R. e P.
Fateci caso, stiamo assistendo ultimamente a un ritorno del maanchismo veltroniano.
Di quel modo, cioè, di premettere banalmente in un discorso una verità sostanziale con l’intento nascosto di affermare il suo contrario, quasi sempre in maniera accidentale ma dando maggior peso con l’uso di un ma avversativo che lo esalta.
È una tecnica nota alla quale fanno ricorso i fini oratori o supposti tali per non inimicarsi gli interlocutori di avviso contrario ma anche, appunto, per buttare lì impunemente il loro giudizio negativo.
Un caso per tutti, l’incipit di ogni discorso di quelli i quali, pur essendo notoriamente schierati a favore delle ragioni di Putin, premettono: -che c’è nell’invasione dell’Ucraina un aggressore e un aggredito, ma, tuttavia . . .-
E giù con le colpe degli Ucraini e avanti con le buone intenzioni dello zar russo che vuole liberare l’Ucraina dai nazisti seguaci di Bandera.
A questa nuova congrega ha pensato bene di iscriversi anche Lucianona Littizzetto, per molti altri versi simpaticissima, per dire la sua sul caso della professoressa (o professora?) contro la quale in classe un alunno ha sparato due proiettili di gomma con una pistola ad aria compressa.
-Il gesto è assurdo e violento- la ormai rituale premessa -ma gli insegnanti devono imparare a gestire le classi perché non esistono classi ingovernabili. Bisogna saper creare empatia con i ragazzi.-
Il che, tradotto dal bla bla bla, è chiaramente il volere mettere in evidenza una presunta incapacità della prof che per la comica torinese è più grave del gesto di chi ha sparato.
Non so voi ma io mi sono abbondantemente “sdigumàtu ‘i cugghjúna” (cito Cetto Laqualunque) di questi poveracci.
E, scimmiottando un mio amico -il quale, illo tempore, a metà del pallosissimo film 8,% di Fellini, alzatosi per andarsene, disse rivolto allo schermo del cinema: -Fellini, con me hai chiuso.- “anche” io dico: -Littizzetto, perdiamoci di vista.-
Sergio Salomone