«Occorre prendere atto della mancata prova della formale affiliazione dell’imputato Cherubino, che va letta, necessariamente, in uno con la mancata contestazione di singoli reati-fine». È quanto scrivono i giudici della Corte di appello di Reggio Calabria nelle motivazioni della sentenza del processo “Falsa Politica” che si è concluso con l’assoluzione di Cosimo Cherubino, ex consigliere regionale della Calabria, già condannato in primo grado a 12 anni di reclusione “quale partecipe della cosca Commisso” di Siderno.
I giudici reggini, (presidente Giancarlo Bianchi, consiglieri Elisabetta Palumbo e Davide Lauro), hanno scritto nelle motivazioni: «La mancata prova circa la formale affiliazione si pone in evidente continuità dimostrativa con le numerose conversazioni in cui, sebbene si stesse discutendo con altri accoliti, né il Mastro (ndc. Giuseppe Commisso alias “Mastro), né i suoi interlocutori indicavano nel Cherubino un affiliato o comunque lo descrivevano tale».
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