Madre e figlia di nuovo insieme dopo oltre quarant’anni. È la storia di Anna e Valentina, che si sono incontrate per la prima volta dieci mesi fa, il 24 marzo scorso, grazie al desiderio di entrambe di conoscersi mai venuto meno e all’iniziativa della seconda, decisa a portare avanti la ricerca delle proprie radici come consente la legge italiana da ormai dieci anni. A rendere nota la loro storia il settimanale Toscana Oggi.

Anna rimane incinta a soli quindici anni, scatenando l’ira e la vergogna del padre. Vive in un paese della Calabria ma la sua bambina nascerà a Firenze dove si trasferisce grazie alla madre e a un’amica infermiera di quest’ultima che vive nel capoluogo toscano dove Anna va a vivere a Casa Speranza, una casa famiglia a Settignano per ragazze madri tuttora esistente.

«Quando ho partorito tutte le decisioni erano già state prese senza il mio parere perché ero minorenne – ricorda oggi Anna -. Mi era stato detto che» la bambina «sarebbe stata data in adozione e poi sarei tornata in Calabria». Salvo poi, una volta maggiorenne, tornare a vivere a Firenze dove si è diplomata al conservatorio e dove ha avuto un’altra figlia, oggi ventenne. Valentina, cresciuta in una bella famiglia adottiva che aveva avuto anche un’altra figlia naturale, aveva 7 anni quando ha scoperto che le sue origini erano diverse.

E se all’inizio la sua preoccupazione era quella che qualcuno un giorno arrivasse a portarla via, da grande ha cercato di sapere chi fosse la sua vera mamma, scoprendo però che sull’estratto dell’atto di nascita era scritto ‘da donna che non consente di essere nominata”.

Quando poi ha compiuto 34 anni ed è diventata mamma a sua volta, saputo che la legge italiana era cambiata, si era rimessa in moto nelle sue ricerche. Riuscendo alla fine ad arrivare il 24 marzo 2023 al tanto atteso incontro. «C’è stata subito un’intesa bellissima» spiega Anna che negli anni aveva pensato spesso alla sua bambina ma sapeva che per legge non l’avrebbe potuta rintracciare.

«Un genitore biologico che ritrova un figlio dopo 30, 40 anni non può togliere nulla alla famiglia adottiva. È una felicità indescrivibile» aggiunge. “Per quanto una persona possa avere una storia di adozione felice – spiega Valentina – a un certo punto della vita conoscere le proprie origini diventa un bisogno da affrontare. Questo presente ci permette di fare pace con un passato che inevitabilmente ha creato dolore a entrambe».