Il gip di Reggio Calabria Claudio Treglia, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del pm Lucia Spirito, ha convalidato il fermo eseguito dalla Squadra mobile e ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di F. S. di 42 anni, accusato dell’omicidio di Mouhssine El Rhannaoui, ucciso nella notte tra il 19 e il 20 luglio scorso a Pellaro.
Al termine di una discussione, infatti, S. ha prima inseguito la vittima nel piazzale dell’area di servizio Q8 e poi l’ha investita volontariamente. L’arrestato è accusato anche di lesioni personali nei confronti di M.S. che si trovava assieme M. R. e che è stata colpito al fianco riportando un “trauma da schiacciamento con ferita del piede sinistro”. Stando alle telecamere della stazione di servizio e ad alcune testimonianze, prima dell’omicidio S. si è avvicinato all’auto dei malcapitati “sferrando un pugno sul finestrino posteriore del mezzo”.
“Dopo una breve discussione con la vittima e i suoi amici, – si legge nell’ordinanza del gip – proferiva nei loro riguardi la frase ‘Ora ci fazzu vidiri io’ (‘Adesso gli faccio vedere io, ndr)… Inoltre, come emerge dalle videoregistrazioni e dalle dichiarazioni dei presenti, lo stesso aveva compiuto varie e reiterate manovre al fine di investire la vittima e i suoi amici, per poi infierire sul corpo di M.R., passandogli sopra con la macchina”. All’arrivo della polizia “la vittima presentava dei segni di pneumatici sulla schiena, sul torace e sulle braccia”.
Per il giovane, di origine marocchina, non c’è stato nulla da fare mentre S. ha riportato ferite agli arti inferiori ed è stato ricoverato all’ospedale di Melito Porto Salvo. Datosi alla fuga, è stato arrestato dalla polizia a Motta San Giovanni, in una zona buia nei pressi di una fontana pubblica non tanto distante da dove aveva abbandonato l’auto utilizzata per omicidio.
“Le modalità dei fatti – scrive il gip Treglia nell’ordinanza – hanno evidenziato una personalità spiccatamente aggressiva e violenta, nonché una totale mancanza di autocontrollo in capo all’indagato, il quale, a cagione di un banale diverbio, sia pur per ragioni non chiarite, arrivava a uccidere un giovane di poco più di 20 anni, dopo avere peraltro investito e cagionato lesioni ad altro soggetto, M. S., non arrestandosi a fronte dei danni da costui subiti, ma reiterando più volte le manovre al fine di colpire i suoi avversari, nonché facendo passare il mezzo sul corpo della vittima”.