Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
La decisione è stata presa per “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. L’ente verrà dunque affidato a una commissione di gestione straordinaria.
L’INCHIESTA DI UN ANNO FA
L’azienda sanitaria del capoluogo è stata al centro, nell’autunno scorso, di un vero e proprio terremoto giudiziario. Parliamo di un’inchiesta della Dda denominata “Quinta Bolgia” (QUI) e che a novembre del 2018 aprì uno spaccato inquietante su una presunta longa manus delle cosche di ‘ndrangheta su servizi fondamentali, come la gestione delle autoambulanze sostitutive del 118, delle onoranze funebri, del trasporto di sangue e fino alla fornitura di materiale sanitario e del trasporto del sangue.
Allora scattarono oltre una ventina di arresti , tra cui anche nomi eccellenti, dall’ex deputato del centrodestra Pino Galati (che venne messo ai domiciliari), così come l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Luigi Muraca e gli ex direttori generali dell’Asp, Gerardo Mancuso e Giuseppe Perri, il primo che fu solo indagato mentre per il secondo scattarono i domiciliari (poi revocati).
I riflettori degli inquirenti furono allora puntati su due “sottogruppi” della criminalità organizzata attivi a Lamezia Terme e riconducibili alla cosca confederata dei Iannazzo-Cannizzaro-Daponte.
Gli investigatori parlarono addirittura di due gruppi imprenditoriali che avrebbe operato anche avvalendosi del potere intimidatorio dovuto alla loro presunta appartenenza alla ‘ndrangheta e che ne gli anni si sarebbero così assicurato “un assoluto monopolio” sui servizi nel nosocomio della città della Piana.
Le accuse contestate sono a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà dell’industria o del commercio, frode nelle pubbliche forniture, illecita concorrenza con minaccia o violenza, abuso di ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, peculato, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.
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