R. e P.
I ragazzi del Liceo Classico “Ivo Oliveti” tra i protagonisti del Premio “Cosmos”, nella quattro giorni reggina dedicata alla divulgazione scientifica
Si è chiuso con il concerto del maestro Nicola Piovani al Teatro “Cilea” di Reggio Calabria il Festival “Cosmos” 2022, iniziativa nata per promuovere la cultura scientifica. La manifestazione, promossa dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e dal Planetario “Pythagoras”, si è svolta a Reggio Calabria dal 29 settembre al 2 ottobre, con un ricco programma di eventi sia in città che, in maniera diffusa, sul territorio metropolitano. Ad animare l’evento la passione per l’astronomia della direttrice del Planetario, Angela Misiano, e la competenza dell’astrofisico reggino Gianfranco Bertone, coordinatore del Centro di eccellenza in Gravitazione e Astroparticelle dell’Università di Amsterdam.
Il Festival, alla sua prima edizione, “nasce dall’iniziativa di un gruppo di scienziati di fama internazionale e coinvolge enti di ricerca, istituzioni culturali, imprese e cittadini”, con l’obiettivo di favorire l’alfabetizzazione scientifica e contribuire a costruire una comunità di cittadini consapevoli e informati, grazie al confronto con autorevoli studiosi. Nell’ambito della manifestazione si è svolta anche la cerimonia finale del Premio “Cosmos” per la divulgazione scientifica, assegnato ogni anno, dal 2018, al libro che riesce a far comprendere meglio temi di particolare interesse scientifico ad un pubblico di lettori non specialisti. Il premio coinvolge attivamente gli studenti delle scuole superiori, organizzati in giurie, che leggono, valutano e recensiscono i volumi. Quest’anno il Premio “Cosmos” degli studenti è andato al libro Tempo. Il sogno di uccidere Chronos del fisico Guido Tonelli, già ordinario di Fisica Sperimentale presso l’Università di Pisa; il Comitato Scientifico, guidato da Bertone e di cui fanno parte, tra gli altri, Amedeo Balbi, Piergiorgio Odifreddi e Chiara Valerio, ha premiato, invece, il libro della storica della scienza Jimena Canales intitolato L’ombra del diavolo.
All’interno della kermesse reggina si è svolto anche lo stage formativo riservato agli studenti che hanno prodotto le migliori recensioni ai libri finalisti. Per la recensione al libro Come costruire un alieno di Marco Ferrari sono stati premiati gli alunni del Liceo Classico di Locri, ai quali è stata offerta la possibilità di seguire il programma di conferenze, laboratori e dibattiti della rassegna. I ragazzi dell’“Oliveti” hanno partecipato con interesse ed entusiasmo alle attività formative, condividendo con studenti provenienti da altre regioni d’Italia e dalle scuole italiane all’estero momenti di confronto e discussione sui problemi scientifici affrontati durante lo stage. Proprio ad un’alunna del Liceo Classico di Locri, Ilaria Hyerace, è toccato chiudere, con una riflessione personale, il Premio “Cosmos” degli studenti, durante la cerimonia finale del Festival, domenica 2 ottobre al teatro “Cilea”. Davanti ad un pubblico numeroso e attento, le parole della studentessa hanno sintetizzato nel modo migliore il valore dell’iniziativa e le motivazioni del premio assegnato al fisico pisano: la corretta divulgazione, il dialogo tra discipline umanistiche e scientifiche sono essenziali per recuperare un’idea di cultura aliena da aride specializzazioni e capace di fornire alle giovani generazioni gli strumenti concettuali per interpretare un mondo in rapida evoluzione.
Quanto ai contenuti scientifici del Festival, la manifestazione si è aperta, il 29 settembre, con la lezione di Pierluigi Veltri, ordinario di Fisica Teorica della Materia all’Università della Calabria, che ha tenuto una conferenza dal titolo “La rappresentazione dell’Universo da Aristotele ad Einstein”, presso il Palazzo della Cultura di Locri. Il fisico calabrese è riuscito a catturare l’interesse degli studenti con un affascinante excursus sull’immagine del cosmo nella storia e sulle principali tappe del passaggio dal geocentrismo all’eliocentrismo, fino alla rivoluzione di Einstein e al concetto di “spazio-tempo”, nuovo paradigma teorico dell’astrofisica. E proprio attorno al concetto di tempo, si è sviluppato, due gironi dopo, l’incontro con il fisico Guido Tonelli, che, in un simbiotico intreccio tra realtà materiale e siderali distanze cosmiche, ha proposto una riflessione dalle profonde implicazioni filosofiche, a cavallo tra fisica, arte e mito. Non è mancato l’intrattenimento intelligente con il distopico spettacolo inaugurale del professor Roberto Trotta dal titolo “LIBRA: una storia futura”, messo in scena al Castello Aragonese. In un ipotetico ma non troppo inverosimile 2042, un cielo artificiale è ormai invaso dai satelliti di comunicazione che, lanciati per garantire i più avanzati servizi web, si rivelano in realtà responsabili di un inquietante assoggettamento delle coscienze. Ai rischi dell’inquinamento luminoso proveniente stavolta dalla Terra, ha dedicato il suo appassionato intervento Patrizia Caraveo, venerdì 30 settembre. L’astrofisica dell’Università di Pavia ha sottolineato come si potrebbe tornare ad ammirare il firmamento notturno anche dalle città con misure semplici ed economicamente vantaggiose. Il giorno dopo un altro astrofisico, Amedeo Balbi, tra i più apprezzati divulgatori scientifici italiani, ha avuto il delicato compito di prefigurare, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, i futuri scenari di una vita extraterrestre per l’umanità. La lezione si è trasformata nell’implicito invito agli studenti ad aver cura della nostra Terra, dato che di pianeti a disposizione in cui trasferirci non ne avremo per i prossimi millenni a venire.
Da parte dei partecipanti all’evento, infine, è giunto al Liceo Classico “Oliveti” un convinto apprezzamento per la concreta testimonianza di inclusività offerta durante lo stage. Grazie alle proprie risorse organizzative e umane, infatti, la scuola è riuscita a garantire la presenza di un alunno della giuria, che aveva rischiato di non partecipare al Festival a causa di un invalidante infortunio fisico.