Qualche giorno fa il quotidiano la Verità ha pubblicato un articolo nel quale, in occasione dell’anniversario della scomparsa di Ungaretti avvenuta il primo giugno del 1970, ricordava la militanza del grande poeta nel Partito Nazionale Fascista: -Ah, Mussolini. Certamente l’ho amato tanto.-
Come Ungaretti, in verità, molte altre personalità di primo piano del nostro tempo ebbero grande simpatia per il Littorio e per il Duce senza avere, tuttavia, dignità in ugual misura per non rinnegare se stessi all’indomani del 25 luglio del ’43.

Lo stesso Pirandello, per esempio, fu firmatario, con Ungaretti e tanti altri, del manifesto degli intellettuali fascisti.

Un ricordo vivido della mia giovinezza è rappresentato dalla rubrica Italia Fascista in Piedi che la rivista il Borghese pubblicava ogni settimana nella quale veniva ricordato con tanto di foto il camaleontismo di quelle personalità che avevano militato nei ranghi fascisti e, nascondendo l’orbace e la camicia nera in soffitta, si erano ricicciati nelle fila dell’antifascismo benedetto dall’Arco Costituzionale.

Tra questi spiccavano intellettuali del calibro di Alberto Lattuada, di Renato Guttuso, di Leonida Repaci, di Giorgio Bocca.

Mentre tra i politici quelli di Pietro Ingrao, di Aldo Moro, di Amintore Fanfani, di Carlo Donato Cattin.
In occasione dello scorso XXV Aprile Marcello Veneziani ha scritto: -Se il Fascismo fosse oggi al potere, probabilmente, io sarei antifascista mentre molti attuali antifascisti sarebbero conformi e ossequiosi trombettieri dell’eventuale regime e intimerebbero a quelli come me di fare il saluto fascista e di dichiararsi camerati.-

Che farci? È la conferma della teoria della selezione naturale enunciata da Darwin: adattarsi per non estinguersi.
Succedeva così nei campi di concentramento: chi tra i prigionieri riceveva l’incarico di kapo, quello diventava il più feroce aguzzino, più feroce degli stessi carcerieri tedeschi.
E non sarei per niente sorpreso di assistere nel breve volgere di qualche tempo a tanti salti della quaglia soprattutto nel campo dell’informazione.
Una prova è il sensibile cambiamento di atteggiamento della conduttrice della trasmissione l’Aria che Tira, Mirta Merlino, la quale, da quando si fa il suo nome per l’approdo nella Rai “okkupata” dal governo, sta di molto stemperando il background antimeloniano da lei esibito finora su la7 di Cairo.
Meditate, gente, meditate.

Sergio Salomone