L’Unione dei sei Comuni della Valle del Torbido, in provincia di Reggio Calabria (Gioiosa Jonica, Grotteria, Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Martone e San Giovanni di Gerace), ha votato, all’unanimità, l’istituzione di un Giorno della Memoria per le vittime meridionali del modo in cui è stata unificata l’Italia.
Il percorso attraverso il quale si è giunti a questo è ammirevole: un consigliere, Pasquale Mesiti, ha presentato la mozione. I suoi colleghi dei Comuni interessati avevano dubbi e hanno deciso di far ricorso alla più saggia delle vie, prima di decidere: informarsi. Così, hanno chiamato a discuterne, in loro presenza e con loro, e davanti a studenti delle scuole superiori, il professor Saverio Di Bella, dell’università di Messina e me.
L’incontro è avvenuto a Gioiosa Jonica ed è stato tosto, ma civilissimo. Avercene! Su di noi aleggiava lo spirito del grande Nicola Zitara, che era di qui.
Oggi, la mozione è passata. Si chiedeva che Giorno della Memoria fosse il 13 di febbraio, anniversario della caduta di Gaeta, sotto i fraterni e patriottici bombardamenti di Enrico Cialdini. Questo non è piaciuto a tutti; qualcuno ha proposto (per disinnescare, forse, il temuto, a torto, valore “rivendicatorio” e “neoborbonico” di quella data) che il giorno fosse il 22 maggio, oggi, quello della votazione.
E così è stato: unanimità, ma 22 maggio, non 13 febbraio. Va benissimo. Però, vedete a cosa serve un Giorno della Memoria? A conoscere un po’ meglio la nostra storia; ci fosse già stato, magari avremmo avuto chi si sarebbe ricordato che oggi, 22 maggio, è l’anniversario della morte di Ferdinando II di Borbone, probabilmente il più amato di quella dinastia napoletana da 127 anni, quando fu abbattutta in nome dell’Italia unita e di un altro re (o viceversa, vedete voi).
Quindi, per evitare una coloritura neoborbonica (posso dire? Ma chissene!) si è fatto quanto di più borbonico non si poteva. Non c’è problema: cambiatela se la cosa disturba. Non per questo sarà meno apprezzabile sia il metodo che la conclusione del percorso decisionale.
Se posso permettermi, senza voler offendere nessuno: quel 13 febbraio ha una sua logica, tipica dei giorni che segnano le svolte storiche. Che paura può fare? Il Giorno della Memoria è solo una occasione di incontro, confronto, studio. Anche di festa, di dolore, di folklore, perché no? E se qualcuno se ne viene con le bandiere del regno delle Die Sicilie? Beh, e perché no. Circolano già quelle della Serenissima (il Gonfalone di san Marco), la Triscele della Sicilia, eccetera. Raccontano un pezzo della nostra storia: forse che nascondendole la cancelliamo?
Chi ha paura della memoria ha qualcosa da nascondere. Una colpa, forse; o un dolore. Ma i colpevoli e le vittime sono tutti morti. Noi siamo figli di entrambi. Vogliamo solo ricordare insieme da cosa e da chi siamo nati e perché siamo così.
Un grazie agli amministratori della Valle del Torbido, per la prova di democrazia e tolleranza.

di Pino Aprile tratto dal profilo fb