Oggi bruschetta di compleanno.
In Inghilterra una madre invita alla festa di compleanno del figlioletto i suoi piccoli amici e chiede ai genitori la cifra di sette euro come contributo alla spesa per l’allestimento della location.
La madre di uno degli invitati se ne lamenta sui sociali ed è subito caos.
Ammesso che interessi a qualcuno il mio pensiero, tanto sconcerto io non lo capisco.

Davvero questi figli di Albione che hanno un sens of humour che fa ridere solo loro e girano con l’ombrello e la bombetta anche il 15 agosto credono d’avere scoperto l’acqua calda?
Sarebbe bastato essere con me a Torino a metà degli anni ’70 quando, invitato a cena insieme con gli altri colleghi d’ufficio a casa di uno di loro, mi fu domandato cosa preferissi portare per contribuire alla cena.
Uno degli aborigeni con ascendenze meridionali dubitò che a me la cosa potesse sembrare strana e: – Sai com’è, boia fauss, lui mette la casa e noi portiamo da mangiare.-
Oppure quando, dopo avere offerto il cappuccino due mattine di seguito a due colleghe (perché, come diceva Pericle, qui, in Calabria Saudita, si fa cosi), il terzo giorno una delle due mi dice: -Oggi facciamo noi.- e va alla cassa.

Epperò, mentre stiamo per uscire dal bar, la cassiera mi dice (con molto garbo, devo ammettere): -Signore, lei dovrebbe pagare il suo caffè.-
Ma andiamo, non è normale che facciano finta di cascare dal pero.
Non c’è un posto al di fuori della Calabria in cui, quando sei invitato a una festa, non solo ti fanno rimpinzare a scoppiare ma ti danno pure il di più avanzato da portare a casa.
A Mammola, per dire, ogni volta che con mia moglie andiamo a casa di suoi parenti, suoniamo e la domanda al citofono non è “chi è?” ma “chi vi pigghjàti?”.
Ricordo, ero bambino, che mia madre alla moglie ” du cilonàru” che un paio di volte all’anno ci portava un cespo di lattuga e un cestino di nespole dava da portarsi, tutte le volte tutte, la bottiglia dell’olio, il chilo di farina e di zucchero e di caffè (all’epoca in grani) e due pacchetti di sigarette che teneva nel cassetto del comò.
-Chisti pe’ vostu maritu.-
E, allora, cari i miei inglesotti, smettete di comprare ville in Toscana e fatevi un viaggetto da queste parti.
Saremo pure mafiosi a prescindere, saremo pure piccoli e neri come Calimero, saremo pure i campioni mondiali del futticunpagnu, ma noi all’ospite offriamo il pane e il sale, altro che chiedere il contributo per le spese.
-Perché qui, in Calabria, facciamo così.-

Sergio Salomone