I miei figli sono tecnologici né più né meno di tutti i loro coetanei e, come tutti quelli che ne sanno di più, non comprendono l’incapacità delle generazioni precedenti a gestire le continue risorse che la scienza mette a loro disposizione.

Mi hanno spiegato mille volte, a turno, come si fa il copia-incolla sul computer e l’ultima volta che ho telefonato a uno di loro per farmelo ripetere, mi ha consigliato di tornare a scrivere con la stilografica e ha messo giù il telefono.
È un prezzo che quelli cresciuti sul e con il Lamanna e il Rocci dobbiamo pagare e zzolu.
Traduzione dal calabro-sanscrito: e basta!.
È l’ineluttabilità del darwinismo: chi non si evolve si dissolve.
Tutto il contrario di quello che cantava Celentano -il re degli ignoranti, come egli stesso amava definirsi- negli anni ’60 in Tre Passi Avanti, ai giovani della nascente beat generation dei Kerouac e dei Ginsberg: o cambi o presto finirai.
Ricordo che in Ferrovia si raccontava (fatto realmente accaduto) dell’anziano capostazione di Roccabernarda il quale, dovendo garantire l’incrocio tra due treni e non essendo del tutto padrone dei nuovi dispositivi introdotti per regolare la circolazione, si mise a urlare bestemmiando: -Ma come cxxxo è possibile che un treno parta da Milano e uno da Reggio Calabria e vengano a incrociare proprio a Roccabernarda?-
Dico tutto questo perché, leggendo quale là -che fare di meglio in pensione?- ho appreso che la AI, l’intelligenza artificiale di cui non si fa che parlare ultimamente, alla domanda se sia meglio fare ricerca per produrre una medicina che guarisca i malati di cancro piuttosto che una che faccia vivere i gatti fino a cento anni, ha risposto: “la seconda”.
Come Quelo, il personaggio inventato da Corrado Guzzanti.
Ora, che ci fosse qualcosa di strano in questi tipi di intelligenza l’avevo capito dalla prima volta in cui sullo schermo del computer mi è apparsa la scritta “errore” e zzolu, appunto, mentre una normalissima persona dotata di una normalissima intelligenza mi avrebbe anche suggerito come procedere.
E, allora, mi viene in mente quel padre il quale, al figlioletto che gli domanda se ha preso l’intelligenza dalla madre o da lui, risponde: -Sicuramente da tua madre perché io, la mia, ce l’ho ancora tutta.-
Dovrei leggere di meno o, magari, dedicarmi a letture impegnative, dite?

Sergio Salomone