R. e P.

Ieri sera, al termine della partita Juventus-Inter di Coppa Italia -che ora si chiama Coppa Frecciarossa perché il Cacao Meravigliao ha fatto tendenza e tutti ci dobbiamo genuflettere allo sponsor di turno- abbiamo assistito all’esecuzione sul campo della coscienza civica, e, dunque, anche sportiva, dei calciatori che giocano in Italia.

L’ammonizione a Lukaku per avere zittito portandosi l’indice al naso il pubblico juventino che gli indirizzava cori razzisti è l’atto finale di un pensiero insulso, eticamente offensivo, temporalmente ingiustificato che fa più attenzione al dito (è il caso di dire) che alla luna che indica.

C’era stata, a onor del vero, qualche avvisaglia all’indomani della nascita del movimento Black Lives Matter: la Federazione aveva sotto sotto scoraggiato le squadre che avrebbero voluto inginocchiarsi in campo all’inizio della partita, come in tutto il resto del globo terraqueo (Giorgia docet) tutte le altre squadre facevano senza problemi e l’ultimo tassello era stato messo ai Campionati Europei d’Inghilterra da noi vinti dove, pervicacemente, la nostra nazionale è rimasta in piedi davanti ad altre che invece, si inginocchiavano per sostenere i diritti delle persone di colore.
Avevamo avuto esempi luminosi di altre rivolte contro i cori dei tifosi/scimmie che guardano le partite stando ancora sugli alberi.

Due per tutti, in Patria, la pallonata di Boateng contro la tribuna dalla quale lo ingiuriavano per il colore della sua pelle e, in Spagna, la banana sbucciata e mangiata da Dani Alves, prima di battere un calcio d’angolo, per irridere i tifosi avversari che gli davano della scimmia.
Nessun arbitro si è mai sognato di ammonirli, anzi, a lungo i due sono stati ospitati nei media a spiegare e sostenere i motivi dei loro gesti perché fossero presi ad esempio con la speranza di porre un freno al becerume dei cori razzisti.

Ieri no.
Lukaku è stato sanzionato da un arbitro (e successivamente espulso per doppia ammonizione talché salterà la partita del ritorno a Milano) che, ammesso sia vero che è una nuova disposizione introdotta dai vertici arbitrali come detto dal telecronista, avrebbe applicato una norma alla base della quale non si sa quale motivo, sempre imbecille, tuttavia, ci possa essere.
L’alternativa, nel caso sia stata una sua personale variante in corso d’opera, aprirebbe scenari ancora più inquietanti.

Nei precedenti ormai secolari tra le due squadre ne abbiamo viste di ogni..
Dalla ripetizione della partita nel campionato del 1960-61 al rigore di Ronaldo alla mancata espulsione di Pianjch e, in tutta franchezza, di un ultimo tassello in un puzzle già sconfinato faremmo volentieri a meno.

Mi sovviene, intenda chi vuole, che un tale il quale aveva difficoltà a farsi il nodo alla cravatta perché, come dice Cetto Laqualunque, aveva “la testa direttamente incastonata nei spalli” affermava che a pensare male si fa peccato ma si indovina.

PS: adesso mi aspetto che gli juventini doc, come fanno da sempre, mi accusino di essere un interista piagnone e mi parlino del passaporto di Recoba. Venghino, signori.

Sergio Salomone