Quindici minuti per il commiato all’ItaliaSgomberando  il campo da un eventuale secondo mandato nei primi trenta secondi di un intervento tenuto in piedi, anche questo un segnale di addio. E rispetto per gli italiani.
“Come dispone la Costituzione, si conclude il mio lavoro di presidente. Dopo sette anni intensi e impegnativi. Anche nei momenti più bui non mi sono mai sentito solo“. Lo aveva annunciato un anno fa, non si è fatto ammaliare da sirene e loggioni.

I partiti, dunque, dovranno fare a meno di Sergio Mattarella, siciliano di Palermo, uomo verticale: si apre, ora e ufficialmente, la partita del Quirinale. E ci sarà una gravosa e seria eredità da raccogliere. La palla passa ai leader di parte, daranno carte, il bluff non può essere contemplato.

A volo di rondine per 15 minuti toccando i nervi sensibili di un Paese sfibrato da due anni di pandemia. Il giudizio è netto: “I vaccini sono stati e sono uno strumento prezioso. Grazie a chi ha seguito le indicazioni della scienza e delle istituzioni. Cosa avremmo dato nei giorni di fragilità per avere vaccini che ancora oggi non sono accessibili a tutti nel mondo?”. Quindi il doveroso omaggio alle vittime del Covid, il pensiero rivolto alle famiglie.
Ai partiti che dovranno eleggere il suo successore nessun messaggio diretto, ma i moniti sono chiari: “È il tempo della responsabilità e della lealtà. Spogliandosi di ogni appartenenza”.

Ma è il tempo della responsabilità anche per gli italiani, che “sanno farsi comunità nei momento di difficoltà”.
Mattarella fissa vecchie e nuove sofferenze della società, antiche “diseguaglianze sociali che si ripropongono, ingiustizie, la precarietà di fasce di popolazione”. La “denatalità” avvertita come un’afflizione contemporanea”. Le “transizioni energetica e digitale” viste “come grande opportunità. L’omaggio alla figura di Papa Francesco, ai sanitari impegnati nella trincea dell’emergenza pandemica, ai docenti che formano le nuove generazioni con un a pensiero commosso al prof. Pietro Carmina che ha perso la vita nella tragica esplosione di Ravanusa, che ai suoi ragazzi ha insegnato a usare “le parole che gli altri non trovano, a osare, a portare sulle proprie spalle chi non ce la fa più. Perché i giovani sono il presente, non il futuro”.

L’ultimo pensiero del settennato, Mattarella lo rivolge proprio a loro, ai giovani, chiamati a portare sulle loro spalle un’Italia stanca “ma con grandi prospettive, che ce la farà” senza alcun dubbio. Purché “ciascuno di noi sia responsabile. Il destino dell’Italia dipende da tutti noi”.
Il faro di questo siciliano continuerà a illuminare il Paese.