Diocesi Locri-Gerace, Mons. Oliva: “Unire gli sforzi per uscire dalla pandemia”

“Siamo in una fase in cui le previsioni scientifiche sul futuro della pandemia sembrano diventate incerte. È un momento difficile e complesso, un tempo di prova, che ci fa prendere coscienza delle nostre fragilità. Come padri e pastori siamo chiamati a non far mancare ai fedeli gli aiuti spirituali necessari, l’accompagnamento ed il sostegno dell’Eucaristia. Restiamo accanto alla nostra gente, condividendone le sofferenze e preoccupazioni, senza chiuderci nel nostro individualismo. A volte il buio sembra avere il sopravvento, ma il nostro orizzonte non sono le tenebre, l’incertezza e la paura, quanto una Luce che viene dall’alto ad illuminare il nostro cammino”.
Visto il perdurare della pandemia causata dal coronavirus e l’aumento dei contagi, S.E. il vescovo monsignor Francesco Oliva ha indirizzato una lettera ai sacerdoti della diocesi di Locri-Gerace nella quale, parlando di questo “tempo di prova, che ci fa prendere coscienza delle nostre fragilità”, incoraggia i presbiteri a “non far mancare ai fedeli gli aiuti spirituali necessari, l’accompagnamento ed il sostegno dell’Eucaristia”.
“Restiamo accanto alla nostra gente -scrive il vescovo- condividendone le sofferenze e le preoccupazioni, senza chiuderci nel nostro individualismo. A volte il buio sembra avere il sopravvento, ma il nostro orizzonte non sono le tenebre, l’incertezza e la paura, quanto una Luce che viene dall’alto ad illuminare il nostro cammino”.
S.E. il vescovo chiede che siano uniti gli sforzi per uscire dalla pandemia e chiede di pregare per quanti sono sofferenti, per i sacerdoti che hanno contratto il virus e si trovano in quarantena o in isolamento, per i medici e per tutto il personale sanitario che generosamente è impegnato nella cura degli ammalati.
S.E. monsignor Oliva, rivolge quindi l’invito a quanti non l’hanno ancora fatto di vaccinarsi: “Sappiamo che la tutela della salute dei più deboli e dei più esposti a gravi pericoli è da sempre parte integrante della missione della Chiesa. Seguendo il Signore, medico delle anime e dei corpi, incoraggiamo i fedeli che ancora non l’hanno fatto a sottoporsi al vaccino, che ad oggi è la miglior difesa, l’unica possibile per arginare gli effetti malefici del virus”. Ricordiamo quanto ha detto il Santo Padre, Papa Francesco, nel videomessaggio ai popoli dell’America latina lo scorso 18 agosto: “vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.
“Pertanto – scrive S.E. il vescovo- non dà esempio di responsabilità chi rifiuta il vaccino per motivi personali, dimenticando che potrebbe essere anche lui portatore (involontario) del contagio, mettendo a rischio l’altrui incolumità”.
Augurando che la pandemia “possa renderci più solidali e disponibili ad accettare con pazienza e senza riserve le disposizioni che vengono impartite a tutela della salute”, S.E. il vescovo ribadisce la necessità di rispettare i Protocolli adottati per prevenire infezioni da Sars-CoV-2: “La cura per la salvezza delle anime -scrive ancora- non può distoglierci dall’impegno di tutelare la salute dei corpi”.
Non si può trascurare il fatto che alcuni servizi svolti dagli operatori pastorali sono per loro natura caratterizzati da un particolare rischio di contagio. “E’ perciò nostro dovere adottare tutte le misure necessarie a ridurre quanto più possibile questo rischio, pur nel rispetto della libertà dei singoli”.
Rimanendo validi il Protocollo firmato dalla Presidenza della CEI e dal Governo in data 7 maggio 2020 e le integrazioni successive del Ministero dell’Interno e della Segreteria Generale della CEI, S.E. monsignor Oliva, ad integrazione e conferma delle disposizioni già date, dispone quanto segue:
1. Gli operatori pastorali (i ministri ordinati, gli accoliti, i ministri straordinari della Comunione, catechisti, animatori liturgici ed oratoriali, operatori Caritas) facciano uso corretto e costante della mascherina FFP2, senza filtro, e siano in possesso della certificazione verde anti-Covid (Green pass), nella versione rafforzata, ottenibile, secondo le indicazioni di legge, con vaccinazione (almeno due dosi) da non oltre 9 mesi o guarigione da non oltre 6 mesi. Nel caso in cui ne fossero sprovvisti si astengano dalle suddette attività, sino a nuove disposizioni.
2. Ogni sacerdote da buon padre e pastore ricorra al vaccino nelle dosi previste, rispettoso dell’insegnamento del Santo Padre Francesco che l’ha definito un “atto di amore” verso gli altri, ed incoraggi i fedeli a farlo.
3. Per le celebrazioni dei funerali in chiese, si consenta la partecipazione nel rispetto rigoroso del numero dei partecipanti consentito sulla base della capienza della chiesa, come indicato all’ingresso. Non si consenta né in chiesa né sul sagrato il saluto finale con la stretta di mano.
4. In caso di decesso per Covid si garantisca il rito di benedizione al cimitero con la partecipazione dei soli parenti più stretti.
5. Per la partecipazione alle celebrazioni non è richiesto il Green Pass ed è sempre necessario mantenere le distanze interpersonali prescritte: un metro quando si è seduti; 1,5 metri durante gli spostamenti.
6. Per i prossimi trenta giorni, siano sospese tutte le attività e le manifestazioni diverse da quelle pastorali e dalle celebrazioni strettamente liturgiche (ad es. concerti, rappresentazioni, etc.).
Le presenti disposizioni potranno essere soggette ad aggiornamenti in ragione dell’andamento della pandemia e della continua evoluzione normativa civile.
S.E. il vescovo ha rivolto la sua gratitudine a quanti si sono impegnati e continuano ad impegnarsi per aiutare chi si trova in stato di bisogno o ai migranti che arrivano sulle nostre coste: “In tale servizio di carità enorme è l’impegno della nostra Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali. Ho costatato di persona – afferma il vescovo- la dedizione generosa e senza risparmio di tanti operatori delle nostre Caritas parrocchiali.
Nel porgere gli auguri per il nuovo anno, S.E. il vescovo scrive: “Nulla potrà impedire la realizzazione del progetto che Dio intende portare avanti attraverso di noi. Il nuovo Anno sia occasione di grazia, speranza di un cammino nuovo, superamento di ogni prova nella fedeltà al Dio che ci vuol bene e ci accompagna. Nel segno della Vergine Maria, Madre della tenerezza Vi auguro un sereno anno nuovo!”.