Il giochino di oggi si chiama “fare i conti della serva” perché una volta le odierne collaboratrici domestiche così venivano chiamate e nessuno si sognava di pensare che la definizione avesse alcunché di offensivo.
C’era il verbo servire e il suo soggetto che, come da analisi grammaticale, era il servo/a.
Poi è intervenuto il politicamente corretto e la parola servo è stata messa al bando.
Da lì in poi una serie di criticità.
Negli USA, per esempio, si è subito posto il problema con i distintivi della polizia sui quali quei buzzurri di coloni europei avevano pensato, ma si può?, di scrivere “to serve and protect”.
Ora stanno ragionando se scriverci “to collaborate” ma, a causa di qualche retrogrado conservatore che si oppone, la questione è ancora aperta.
La stessa cosa sta accadendo con il Vangelo: un Concilio è stato convocato in seduta permanente -quasi una riedizione di quello andato avanti dal 1268 al 1271 durante il quale i Viterbesi chiusero a chiave (clausi cum clave da cui Conclave) i cardinali nel Palazzo dei Papi perché si decidessero a nominare il nuovo pontefice- per trovare un diverso modo di dire che sostituisca la frase di Cristo “Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e non per essere servito”.
Nessuna fumata al momento.
Ma torniamo al gioco.
Un imprenditore assume un dipendente perche lavori per lui mezz’ora a settimana e gli offre un compenso di un milione e trecentottantamila euro totali per tre anni e, cioè, quattrocentosessantamila euro all’anno.
Vale a dire ottomila ottocentosessanta euro a settimana.
Il contratto, tuttavia, prevede una sospensione della prestazione durante il periodo da giugno a settembre per cui, sottratte le sedici settimane, quelle di lavoro effettivo diventano trentasei e la retribuzione sale, perciò, a dodicimila e settecentosettantasette euro a settimana.
A tanto ammonta il compenso che Lucia Annunziata ha percepito dalla Rai in base al contratto che scadrà a fine maggio per una trasmissione di mezz’ora a settimana.
Messo così , il compenso sembrerebbe esagerato se non si tenesse anche conto di tutto il lavoro di preparazione della trasmissione domenicale che la Annunziata conduce, delle prove, dei briefing, e di tutto il resto.
Ma, anche mettendoci la benzina dell’auto per andare da casa a Viale Mazzini sempre esagerato resta.
E, allora e senza forse, il fatto che Lucia Annunziata -e ci vogliamo aggiungere Fabio Fazio?- se ne sia andata è una grande economia per l’Azienda e per noi che la teniamo in piedi pagando il canone.
Si o no?
Dicano quello che vogliono i loro fans, dicano di fantomatiche occupazioni e di imbavagliamento della libertà di parola e di pluralismo ma che gli italiani non ci abbiamo guadagnato è tutto da dimostrare.
Acqua davanti e ventu d’arretu, perciò.
Ma, soprattutto: ‘Na vota l’unu a cavàju du ciucciu.
Sergio Salomone