Sono legittimi gli atti che nel giugno dello scorso anno portarono allo scioglimento del Comune di Portigliola (Reggio Calabria) per presunti condizionamenti della criminalità organizzata che avrebbero compromesso il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto dall’ex Amministrazione comunale.

I giudici, premettendo che “per granitico orientamento giurisprudenziale, ai fini dell’accertamento del pericolo di condizionamento di tipo mafioso dell’ente, è sufficiente che emergano elementi, anche di natura indiziaria, i quali facciano apparire verosimile l’assoggettamento ovvero il pericolo di assoggettamento dell’amministrazione comunale alle ingerenze della criminalità organizzata”, hanno ritenuto che nel caso specifico “l’attività d’indagine ha riscontrato un quadro d’insieme tale da giustificare l’intervento statale, all’esito di un ragionamento del tutto coerente e che perciò resiste alle censure di legittimità articolate in ricorso”.

In sostanza per i giudici: “la relazione prefettizia ha palesato una macchina amministrativa verosimilmente influenzata dalla criminalità organizzata”; a carico dell’Amministrazione comunale “è risultata una situazione di patologica inefficienza e di probabile contiguità con le consorterie criminali della zona”; le risultanze dell’attività di indagine e la loro pregnanza “sono state logicamente ponderate dall’amministrazione, la quale gode di ampi margini di discrezionalità nella valutazione della conducenza dei vari elementi, tali da delineare una oggettiva soggezione della amministrazione locale al condizionamento della criminalità organizzata”.

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