Da cristiano credo che siamo tutti figli di Dio e che, in quanto tali, a tutti sia dato in ugual misura.
Anche se a volte così non sembra
Da cittadino, poi, sono più che convinto che tutti abbiamo diritto agli stessi Diritti non meno di quanto abbiamo il dovere di non sottrarci ai nostri Doveri.
È per ciò che, nel momento in cui qui da noi il dibattito sulla genitorialità delle coppie gay sta assumendo toni alquanto aspri, mi sento spiazzato e non so con chi stare.
Per un verso, mi immedesimo in quelle persone che sono arse dal desiderio/bisogno o, anche, soltanto sogno di essere genitore e non possono esserlo per questioni oggettive.
Per un altro, abituato come sono per età alla famiglia tradizionale, la mia fantasia non riesce a ricrearsi l’immagine di un quadretto familiare -come quello, per intenderci, delle foto in bianco e nero dei nostri nonni- nel quale compaiano due uomini o due donne, i genitori uno e due, seduti con attorno i figli tra i quali, magari, ci sia anche qualcuno di colore diverso.
E non perché sia omofobo o, peggio, razzista -l’unico razzismo, viscerale, che pratico è l’apartheid nei confronti della razza degli idioti per scelta e non perché ci siano nati- ma perché considero istintivamente che sia rispettoso concedere a un bambino/a la possibilità di conoscere e assorbire, per il suo equilibrio esistenziale, tanto le caratteridtiche proprie delle donne quanto quelle specifiche degli uomini.
E questo, va da sé, con due genitori dello stesso sesso non è scontato.
Senza volerla buttare in caciara, mi domando, per esempio -considerato che per Freud il figlio a una certa età è bene che uccida (in senso esistenziale) il padre per potere meglio completare la crescita come individuo indipendente- se a trarre il pargolo dall’impaccio di non sapere chi uccidere sarà il genitore che ha tirato il bastoncino più corto o quello con maggiore spirito di abnegazione.
Mi domando, nel caso di una coppia di donne, chi insegnerà al figlio a spaccare la legna per il caminetto o a riparare la grondaia o a usare il decespugliatore. Per dire.
Mentre, nel caso di due maschietti, mi domando come mi sentirei a essere il figlio che viene accompagnato alla festa di compleanno del compagno di classe dove ci sono tutte le madri-donne e l’unica madre-uomo fosse la mia.
È evidente che ancora in questa società questi problemi esistono e che ci vorrà del tempo perché vengano risolti.
Ed è altrettanto vero che i figli di cui parliamo saranno quelli che li sperimenteranno sulla loro pelle.
Prima di schiamazzare e di schierarsi, dunque, sarebbe necessario mettersi nei loro panni e guardare le cose dal loro punto di vista.
E, magari, hai visto mai? tante rivendicazioni basate su un egoismo nemmeno tanto colpevole e tante convinzioni ideologiche verrebbero meno.
Perché e figli so’ piezz’e core e chi lo dimentica e su di loro specula è piezz’e m . . . a.
Sergio Salomone