(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 28 GEN – Se fosse entrata in vigore prima, la normativa sulla improcedibilità della Riforma Cartabia, in un anno, per l’85% dei processi per reati comuni verrebbe dichiarata l’improcedibilità.

Sono i numeri forniti, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dal procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni che ha esordito con una simulazione fatta dal suo ufficio.

“Ho provato a simulare quel che accadrebbe con gli attuali numeri della corte d’appello di Reggio – ha detto – ovviamente un dato prognostico posto che la norma si applica ai fatti commessi dopo il 1 gennaio 2020. Se escludiamo i reati di ‘ndrangheta per i quali si applica un regime speciale, alla data del 1 luglio 2021 pendevano in corte 7083 processi per reati comuni. Alla data del 30 giugno 2022, ovvero dopo un anno, ne sono stati decisi 1340, di cui 452 definiti entro il limite massimo dei tre anni. Dunque, su 7083 fascicoli, oggi 6631 dovrebbero essere dichiarati improcedibili, ovvero l’85% del totale”. Ecco perché, secondo il procuratore generale, in questo punto “la riforma Cartabia è un errore enorme”.
Anche il presidente della Corte d’Appello Bruno Muscolo ha definito “dirompenti” gli effetti dell’improcedibilità, che “trova la sua ratio quale unico rimedio per evitare il ‘fine processo mai'” ma “se si considerano le gravi carenze di organico potranno sopravvenire numerose pronunzie di improcedibilità per l’obiettiva impossibilità di celebrare i giudizi nei termini”.
Il procuratore di Reggio, Giovanni Bombardieri, invece, ha puntato il dito sulle intercettazioni. Dopo avere sostenuto che “sempre maggiore è il pericolo che la ‘Ndrangheta penetri nel tessuto sociale in un contesto economico fortemente indebolito dai postumi dell’emergenza Covid-19” e “la costante affermazione, anche a livello politico nazionale, secondo cui la ‘Ndrangheta costituisce l’emergenza criminale più grave del Paese”, Bombardieri ha sottolineato che si impone “un complessivo potenziamento” del contrasto e che le intercettazioni vanno mantenute perché “settore nevralgico per ogni Procura e fondamentale ed insostituibile strumento investigativo, oggi più che mai strategico per la ricerca della prova”.

fonte e foto (ANSA).