Non è un romanzo e nemmeno un trattato di sociologia o politologia. È, semmai, il racconto di una vicenda lunga 25 anni, scandita da colpi di scena, tradimenti e false promesse. Una storia senza un lieto fine «perché – scandisce Luciano Fontana– un Paese senza leader è un handicap insostenibile per l’Italia».
Davanti agli studenti dei licei “Galilei” e “Campanella” di Lamezia Terme, per iniziativa del Centro Riforme-Democrazia-Diritti (guidato dall’ex parlamentare comunista Costantino Fittante), il direttore del Corriere della Sera ha presentato il saggio Un paese senza leader (edizione Longanesi), giunto ormai all’ennesima ristampa, tracciato scenari e raccontato qualche retroscena inedito sulle vicende attuali.
Trame complesse raccontate da un osservatorio privilegiato, la guida dello storico quotidiano di via Solferino, ma con in testa sempre un’ossessione: provare a a raccontare i fatti con la massima obiettività. Missione complessa senza leader all’altezza.
«E allora certo che mi preoccupo – annota Fontana – se la selezione di qualche aspirante parlamentare, che poi magari diventerà vicepremier o presidente della Camera viene fatta attraverso qualche decina di clic su una piattaforma telematica». Ma la critica rivolta ai metodi utilizzati dal Movimento 5 Stelle non è fine a se stessa. È più che altro un volere affermare un principio universale: «I leader devono essere trasparenti e scelti in base a competenze riconosciute dalla collettività». Fontana invita gli studenti a «diffidare da chi fa molte promesse» perché «il cambiamento richiede tempo e sacrifici».
Nelle domande che gli studenti gli rivolgono ce ne sono diverse che riguardano Matteo Salvini e i temi dell’immigrazione. Il direttore del Corsera, però, non definisce, al pari di altri suoi colleghi, il leader della Lega come il male assoluto. Lo descrive, invece, con «un capo di partito dai modi gentili quando è lontano dalle telecamere». Non un leader, però.
«In quella categoria – confessa – inserisco gente come Alcide De Gasperi, Enrico Berlinguer, Luigi Einaudi. Persone che hanno lasciato un’impronta al Paese». Ciò non significa salvare tutto quello che il governo gialloverde sta varando. Fontana, per esempio, riserva un giudizio tutto sommato negativo per il reddito di cittadinanza: «Io avrei puntato, soprattutto qui al Sud sull’innovazione, sulla ricerca e sulla formazione. Solo così si creano nuove condizioni di lavoro».
E anche sul tema degli sbarchi spiega di «non essere particolarmente attratto» dallo show mediatico di questi ultimi giorni. «Il tema – ragiona – va affrontato con lungimiranza perché non possiamo girarci dall’altro lato». Infine, la preoccupazione per «la drammaticità con cui i cicli politici si esauriscono».
Cita il caso di Matteo Renzi «capace di depauperare un grande patrimonio elettorale in meno di un anno». E poi il sempiterno Silvio Berlusconi, «l’uomo che ha cambiato la politica italiana» e, al tempo stesso, un «leader incompleto per le sue deludenti prove di governo». Dopo il 4 marzo 2018 tutto è cambiato. Ma chi può dire con certezza che tutto sia mutato in meglio?
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