Che fosse un invisibile come, si dice comunemente dei clochards, non sarebbe la cosa più appropriata da dire nel suo caso.
Al contrario, si faceva notare, e anche parecchio, per la sfrontata petulanza propria dei semplici che non conoscono sovrastrutture sociali.
E, d’altronde, dai margini dove la società lo aveva relegato, quale obbligo avrebbe dovuto avere, ammesso che avesse avuta la nozione di obbligo, di essere meno fastidioso?

Lui, però, non si faceva queste pippe psico-sociologiche e, nel momento in cui il suo spiritello interiore gli consigliava di farlo, anche durante la Messa, lui ti si avvicinava e ti domandava: -Campanella
(mi chiamava cosí perché abito in via Campanella), ce l’hai un paio di scarpe blu?-
E, siccome dava per scontato che io le scarpe blu non potessi non averle, aggiungeva: :Quando me le porti?-
Per lui, venire allo sportello della biglietteria della stazione e chiedere dieci euro era la cosa piu normale a questo mondo.
La volta in cui lo fece e io gli domandai a cosa gli servissero mi rispose candidamente: -Devo comprare le sigarette e il giornale.-
Immaginai che fosse il Sole 24 Ore per controllare la pagina della Borsa.
Un fine settembre di tanti anni fa lo incontrai sulla via principale di Praja a Mare e, domandatogli cosa facesse a tanta distanza dai suoi luoghi abituali, mi rispose: -Sono venuto per passare l’estate.-
Sera di venerdì l’ho visto sdraiato sul primo marciapiedi della stazione di Roccella.
Era attorniato da alcuni carabinieri ma non perché avesse fatto chissà che.
Era coperto da un lenzuolo bianco ed era semplicemente morto.
Semplicemente.
Come aveva sempre fatto in vita.
Riposa in pace, Enzo.

Sergio Salomone