Rimane un problema molto grave l’assunzione di sostanze stupefacenti soprattutto nei più giovani.
Secondo un articolo pubblicato da Libera, del 2018, l’Italia era al secondo posto per l’uso di sostanze stupefacenti, soprattutto leggere, che di leggero non hanno più nulla se non la percezione del rischio. La rivista sottolinea che quattro milioni di persone, tra i 15 e i 64 anni, avevano consumato negli ultimi dodici mesi almeno un tipo di droga tra cannabis, cocaina, eroina, droghe sintetiche, nuove sostanze psicoattive.
Oggi dopo un periodo di pandemia, i rischi per l’assunzione di queste sostanze in età adolescenziale è aumentato notevolmente e i giovani sono sempre più a rischio di cadere in queste situazioni.
Abbiamo voluto intervistare il Dottor Vittorio De Gregorio per rendere noto un articolo, rivolto soprattutto alle persone che non conosco i danni che queste sostanze anche banali, possono causare al cervello, durante questa età molto delicata.
Dottore, il rischio di assumere sostanze stupefacenti con la pandemia è aumentato notevolmente soprattutto nei più giovani. Quali sono i rischi per un adolescente che abusa di queste sostanze?
Ancor prima di rispondere mi preme enormemente sottolineare che la Cannabis è una sostanza chimica farmacologicamente attiva, dotata di azione psicotropa, ovvero capace di modificare lo stato psico-fisico di una persona come la percezione, l’umore, la coscienza, il comportamento e altro ancora, con l’aggravante che Il numero di sostanze note contenute nella Cannabis è in continuo aumento e di alcune non si conosce ancora il reale effetto in termini di danni al Sistema Nervoso e non solo.
La durata per lungo tempo degli effetti sullo stato psico-fisico di un individuo (fino ad una vera e propria riduzione del quoziente di intelligenza) è particolarmente pronunciata se la sostanza viene assunta mentre il cervello è in via di sviluppo, come avviene durante l’adolescenza. E’ facile immaginare dove può condurre l’uso soprattutto se continuo o anche sub-continuo della stessa in epoca giovanile in cui devono maturano i propri equilibri, si sviluppano le coscienze, si espande il corredo biologico cerebrale.
La cannabis è una sostanza ritenuta da molti uno stupefacente leggero, addirittura si sta pensando di rendere legale il suo consumo.
Come già detto in precedenza i danni non sono ancora del tutto calcolabili, di certo rimane un rischio elevato farne uso e soprattutto abuso. Tuttavia tra i giovani, e non solo, se consideriamo anche persone adulte che ne fanno uso attribuendole poco più di un effetto rilassante, come se si trattasse del fiore di camomilla, si è fatto strada il concetto sempre più tenace che trattasi di sostanza innocente, che aiuta a combattere le tensioni emotive della vita con danni minimi o pari a zero. Ma anche tale giustificazione è estremamente discutibile. Infatti sentirsi tesi, talvolta veramente logorati da situazioni esistenziali che minano l’equilibrio, non equivale alla necessità di trovare subito l’antidoto, l’antidolorifico per la sofferenza interiore. Assolutamente non funziona così. Quando si vive un disagio, fino ad arrivare a scompensi fisici e soprattutto psichici, talora con visione distorta della realtà, vuol dire che qualcosa nel nostro sistema ha funzionato male o comunque in maniera insufficiente. Rimediare annebbiandosi la mente e la coscienza non solo non è una soluzione, ma rappresenta un danno nel danno: la risposta della nostra psiche è normalmente rappresentata da un cambiamento del tono dell’umore che solitamente dopo avere fluttuato tende alla deflessione.
Tale risposta è relativamente breve, dura due o tre settimane per poi assistere ad un recupero spontaneo del livello dell’umore con una visione nuovamente chiara della realtà. Se l’uso della cannabis interviene in questo processo di recupero automatico, non solo vengono falsate le risposte di rimodulazione dello Stato Psichico rispetto ai cambiamenti (che fanno da catalizzatori di processi già presenti dentro ognuno di noi, destinati a farci migliorare, maturare ed evolverci in generale) ma addirittura l’ulteriore danno è quello di aver trovato una soluzione, ovviamente falsa, alle problematiche umane con un evitabile meccanismo di dipendenza psichica che corre di pari passo con quello della dipendenza fisica, correlata al bisogno di recettori presenti in tutto il nostro Sistema Nervoso, di approvvigionarsi di quella sostanza chimica che nelle precedenti esperienze ha dimostrato di essere all’altezza di tale Rescue Mission! E’ soltanto un grande inganno, che inizia con esperienze banali e occasionali per poi indurre in un circolo vizioso senza più uscita per l’instaurarsi della dipendenza.
Si stima che circa il 10% di chi la usa sviluppi una Sindrome da Dipendenza da Cannabis, caratterizzata dall’incapacità di smettere di utilizzarla nonostante la consapevolezza dei suoi effetti negativi. Questa proporzione sale al 18% se si tratta di adolescenti e al 25-50% se il consumo è quotidiano.
In tema di legalizzazione della Cannabis mi trova estremamente contrario per un unico motivo: da semplice osservatore, mettendo da parte il mio ruolo di uomo di scienza, ho modo di constatare da anni, con verifiche quotidiane, che tutto ciò che induce piacere fisico e ristoro psichico, in assenza di freni inibitori per un equilibrio personale magari compromesso anche da situazioni personali esistenziali, inevitabilmente conduce a dipendenza. E’ chiaro che lo stesso concetto vale anche per l’alcol, il fumo di sigaretta, il cibo, il gioco, cioè per tutto ciò che temporaneamente, ma purtroppo validamente, determina un compenso ai vuoti interiori che meriterebbero grande attenzione da parte della famiglia e della società ancor prima di divenire anche un problema di salute fisica.
Tutt’altra cosa è l’uso corretto, disciplinato da criteri scientifici e linee guida di comportamento, che se ne fa in Campo Medico. Infatti In Italia, dal 2003, l’uso della pianta, sotto forma di preparazioni farmaceutiche magistrali, è legale per alleviare i disturbi di alcune gravi malattie. Tuttavia, l’utilizzo terapeutico continua ancora a essere dibattuto poiché le evidenze scientifiche sono estremamente frammentate e non si dispone di dati comparabili tra loro. Infatti, la maggior parte degli studi non si basa su numeri di persone elevati e anche alcuni metodi di conduzione degli stessi sono discutibili per l’uso di prodotti di preparazione differente (spray, capsule, decotti, ecc.), vie di somministrazione diverse (e quindi un diverso assorbimento nell’organismo) e soprattutto scarsa chiarezza sugli effetti a lungo termine per la mancanza di studi osservazionali successivi. Tuttavia è evidente che nel corso degli anni a venire ci saranno molti più dati a disposizione per un uso sempre più corretto e soprattutto mirato della sostanza in questione.
Sappiamo bene che non è facile per un paziente, dipendente da queste sostanze, riuscire a disintossicarsi facilmente. Come bisogna agire in questo caso?
Se partiamo dal presupposto che probabilmente si tratta di persone in difficoltà con se stessi e nelle relazioni sociali (scuola, lavoro, affetti, amicizia…), con un dominante senso di frustrazione e di inadeguatezza, con la percezione di impotenza al superamento degli ostacoli, la dimensione dell’ isolamento cui si va inevitabilmente incontro, assume proporzioni tali da non potere essere affrontata da soli, anche quando l’uso della cannabis spesso sembra offrire lo spunto per momenti di aggregazione. Assolutamente Falso!
Come testualmente afferma Vasco Rossi, affatto estraneo a simili esperienze, come dallo stesso dichiarato, nella nota canzone “Vita Spericolata”: O forse non c’incontreremo mai /Ognuno a rincorrere i suoi guai/Ognuno col suo viaggio/Ognuno diverso/E ognuno in fondo perso/Dentro i fatti suoi…
Quindi il vuoto nel vuoto, il buio nel buio, la Morte delle Coscienze!
Come uscirne? Ci potrebbe essere una prevenzione per ostacolare l’utilizzo di queste sostanze?
La mia visione in relazione ad un vulnus sociale e sanitario di tale portata non è ottimistica per la evidente assenza delle Istituzioni, la mancanza di una Rete Sanitaria e Socio-Sanitaria consolidata e soprattutto funzionante come unità unica, con equilibrio ed armonia tra i diversi settori su cui deve basare la propria capacità operativa. Gli ingredienti, forse è finanche noioso a ripeterlo, sono sempre gli stessi: Famiglia, Istruzione, Lavoro, Interventi Socio-Sanitari all’altezza, non solo indicati sulla carta come attraenti linee guida da seguire ma che si perdono per strada. Bisogna offrire realmente delle obiettivi alternativi da raggiungere con prospettive che siano alla portata di tutti. Adesso bisogna fare sul serio. Siamo già notevolmente in ritardo…
Giovanni Padalino – milanofree.it