Un missionario francescano calabrese ,fra Vincenzo Foca’, di Gioiosa Jonica ,ha avuto un ruolo rilevante nel processo di beatificazione dei 40 Martiri d’Albania, vittime della “ piu’ tragica persecuzione anticristiana del secolo passato”,come ha sottolineato monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e membro della Congregazione delle cause dei Santi. “La proclamazione dei Beati – ci dice il missionario- avverrà il 5 novembre prossimo nella Cattedrale di Scutari . ”Ho avuto il compito ,come Vice Postulatore dei Martiri,di reperire i documenti , i processi con le sentenze di condanna a morte, ma anche di rintracciare i testimoni che sono stati sentiti dal tribunale ecclesiastico creato appositamente per il processo di beatificazione ora giunto a conclusione ” .
Fra Vincenzo e’ in Albania dal 1992 e ricopre l’incarico di segretario dell’arcivescovo di Scutari ,mons. Angelo Massafra.”La mia esperienza è iniziata 24 anni fa nella Provincia Francescana che ha avuto un gran numero di frati fucilati ”.Lavoro intenso e scrupoloso. Forti emozioni. Profondo dolore e grande tristezza. “Ho dovuto individuare i luoghi della sepoltura e recuperare anche i corpi dei Beati. Tra non poche difficolta’ ,e con grande strazio, ne ho trovati 10”. Commosso ,ripensando alle torture alle quali sono stati sottoposti i Martiri prima di essere barbaramente trucidati. “E’ stato pagato un pesante tributo di sangue dai francescani che sono in Albania dal 1219 per iniziativa dello stesso San Francesco”.Secoli di storia e di presenza attiva,sempre al fianco degli ultimi. “I frati Minori non hanno mai abbandonato l’Albania, dalle lontane persecuzioni dei turchi, a quelle piu’ recenti dei comunisti, fino al 1990”.
Il regime di Enver Hoxha aveva proclamato l’Albania il «primo Stato ateo al mondo» e aveva perseguitato cristiani cattolici e ortodossi insieme a musulmani e sufi bektashi. L’unico prete superstite e’ don Ernest Simoni,88 anni. Figura tra i nuovi cardinali annunciati ad ottobre da Papa Francesco . A Tirana ,il 21 settembre di due anni fa, il pontefice aveva ascoltato la sua toccante testimonianza e ne era stato profondamente colpito, fino alle lacrime. Papa Francesco, più volte, ha lodato la “grazia delle lacrime”. Perché “ci preparano a vedere Gesù” e “certe realtà si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime”. Il papa aveva abbracciato il sacerdote e gli aveva baciato le mani.”Sentire parlare un martire del proprio martirio è forte – aveva detto il Papa ai giornalisti nel viaggio di ritorno a Roma – credo che eravamo tutti commossi per questi testimoni che parlavano con naturalezza e con un’umiltà e sembravano quasi raccontare le storie della vita di un altro”.
Don Ernest fu arrestato nel 1963 dalla polizia comunista. Ritorno’ in liberta’ nel 1990 ” dopo una vita ai lavori forzati”.Subi’ minacce gravi.Punizioni pesanti.Non si piego’ mai. Muratore, minatore e infine addetto alle fogne di Scutari. “Nei primi anni di lavori forzati, costretto a spaccare le pietre estratte da una cava con una mazza di ferro pesante una ventina di chili. Poi, nella miniera di Spaç, in gallerie buie scavate nella montagna”. Le punizioni : “Una delle più dolorose era quella di colpire ripetutamente i talloni con i manganelli”. Le intimidazioni: “Mi dissero: tu sarai impiccato come nemico perché hai detto al popolo che moriremo tutti per Cristo se è necessario”. Scrive il vaticanista Andrea Tornielli:” Lo avevano torturato, accusato di aver detto una messa di suffragio per l’anima del presidente Kennedy morto un mese prima, che «io celebrai secondo le indicazioni date da Paolo VI a tutti i sacerdoti del mondo». Nella cella d’isolamento portarono un suo amico col compito di spiarlo, e siccome don Ernest continuava a dire che «Gesù ha insegnato ad amare i nemici e a perdonarli, e che noi dobbiamo impegnarci per il bene del popolo», la pena di morte gli fu commutata ai lavori forzati”. Ricorda il coraggioso sacerdote: “Celebravo la messa tutti i giorni, a memoria, in latino, sfruttando ciò che avevo a disposizione. L’ostia la cuocevo di nascosto su piccoli fornelli a petrolio che servivano per il lavoro. Se non potevo utilizzare il fornello, mettevo da parte un po’ di legna secca e accendevo il fuoco. Il vino lo sostituivo con il succo dei chicchi d’uva che spremevo. E d’inverno utilizzavo delle boccette con il vino che mi portavano i miei parenti”.
Il giornalista e scrittore Mimmo Muolo, vaticanista e vicecapo della redazione romana di Avvenire, ha raccontato la storia di don Ernest Simoni nel libro «Dai lavori forzati all’incontro con Francesco», pubblicato dalle Edizioni Paoline. Scrive nella prefazione mons. Angelo Massafra, arcivescovo metropolita di Scutari-Pult e presidente della Conferenza Episcopale Albanese: “Di lui, esemplare nella sua fedeltà a Gesù, il lettore potrà apprezzare l’indefettibile forza di volontà, la capacità di pregare e di essere vicino agli altri e l’estrema umiltà. Io non ho fatto niente. È tutto merito di Dio, suole ripetere quando ripercorre la sua vita e i miracoli che ritiene di aver ricevuto dal Signore”.
Pagine che ricostruiscono undicimila giorni, quasi 28 anni della vita di don Ernest . Testimonianza di coraggio, riconciliazione, perdono, misericordia.“Torture, carcere, lavori forzati. La persecuzione inizia nella notte di Natale del 1963, quando, per il semplice fatto di essere prete, viene arrestato e messo in cella di isolamento “. La condanna a morte commutata in venticinque anni di lavori forzati, poi ridotti a diciotto, dodici dei quali trascorsi in miniera. Uscito dal campo di lavoro forzato, viene nuovamente condannato e assegnato alla manutenzione delle fogne della città di Scutari.La libertà il 5 settembre 1990.Quando un funzionario di polizia lo informa che è libero, che può tornare a fare il sacerdote, lui crede che si tratti dell’ennesimo inganno, dopo avere subito tante torture. ”Con la venuta della libertà religiosa il Signore mi ha aiutato a servire tanti villaggi e a riconciliare molte persone in vendetta con la croce di Cristo, allontanando l’odio e il diavolo dai cuori degli uomini”. Quando il giornalista Renato Corti gli ha chiesto cosa prova oggi per i suoi carcerieri , senza esitazione risponde : “Prego per gli aguzzini miei e di tutto il popolo albanese ogni giorno durante la Messa. Invoco su di loro la misericordia di Dio, sono quelli che ne hanno certamente più bisogno. Quanto a me, non provo rancore e ho perdonato di cuore. Così spero che un giorno il Signore perdonerà anche me per i miei peccati”. E poi spiega che “perdonare non costituisce un atto di debolezza. Gesù ci chiede di amare i nemici: il perdono diventa l’atto estremo con cui testimoniamo che non abiuriamo il Vangelo e che i nostri persecutori non hanno raggiunto il loro scopo”.
Fra Vincenzo Foca’ ha fatto parte della delegazione che ha accolto don Ernest al suo ritorno in Albania dopo l’annuncio della nomina cardinalizia.”Si trovava in Italia dal fratelloSiamo andati all’aeroporto di Tirana un gruppo di sacerdoti con l’Arcivescovo di Scutari, mons. Angelo Massafra.Nella sala vip aspettava l’arrivo dell’aereo anche il primo ministro dell’Albania. Don Ernest e’ rimasto sorpreso dalla nostra presenza. Non immaginava che a riceverlo ci fosse una delegazione di Scutari con a capo l’Arcivescovo. Visibilmente commosso,ci ha affettuosamente ringraziati “
Vi ha parlato della nomina ?
Ha raccontato che qualche giorno prima dell’annuncio , aveva partecipato all’incontro di Assisi con tutti i capi delle religioni del mondo. Al momento del pranzo era stato chiamato da una guardia del Santo Padre, che gli aveva indicato il posto dove si doveva sedere. Lui domando’:Chi sta qui accanto a me? La guardia gli rispose: Il Santo Padre. Don Ernest ci ha detto che durante il pranzo con il papa Francesco hanno parlato dell’Albania e delle problematiche di grande attualita’ . Neppure un accenno alla nomina a cardinale.Nomina che non si aspettava proprio. Ha saputo la notizia dalla televisione. Si e’ commosso quando ha sentito il Papa pronunciare il suo nome all’Angelus di domenica 9 ottobre”
In Albania la nomina di don Ernest e’ stata accolta con grande entusiasmo.” È molto amato . Sa farsi volere bene da tutti. Una persona straordinaria. Profonda ammirazione nei suoi confronti per come ha affrontato la terribile persecuzione. Il bene contro il male. Umile tra gli umili. E’ molto conosciuto anche come esorcista della Diocesi”. La settimana scorsa Chiesa affollatissima quando ha celebrato la messa nella Cattedrale di Scutari, dopo la promozione annunciata dal Papa.Fra Vincenzo e’ stato al fianco di don Ernest durante la celebrazione.Era stato anche due anni fa a Tirana, quando il papa aveva abbracciato il sacerdote . “Momenti molto commoventi.Indimenticabili”,dice ancora fra Vincenzo. “Don Ernest era stato invitato mesi fa dal parroco per la festa della Madonna di Scutari. Ancora non si sapeva niente della nomina a Cardinale. Don Ernest ha mantenuto fede all’impegno preso e nella Cattedrale erano presenti quasi 2.000 fedeli per assistere alla messa ”.
Fra Vincenzo ci dice del grande impegno da parte di tutta la Chiesa albanese per l’evento storico del 5 novembre.”Ci stiamo preparando con la preghiera, con una novena e altre iniziative che le varie commissioni stanno organizzando sia a livello spirituale sia a livello socio- culturale con simposi e conferenze” . Chiediamo al missionario calabrese di cosa ha maggiormente bisogno in questo momento l’Albania .”La rinascita spirituale e la stabilità politica ed economica” ,ci risponde. Ed evidenzia che “la Chiesa sta svolgendo un ruolo molto importante .Le solenni celebrazioni per ricordare il sacrificio dei Martiri d’Albania rappresentano momenti significativi per riflettere ed operare positivamente per la rinascita dopo tante sofferenze”
Domenico Logozzo
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