Non è stata improvvisata, ma preparata da tempo e probabilmente dopo aver attivato solidi ‘agganci’, secondo gli investigatori, l’evasione di Massimiliano Sestito, 52 anni, ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta, scomparso due giorni fa dall’abitazione di Pero (Milano) dove era agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per l’omicidio del boss Vincenzo Femia, ucciso nel 2013. Domani la Cassazione, che aveva già annullato due volte con rinvio la condanna all’ergastolo, dovrà decidere nuovamente sulla sorte del ‘killer’ latitante che aveva già scontato 30 anni per un altro omicidio: quello dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio avvenuto nel 1991.
Le ricerche dell’uomo, che viveva col padre, sono estese in tutta Italia, affidate ai carabinieri. La sua scarcerazione, a quanto è stato possibile ricostruire, era stata disposta nel giugno del 2022 ma solo all’inizio di gennaio di quest’anno era stato posto ai domiciliari in quanto il braccialetto elettronico non era disponibile.
Sestito è un discreto esperto nelle evasioni: era già fuggito nell’agosto del 2013, quando non era rientrato dalla semilibertà nel carcere romano di Rebibbia, ed era stato poi riarrestato mentre si trovava nel Salernitano. E’ ritenuto esponente della cosca ‘Iezzo Chiefari Procopio’ e fu condannato per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri a un posto di blocco a Soverato il 20 agosto 1991.
Vincenzo Femia, 76 anni calabrese della cosca di San Luca (Reggio Calabria), fu invece ucciso il 24 gennaio 2013 lungo l’Ardeatina, a Roma. Per quel delitto Sestito fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare nel 2014.
Nel 2021 è stato condannato all’ergastolo nel processo in appello dopo due rinvii da parte della Suprema corte. Nel giugno dell’anno scorso la concessione del braccialetto elettronico, chiesta dalla difesa.
Misura a cui era stato effettivamente sottoposto nello scorso gennaio.
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