R. e P.
Ebbene, farò outing: nei giorni del Festival, per evitare di farmi trasportare dall’onda emizionale delle polemiche scatenate dalla conduzione di Amadeus -con il concorso esterno di Rai1 che qualche critico televisivo omofobo chiama Gay1- e scrivere qualcosa di sgradevole nel merito (in particolare sulle dichiarazioni di Paola Egonu sul presunto razzismo degli Italiani) mi sono imposto un silenzio da certosino.
Anche perché, come diceva Confucio, se taci potrai apparire stupido ma se parli sgombri il campo da ogni dubbio.
Stamattina, però, leggo che una trentacinquenne catanzarese, tale Martina Scavelli, arbitro della Federazione Italiana di Pallavolo, ha scritto nel giorno di San Valentino un post nel quale annuncia di volere rinunciare a questa sua passione perché stufa di doversi assoggettare ai continui controlli (anche a sorpresa) cui la Federazione la sottopone a causa del suo girovita.
Martina la quale, in pratica, è piuttosto chiattulella, stando al regolamento interno (idiota, evidentemente) del suo sport, sembrerebbe che, pur non dovendo ella né correre né saltare ma stare semplicemente in piedi su un trespolo per tutta la durata della partita, debba, nondimeno, esibire una silhouette meno ingombrante di quella di cui madre natura, piu generosamente del dovuto, evidentemente, la gratifica.
Sempre stando ai canoni FIPAV.
E, allora, non ce l’ho fatta più. Eccheccaxxo!
Questa, la Egonu, parla di corda in casa dell’impiccato.
Si lamenta di un’unghia spezzata in presenza di un malato di cancro ed io devo starmene zitto e annuire come fanno gli asini?
Anche no, grazie.
Come detto dalla vicepresidente della Lega Volley Femminile Carla Buratto, la nostra wonder woman delle schiacciate nello stesso momento in cui da ragazzina è entrata nel mondo del wolley italiano è stata trattata allo stesso modo di ogni altra atleta e mai il colore della sua pelle è stato un problema.
Ha avuto i migliori allenatori di cui la Federazione disponesse.
Come tutte le altre atlete.
È tata seguita, curata, considerata, remunerata, osannata, spinta.
Come e più di tutte le sue colleghe delle quali, non dimentichiamo, fa parte una certa Myriam Sylla come lei di colore e quanto lei brava ma molto meno loquace.
Ha, tra fb e Instagram, più di un milione di followers che, per un atleta di uno sport di seconda fascia (di terza se praticato da donne) sono un’esagerazione e vanno in direzione opposta al suo story telling.
Il triplo rispetto a quelli di Cristina Chirichella, anche lei ugualmente brava, ma di pelle chiara.
Ubi est, dunque, questo razzismo di cui parla?
Nel fatto che qualche ignorante/imbecille equivocando sul suo colore, per strada le domanda se è italiana?
Troppo poco, cara la mia Paola, per etichettare a questo modo, nel suo complesso, il più accogliente e tollerante Paese d’Europa e dell’Occidente intero.
In Belgio, in Svizzera, in Francia, in Germania, in Lussemburgo, gli Italiani tuoi connazionali (dovresti andarne fiera invece di sputare nel piatto nel quale mangi) hanno subíto umiliazioni e discriminazioni a iosa.
Hanno dormito nelle baracche di lamiere, hanno provato sulla loro pelle l’offesa per una differenza culturale, supporta, e economica, reale.
Raramente qualcuno ha teso loro la mano o ha spianato loro il cammino.
Sono morti senza bestemmiare nelle miniere di Marcinelle.
Ma, al massimo, si sono limitati a fare film come Pane e Cioccolata.
Ironici, graffianti, sarcastici talvolta, ma misurati, non generalizzanti e, comunque, sempre di buon gusto.
A Padova, una signora non mi ha fittato la stanza in quanto io calabrese e, dunque, posso dire che Padova, il Veneto, il Nord dell’Italia, l’Italia tutta sono razzisti?
Prima di aprire bocca la prossima volta, vai in America e tieni le dita incrociate sperando che nessun poliziotto ti spari, a te nera, mentre prendi il rossetto dalla borsa.
Come dice la vicepresidente della tua Lega, guadagni più del presidente Mattarella e, perciò, facci un favore: invece di sparare cazzate, gioca a pallavolo che è la cosa che ti viene meglio e non rompere.
Ché già abbiamo abbastanza problemi per sentire il bisogno dei tuoi vaneggiamenti.
Sempre tuo tifoso e con l’affetto di prima.
Sergio Salomone