L’episodio, più che noto a chi di queste cose si è pasciuto fin da ragazzo, è di quelli che hanno alimentato l’epopea degli eroismi italiana e, da quanto apprendo, sembra lo abbia scoperto anche il regista Edoardo de Angelis il quale, nel porto di Taranto, ci sta girando il film “Il Vizio Della Speranza” con Pierfrancesco Favino.
La notte del 16 ottobre del 1940 un sommergibile della Regia Marina Italiana -niente che possa rappresentare di più e meglio lo spirito dell’Italia fascista, dunque, e invito i lettori ad ascoltare l’Inno dei Sommergibilisti per farsi un’idea di che pasta fossero i marinai che sceglievano di imbarcarsi su quei mezzi- che pattugliava le acque dell’Atlantico Settentrionale a 700 miglia dall’isola di Madera viene preso di mira dal cannone montato sul mercantile belga Kabalo requisito dagli Inglesi.
Si sa, in guerra e in amore tutto è lecito, anche camuffare da Ferrari una Bianchina.
Il comandante del sommergibile, il messinese Capitano di Corvetta Salvatore Bruno Todaro, ordina di rispondere al fuoco e la nave viene colpita più volte sicché i militari a bordo per mettersi in salvo calano una scialuppa sulla quale salgono in ventuno mentre altri cinque non, trovando posto, si tuffano in acqua.
Il sommergibile si avvicina per dare il colpo di grazia al natante ma il comandante, tra lo stupore dei nemici, decide di prenderli tutti a bordo per farli sbarcare in un porto sicuro.
Per tanto il sommergibile fu costretto a navigare in emersione per tre giorni esponendosi al pericolo di essere avvistato dalle navi inglesi.
Al comandante Todaro i superiori mossero furiose contestazioni per il pericolo al quale con la sua condotta aveva esposto il sommergibile e i marinai.
In particolare, gli fu detto che un comandante tedesco non si sarebbe comportato come lui e lui rispose: -Un tedesco non ha, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle.-
Perché racconto questo?
Bof!, non lo so.
Ma un motivo, gratta gratta, dev’esserci.
Sergio Salomone