenza, perché il paziente ha bisogno di una persona, non di una struttura, semplicemente perché fatto di un anima e di un corpo.
Il medico di base ha sempre avuto un ruolo chiave, non solo verso il paziente, ma soprattutto verso la famiglia, perché conosceva il percorso sanitario dell’intero nucleo, fondamentale per la cura di ognuno.
Anche se nel passato, ognuno si fosse affidato ad uno specialista, la figura del medico di base sarebbe stata sempre il punto di riferimento.
Un errore gravissimo e sciocco da parte di chi amministra smantellare la medicina territoriale per concentrare tutto negli ospedali, pensando che il pronto soccorso, in forte crisi per la mancanza di personale e il numero elevato di pazienti possa sostituire questa figura.
Una misura priva di ragionevolezza e di umanità verso i pazienti.
Non c’era bisogno di una pandemia così grave per dimostrare un atteggiamento assurdo da parte di chi amministra nei confronti di questa importante figura professionale. La storia ha dimostrato che la sanità del passato è stata garantista di una dignità per il paziente, grazie ad un ruolo che ha sostenuto la salute di tante famiglie, piccoli e grandi, oggi questa dignità bisogna riprenderla.
Giovanni Padalino – milanofree.it