Credo sia arrivato davvero il momento di dire: Houston, abbiamo un problema.
Dove Houston siamo noi stessi.
È l’Italia stessa.
Un Paese tornato alle antiche divisioni determinate da interessi particolari che ne impediscono la crescita non solo economica e rappresentativa in campo internazionale ma, soprattutto, nella direzione della coesione sociale.
In effetti i problemi sono più di uno ma, come cartina di tornasole, oggi mi interessa evidenziare i due più risaltanti attraverso i recenti accadimenti.
Il primo riguarda la condanna a un anno e quattro mesi di detenzione comminata al giudice Piercamillo Davigo per rivelazione di segreto d’ufficio.
Il Nostro è stato componente del famoso pool di magistrati che hanno “scatenato l’inferno” (Massimo Decimo Meridio) di Mani Pulite all’interno del quale si è distinto, mediaticamente, in misura minore rispetto a Di Pietro ma, nella sostanza, parecchio di più.
È lui quello che ha pronunciato la famosa frase “Rivolteremo l’Italia come un calzino” e, ancora, “In Italia c’è una lobby di 200.000 avvocati”.
Quest’ultima, senza forse, più preoccupante della prima in quanto lascia sottintendere che chi, per civiltà giuridica, che nel nostro Paese nasce e da esso si diffonde nell’intero orbe terraqueo (cito Meloni), difende gli accusati è una sorta di setta che promuove l’aggiramento delle leggi e, conseguentemente, ostacola il lavoro punitivo, senza se e senza ma, dei magistrati che sarebbero investiti del compito di dirigere la vita del popolo mentre tocca loro esclusivamente applicare le leggi e, dicevamo da ragazzi, zzolu!
Nel senso di “basta!”.
Legge del contrappasso?, nemesi tardiva?, chiamiamola come ci pare ma sempre un problema è il fatto che un giudice venga condannato in base a quelle stesse leggi che avrebbe dovuto rispettare e applicare.
Fatte salve le sentenze dei successivi gradi di giudizio che, magari, e glielo auguriamo, lo manderanno assolto.
L’altro problema è lo “stricamento”, vale a dire la tendenza a rosicare, insomma, il bruciore di culo della Sinistra che non riesce nemmeno a fare finta di gioire quando il governo in carica porta a casa successi in campo internazionale e cerca, invece, di sminuirne in tutti i modi la portata.
Come quando la Meloni fa alzare dalla sedia, a Bruxelles, Ursula Von der Leyen e la porta in Tunisia a fare un accordo per il controllo delle partenze dei migranti o, come successo ieri, va a Parigi e fa dire a Macron (che, piuttosto, preferirebbe mangiarsi i gioielli di famiglia) che i problemi dell’Italia sono i problemi dell’Europa.
Va bene il motto latino “Amicus meus (est) inimicus inimici mei” (i nemici dei miei nemici sono miei amici) ma che ci si debba tagliare il naso per fare dispetto alla faccia fa un po’ ridere.
Anche più di un poco.
Fa cagare, anzi.
Sergio Salomone