A Ferragosto di anni ne farà 84. E ora la Cassazione apre uno spiraglio per la sua possibile (anche se poco probabile) uscita di cella per gravi motivi di salute. Il boss Giuseppe Morabito detto u Tiradrittu – considerato a suo tempo il numero uno della ’ndrangheta, arrestato nel 2004 dopo una lunga latitanza e da allora al carcere duro del “41 bis” – si era visto respingere dal tribunale di sorveglianza milanese, lo scorso dicembre, l’istanza di poter differire la pena o scontarla ai domiciliari per gravi motivi di salute. La Suprema Corte però nei giorni scorsi ha annullato quella decisione rimandando la palla al tribunale, perché i precedenti giudici hanno concluso sì per l’esistenza “in generale, di condizioni, compatibilmente con l’età avanzata, discrete e stabili”, ma – secondo la Corte – senza approfondire abbastanza. Il quadro delle condizioni di salute del boss calabrese dipinto dalla difesa era piuttosto diverso. E lo stesso provvedimento impugnato elencava, a dire il vero, le molteplici patologie dalle quali Morabito è risultato affetto (anche in base a una una relazione sanitaria del 5 dicembre 2017) evidenziando esiti contrastanti in ordine al mantenimento della “capacità di ragionamento”. E anche per quanto riguarda la «valutazione psicometrica» veniva indicato un quadro caratterizzato da «compromissione plurisettoriali», sia pur in termini perplessi facendo il tribunale riferimento ai possibili effetti di un “atteggiamento rinunciatario” di Morabito. In realtà, scrive la Cassazione, l’approccio dei giudici milanesi “appare dichiaratamente rivolto all’accertamento della sola gravità delle patologie e della loro trattabilità in stato di detenzione, anche tenendo conto dei possibili ricoveri”. Invece, osservano, “manca l’attenta considerazione del complessivo quadro morboso, rapportato all’età e alle condizioni cognitive e motorie, tenendo presente la specifica rilevanza di tale verifica – come richiesta dalla giurisprudenza – a fronte della necessità di mantenere soglie di afflizione non disumane né degradanti”. U Tiradrittu venne arrestato dai carabinieri il 18 febbraio 2004 dopo 12 anni di latitanza a Santa Venere di Cardeto, un piccolo paese dell’hinterland aspromontano reggino. E per quanto resti improbabile, della sua possibile scarcerazione il tribunale di sorveglianza milanese dovrà comunque tornare a discutere. “Da quanto osservato – conclude la Suprema Corte – emerge che la motivazione adottata dal tribunale risulta affetta, con riguardo a punti decisivi, dai vizi indicati nel ricorso. Il provvedimento impugnato va pertanto annullato con rinvio al tribunale di sorveglianza di Milano per nuovo esame, da compiere, ferme restando le libere valutazioni di merito, tenendo conto dei rilievi di legittimità sopra illustrati».

Mario Consani – tratto da il giorno