R. e P.
Andava a caccia dell’essenza dell’animo umano tralasciando aspetti che la maggior parte degli uomini avrebbe considerato essenziali.
Mi ha colpito questo concetto contenuto nella presentazione della mostra che il Macro-Museo d’Arte Contemporanea di Roma dedica a Hervé Guibert, fotografo e scrittore morto nel 1991, a soli 36 anni, di AIDS (SIDA con l’accento sulla A, come dicono i Francesi i quali, pur di non uniformarsi alla lingua inglese, usano le stesse lettere ma in ordine diverso).
Un’importante figura della cultura contemporanea francese tanto amante dell’Italia da volere essere sepolto all’isola d’Elba.
E, leggendo quelle righe, mi sono ricordato degli insegnamenti della mia tutor (una psicologa, sociologa e filosofa) che teneva i corsi di Comunicazione per conto di Trenitalia a Milano.
Nel corso di una lezione che ci tenne per illustrarci i tentativi che normalmente vengono adottati per indirizzare il pensiero altrui e ottenere le risposte che si vogliono -in pratica, la tecnica dei conduttori televisivi alla Fornirgli, alla Gruber, alla Floris i quali fanno le domande senza punto interrogativo- ci propose di rispondere ad alcuni test.
-Primo) Stiamo viaggiando a cento chilometri all’ora e improvvisamente ci troviamo davanti un nonno con il nipotino, che schiacciamo?-
-Secondo) bisogna svuotare una vasca e abbiamo un cucchiaio, un pentolino e un secchio, cosa facciamo?
Prima che iniziassimo a rispondere, per darci un aiuto, ci suggerí di prendere a esempio l’aneddoto dell’uovo di Colombo.
Tuttavia, la totalità delle risposte (la mia compresa) fu “il nonno” alla prima domanda e “uso il secchio” alla seconda.
Naturalmente le risposte esatte avrebbero dovuto essere “il freno” e “tolgo il tappo” ma nessuno ci pensò.
E sfido chiunque stia leggendomi ad affermare di averlo fatto.
Siamo tutti a rischio, brava gente.
Riflettiamo.
Sergio Salomone