A quanto pare il messaggio delle urne elettorali non è arrivato abbastanza forte e chiaro in Calabria, se si considera che il Consiglio regionale ha deciso recentemente di aumentare dell’1,1 per cento i vitalizi dei consiglieri in pensione per adeguarli ai “prezzi al consumoper le famiglie di operai e impiegati generale al netto dei tabacchi”, secondo quanto riporta l’Istat che monitora l’andamento dell’inflazione.
Per chi muove obiezioni la giustificazione è sempre la stessa: lo impone la Legge. E poco male se la legge in questione è regionale (la numero 3 del 1996), perché da queste parti, si sa, la legalità è sacra.
Ma poi, in fondo, che sarà mai l’1,1 per cento, di aumento. Eppure, quella che sembra una bazzecola, equivale a circa 102mila euro l’anno in più che le casse della Regione dovranno sborsare per integrare una spesa annuale per i vitalizi che è già di quasi 700mila euro al mese, per un esborso annuale di circa 8 milioni di euro.
Tanto ci costano 144 vitalizi erogati, che assicurano ai fortunati percettori un reddito pari a tre volte il Pil calabrese procapite, 17mila euro, che è anche il più basso, d’Italia.
Di questi assegni staccati mensilmente, appena due sono sotto i 2mila euro, roba da sfigati insomma. Mentre sono ben 115 quelli che sfondano quota 3mila euro. Ad alzare la media degli importi, pari a 4.600 euro al mese, ci pensano 20 campioni del vitalizio, consiglieri a 18 carati che intascano oltre 7mila euro mensili, sfiorando nei casi più eclatanti il tetto degli 8mila euro. Terreno fertile per i populismi e le spinte anti-casta, che hanno già radicalmente mutato il quadro politico del Paese. Ma in Calabria l’orchestrina continua a suonare, come sul Titanic.
Enrico De Girolamo- https://lacnews24.it