R. e P.

L’Eco di Bergamo  ha pubblicato la notizia di una squadra di calcio di Bergamo, l’Atletico Brighela -con una sola ele e già per questo meriterebbe di essere radiata- multata dal giudice sportivo della sezione di Bergamo perché, durante la partita disputata il 5 marzo scorso contro il River Negrone (ommioddio!, ma si può chiamare una squadra così?), i suoi calciatori, nonostante il divieto dell’arbitro, si sono schierati a centrocampo mostrando lo striscione CIMITERO MEDITERRANEO BASTA MORTI IN MARE
Un chiaro riferimento alla tragedia di Cutro.

In aggiunta sono stati squalificati il capitano della squadra e i dirigenti.
Ci sarebbe tanto da dire a proposito delle vette di idiozia che certi organi giudicanti nello sport e nel calcio in particolare riescono a raggiungere -da ultimo il caso recente della squalifica prima comminata, poi sospesa e infine confermata a Mourinho- ma oggi vogliamo occuparci di cose serie.
Fatto è che, gratta gratta, si è scoperto che quella squadra è la parte emergente di un iceberg la cui massa sommersa è a tutti gli effetti una sorta di centro sociale che si distingue per inneggiare a Alfredo Cospito l’anarchico ormai divenuto ancora più famoso di Pannella in fatto di digiuni.

E anche su questo abisit iniuria verbis perché tutti hanno diritto a un’opinione politica.
Anche gli sportivi.
Prova ne sia la presa di posizione dei giocatori di pallacanestro della NBA americana contro le uccisioni di gente di colore da parte della polizia, gli atleti aderenti al movimento Black Lives Matter e i calciatori che si inginocchiavano fino a qualche mese addietro prima dell’inizio delle partite per protestare contro il razzismo.
A tutti, contemporaneamente si chiede un minimo di coerenza, però.
E di onestà intellettuale se capaci.
I promotori dell’iniziativa di Bergamo appartengono per ideologia a quella parte politica, la sinistra antimeloniana, che ha protestato recentemente, richiamandosi allo spirito di Olimpia che poneva fine a ogni guerra per tutta la durata dei Giochi, contro l’esclusione della Russia dai Campionati Mondiali di Calcio in Qatar adducendo che lo sport con la politica non c’entra.
Una manfrina già sperimentata che, però, ha due facce.
Gli stessi, infatti, dimenticano di aver fatto carte false per escludere il Sud Africa dalle Olimpiadi di Città del Messico nel 1970.
Dimenticano che l’Umione Sovietica boicottò quelle di Los Angeles del 1984.
Tutto andava bene, madama la marchesa, mentre non era andato bene che gli USA avessero boicottato quelle di Mosca quattro anni prima.
È evidente che qualcosa non quadra.
Non possiamo perpetuare il vecchio adagio secondo il quale chíju da mamma ndi piaci e chíju du papà no.
O, per lo meno, non dovremmo.

Sergio Salomone