E adesso come la mettiamo? Ieri Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, nel corso di un comizio tenuto ai suoi seguaci li ha esortati a indossare il passamontagna e formare le “brigate di cittadinanza” con lo scopo precipuo di portare a termine piccoli lavori di manutenzione nelle città come, per esempio, aggiustare un marciapiedi e poi fuggire per non essere presi sul fatto.
Sono più che convinto che quella frase volesse essere un riferimento all’episodio di quel pensionato di Barlassina che aveva ricoperto a sue spese una buca dell’asfalto e per questo era stato multato.
Si sa, così come è “del poeta il fin la meraviglia” analogamente l’esagerazione è lo strumento di cui il comico si serve per fare ridere il suo pubblico.
E Grillo è un comico e sull’esagerazione, sul parossismo ha fondato il suo successo.
La normalità, la misura, la sobrietà non fanno ridere.
Un bambino non ride vedendo un uomo con la bombetta e il viso rasato, ride, invece, se quell’uomo indossa un cappello con i campanellini e sul naso ha il “pomodoro” come ce l’aveva Patch Adams.
La comicità e, se vogliamo, l’umorismo, devono prospettare situazioni improbabili, estreme, paradossali.
Ne sapevano qualcosa Oscar Wilde quando diceva: -Resisto a tutto meno che alle tentazioni.-
O Groucho Marx che annunciava solennemente che: -Il matrimonio è la principale causa di divorzio.
Nelle scuole di giornalismo insegnano che la notizia che fa scoop non è il cane che morde l’uomo ma l’uomo che morde il cane e un antichissimo detto popolare recita, invertendo, appunto, i rapporti: -La vipera che morse mia suocera morì avvelenata.-
Nessuna esortazione alla rivolta armata, dunque, nel discorso di Grillo, nessuna chiamata all’insurrezione, nessun corriamo a prendere i forconi ma semplicemente un ripasso di educazione civica condito di sana satira teatralmente rappresentata.
E, invece, si è scatenata la canea dei benpensanti, dei maestrini del pensiero unico e corretto, dei depositari dell’etica universale -ma con lo sterzo- che gli hanno dato addosso perché, udite udite, non si possono usare quei toni e non si può parlare di brigate che fanno riferimento a chissà quali inconfessabili progetti.
E altre menate analoghe.
Sono gli stessi che si sono strappati i capelli e hanno gridato allo scandalo quando Meloni ha parlato di ‘pizzo di Stato”.
Con la differenza che, nel caso di Grillo, una buona fetta di quel popolo bue tende, ragionevolmente, a giustificarlo mentre non ha riservato lo stesso trattamento alla Meloni.
Perché, sappiatelo, quelli che stanno sempre col ditino alzato sono gli evangelizzatori che diffondo il verbo secondo il quale la legge è, si, uguale per tutti ma per gli amici è più uguale.
Volete i nomi?
Ve li farei pure ma, se vi dico Conte e Schlein finisce che vi incazzate.
‘Nduma avanti pareil.
Sergio Salomone