Che la Francia e i Francesi abbiano poco da insegnare all’Italia e agli Italiani è una cosa di cui nello Stivale si dice poco e, peraltro, sottovoce.
Meno, comunque, di quanto non dicano quelli che guardano all’Hexagone con ammirazione esagerata.
Agli esami di Maturità Classica il commissario d’Italiano mi domandó quale scrittore amassi particolarmente e io risposi: Hemingway.
Il commento quasi disperato di quel brav’uomo che si aspettava un nome come Pavese o Alvaro fu: -Gli Italiani non conoscono Roma eppure vanno tutti a Parigi.-
Tanto per inquadrare la questione.
I Francesi, dovete sapere (io li ho osservati, magari in maniera un po’ prevenuta fin dalla prima volta che sono stato loro ospite) per una metà ci detestano mentre per l’altra metà. . . ci invidiano.
Sarà che Giulio Cesare è andato a casser le pieds (e non solo quelli) ai Galli progenitori, sarà perché Napoleone era corso solo per lo ius soli mentre, in effetti, era di origini tutte italiane, sarà che non sopportano che tutto il mondo sappia che sono dei ladri che ci hanno sgraffignè la Gioconda, sarà che Materazzi li ha emmerdés facendogli perdere un campionato mondiale, o sarà perché oltre al primato nella moda li abbiamo sourclassé anche nel campo dei vini, sta di fatto, però, che ci vedono come il fumo negli occhi.
Per loro siamo “vomitevolí” e tanto basta. Macron docet.
Paolo Conte, d’altronde, ci aveva visto bene quando cantò che sono ancora incazzati con noi e finanche un francese, Jean Cocteau, scrisse che i Francesi sono degli Italiani di cattivo umore.
Questa lunga premessa per dire che questi nostri cugini-serpenti, all’indomani dell’assassinio a opera di un policier di quel giovane discendente di nordafricani che essi avevano colonizzato col tallone sul collo, hanno organizzato due diverse collette: una a favore della famiglia dell’ucciso e una a favore del poliziotto arrestato.
La seconda ha superato il milione e trecentomila euro mentre la prima più di un milione in meno.
A dimostrazione del fatto che i Francesi ritengono che sia da tutelare di più l’assassino dell’assassinato.
Perché per la maggior parte di lor munsiú, che a Ventimiglia respingono gli immigrati che arrivano in Italia dalle loro ex colonie e che tentano di ricongiungersi con i familiari in Francia, questa gente è indesiderabile tanto da creare dei veri e propri ghetti dentro i quali confinarli come hanno fatto gli USA con Chinatown o Little Italy o Il Bronx con la differenza che questi non li hanno derubati per secoli delle loro ricchezze.
Tanto che, girando per Nanterre, la banlieue dove si è verificato il fattaccio, per strada non vedi altro che donne con il bourqa e gruppi di giovani sfaccendati davanti ai chioschi di kebab e di merguez.
E, allora, monsieur Macron e monsieur Darmanin, soyez gentils, ne nous cassez pas les couilles.
Sergio Salomone