R. & P.
L’ennesimo incidente, l’ennesimo morto: “la strada della morte” è il triste appellativo della Statale 106 Reggio Calabria–Taranto.
A pochissimi giorni dal grave incidente a Condofuri, in cui ha perso la vita un 24enne, il tratto reggino della Statale è stato funestato da un’altra morte a Brancaleone, quella di un turista norvegese di 74 anni.
Quest’ultimo caso è emblematico, in questo senso: Brancaleone Marina è collegata alla sua frazione Galati da un lungo rettilineo, scarsamente (per non dire affatto) illuminato in cui da sempre i veicoli, anche mezzi pesanti, tendono a circolare a velocità ben superiori a quelle consentite (anche 120 km/h, dove il limite è di 50-70 km/h), spesso mantenendole anche all’ingresso nel piccolo centro abitato; per questa ragione troppi sono stati gli investimenti di pedoni e non solo, che hanno avuto esiti mortali.
A questo si aggiunge una generale incuria nella manutenzione, ad esempio delle alberature a bordo strada che oltre a oscurare la segnaletica verticale, costringono molti veicoli a spingersi al centro della carreggiata (già di larghezza limitata) per evitarle.
Non si può accettare che ad ogni incidente segua qualche articolo di giornale e rare dichiarazioni: servono pratiche concrete per mettere in sicurezza la strada.
È quello che hanno chiesto gli abitanti del luogo in una recente e partecipata raccolta di firme, per chiedere agli Enti competenti di attuare tutte le misure possibili per il rallentamento della velocità dei veicoli, anche ricorrendo a semafori, come priorità assoluta a tutela delle persone.
Vogliamo unirci alle richiesta che hanno avanzato i cittadini, vogliamo supportarla perché non cada nel vuoto e perché alle istanze e gli appelli seguano fatti reali e non il nulla che per troppo tempo ha governato i nostri territori.
Spesso si pensa che nei nostri centri abitati, in particolare nella provincia, regni la più totale indifferenza ed apatia: siamo convinti che laddove questo si verifica, sia spesso più una conseguenza dello stato di abbandono dei nostri luoghi, che la sua causa.
Gli abitanti di Galati lo hanno dimostrato, alzando la testa e facendo sentire la loro voce: meritano che questa non cada nel vuoto!
È impensabile che le popolazioni della nostra provincia (e non solo) debbano continuare a piangere amici e parenti, a causa dell’indifferenza e dell’incuria di chi gestisce l’intero territorio e di chi sceglie di tutelare gli interessi di grandi aziende, promettendo miracolose “grandi opere”, invece che occuparsi delle vere priorità della nostra terra: strade sicure, infrastrutture adeguate, trasporto pubblico, scuole e ospedali che non crollino, una sanità decente in ogni Comune e per ogni persona.
Ci tornano, più vive che mai le ultime parole di Franco Nisticò, che alla lotta per la sicurezza della Statale 106 ha dedicato l’intera vita, poco prima di lasciarci sul palco della grande manifestazione No Ponte a Villa San Giovanni, nel 2009: “Bisogna capire che solo la lotta porta risultati; la speranza siamo tutti, vecchi e giovani, affinché insieme ridiamo una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti”. Basta morti sulla Statale 106: messa in sicurezza dei territori subito!